di Redazione OAR
In memoria della strage di Capaci, anche quest’anno l’OAR celebra la Giornata della Legalità, cogliendo l’invito che nel 2018 fece Franco La Torre, figlio di Pio la Torre, esortando a non cadere nella retorica del ricordo, ma a farsi promotori di nuovi processi per la costruzione di un presente ed un futuro migliore.
Focus dell’evento il rapporto tra giovani ed informazione in relazione alla legalità, perché, come precisato da Tommaso Amodeo, Consigliere di Roma Capitale e Presidente della Commissione Urbanistica, il 23 maggio è il giorno in cui cambia la democrazia: “Una data che si trova nei libri di scuola, di cui è fondamentale fare memora, anche se con tristezza. Non possiamo non sostenere il duro percorso della verità giudiziaria e storica”.
Dopo aver ricordato, nelle passate edizioni, l’opposizione di Pio La Torre al sacco di Palermo, l’opera nei quartieri difficili di Don Pino Puglisi, la rettitudine morale e professionale dell’Avv. Giorgio Ambrosoli ed il lavoro svolto da Don Peppe Diana a Casal di Principe, quest’anno si commemora la figura di Peppino Impastato, giovane giornalista, culturalmente e politicamente impegnato.
“Questa continuità dell’OAR nell’affrontare il tema della legalità fa sì che non sia un ricordo fino a sé stesso, ma un flusso di sinergie interessanti che operano nel migliorare la condizione comune – spiega Christian Rocchi, Delegato Politiche nazionali OAR – Nessuno può operare da solo e la pandemia ha mostrato tutti i limiti dell’agire settoriale. Cittadini ed istituzioni devono lavorare insieme per il bene collettivo, senza lasciare spazi vuoti in cui spesso si innestano distorsioni”.
Nella quinta edizione dell’evento OAR sulla legalità, ancora una volta la politica dell’Ordine sprona a cercare dentro ciascuno la medesima spinta sociale di coloro che sono deceduti in nome di un ideale più alto.
Principio che peró deve fare i conti con le realtà locali spesso prive di servizi primari, sanitari, scolastici e di infrastrutture di collegamento efficienti, come raccontato da Renato Natale, Sindaco di Casal di Principe. In questo tessuto e nello spazio lasciato vuoto dallo Stato si annida l’illecito.
“Cosa nostra è ricorsa alla violenza in periodi limitati, poi ha fatto affari nell’indifferenza e nell’ignoranza – spiega Franco La Torre – Per questo l’architetto è chiamato a svolgere un ruolo straordinario di partecipazione ad un progetto futuro dei luoghi da abitare e del vivere comune, soprattutto ora che si scateneranno appetiti mafiosi sui molti investimenti previsti. Il crimine tenterà di acquisire appalti e concessioni e voi potete fare differenza. Spero accettiate la sfida”, raccolta da Alessandro Panci, Presidente OAR.
“Possiamo essere sentinelle del settore edile, spesso oggetto di malaffare e segnalare situazioni limite – osserva Panci – La burocrazia non deve richiedere tempi troppo lunghi perchè è lì che la malavita ricerca scorciatoie irregolari. Norme chiare e tempo certo favoriscono procedure lecite”.
Anche l’architettura ha dunque un compito straordinario nella diffusione della legalità: si erge a strumento di buon governo per generare città che funzionano. Il disastro della forma urbana è al contrario germe di criminalità. Analogo ruolo lo ha la semplificazione che, attraverso la chiarezza e la certezza della norma, può impedire paralisi burocratiche dell’amministrazione pubblica e modificare quel sistema intricato di norme che ingessa soprattutto il settore delle costruzioni.
Si restituisce così anche una posizione di primo piano alla meritocrazia ed alla qualità della progettazione, selezionando architetti per la capacità di esprimere una città a misura d’uomo e non di risolvere intrecci burocratici all’insegna di leggi speciali emanate di emergenza in emergenza per le carenze delle leggi ordinarie.
Coinvolti nella manifestazione anche gli studenti del Liceo Ennio Quirino Visconti, per imprimere l’idea che i giovani non sono solo futuro, ma anche presente e che la cosa pubblica è di tutti, ragazzi compresi.
“Insegniamo ai giovani la competizione non per la sopraffazione, ma la cooperazione per il bene comune”, conclude Rocchi.