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15 Ottobre 2021

Roma, Accesso agli Atti: percorso ad ostacoli. L’OAR: «Stop giustificazioni, occorre una svolta»

di Redazione OAR

Potrebbe sembrare una excusatio non petita – una scusa non richiesta – la nota pubblicata sul sito web di Roma Capitale, lo scorso 8 ottobre, per «motivare» i disservizi riguardanti l’accesso agli atti e, in particolare, le visure nell’Archivio Progetti dei titoli edilizi privati. In realtà, però, non lo è. Sia considerando il flusso ininterrotto di lamentele da parte dei professionisti, costretti a confrontarsi quotidianamente con il «blocco» della macchina amministrativa capitolina – e, nello specifico, del Dpau -, sia per le molteplici segnalazioni e richieste di intervento avanzate negli ultimi tre anni al Campidoglio, da parte dello stesso Ordine degli Architetti di Roma fattosi portavoce del malcontento degli iscritti (qui alcuni articoli sulle azioni intraprese dall’OAR: LINK1, LINK2, LINK3).

Le giustificazioni pubblicate dall’amministrazione capitolina, e firmate dal direttore del Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica (Dpau), Cinzia Esposito, sono – dunque – richieste (e attese), ma non sembrano sufficienti a spiegare l’impossibilità di ottenere riscontri utili o, comunque, l’inevitabilità di affrontare un percorso a ostacoli (con tempistiche insostenibili) per quanto riguarda l’accesso agli atti.

Un situazione di grave difficoltà, con la quale i progettisti si confrontano ogni giorno per lo svolgimento della propria attività professionale e che è ormai divenuta cronica.

Nel testo pubblicato dal Campidoglio (qui il LINK) si parla, tra l’altro, dell’enorme mole di documentazione cartacea riferita ai titoli edilizi privati gestita dal Dpau di Roma Capitale (non certo una novità); della necessità di affidare a una società in house la gestione del servizio di lavorazione e messa in visione all’utenza del materiale documentale e a soggetti terzi il deposito «esterno», custodia e trasporto dei fascicoli; di scadenza e rinnovo del contratto con una nuova ditta affidataria e della conseguente esigenza di traslocare gli atti; di una «impossibilità» (per motivi tecnici legati al sistema informatico) – che appare poco plausibile – «sia nel poter avvisare tempestivamente del disguido l’utenza, e sia nel comunicare che si sarebbe proceduto, nel più breve tempo possibile e non appena i fascicoli fossero stati di nuovo disponibili, a fissare una nuova data per far visionare i medesimi».

«Ci si meraviglia per come questa lettera (la nota di Roma Capitale) possa essere pubblicata a giustificazione della lentezza con cui le richieste per gli accessi agli atti vengono evase», afferma Alessandro Panci, presidente OAR, che aggiunge: sin da prima dell’emergenza Covid19, «l’Ordine di Roma si è speso con l’amministrazione capitolina affinché si procedesse alla digitalizzazione degli archivi. Nel maggio 2020, fu inviata una lettera ai ministri di Infrastrutture, Innovazione e Beni Culturali, alla Regione Lazio e al Comune di Roma con proposte per il rilancio dell’economia dell’edilizia, duramente colpita anche dalla crisi generata dalla pandemia».

Tra le proposte lanciate dall’OAR in quell’occasione – incentrate su tre concetti chiave: «digitalizzare, sburocratizzare, collaborare» – c’era anche la «digitalizzazione e dematerializzazione degli archivi dei progetti contenenti i titoli abilitativi delle preesistenze degli immobili, accessibili on-line da parte dell’utenza, possibilmente georeferenziati».  Su questo fronte, il 22 luglio scorso il Campidoglio rendeva nota (con una news pubblicata online e «ripresa» sul sito web dell’OAR: LINK) l’intenzione in ambito condono edilizio di «digitalizzare le 50mila pratiche ancora da gestire, entro la fine del 2022, prevedendo «l’informatizzazione delle prime 19mila entro il 2021 e delle restanti 31mila nell’anno seguente». Una dichiarazione che – osserva Panci – sembra destinata a restare sulla carta».

Particolare preoccupazione, nello specifico, la desta l’impatto che il blocco o – comunque – l’estremo rallentamento delle procedure connesse all’accesso agli atti possa avere sui primi tentavi di ripresa post Covid19. «Viste le peculiarità territoriali di Roma ed i ritardi nell’istruire le richieste – sottolinea il presidente OAR -, si teme che molte pratiche amministrative connesse al Superbonus, ancorché agevolate dai moduli semplificativi di deroga dall’attestazione dello stato di legittimità edilizia, non riusciranno a essere concluse nei termini della proroga da ultimo introdotta dalla legge. E a ciò si aggiunge la difficoltà nel non poter dare dei tempi certi ai cittadini, che spesso rinunciano ad investimenti e miglioramenti edilizi proprio a causa di questi ritardi. Non possiamo permetterci di attendere mesi – ed a volte anni – solo per conoscere lo stato legittimo dell’immobile su cui intendiamo intervenire: tutto ciò rallenta i processi di trasformazione urbana di piccola e grande scala necessari all’adeguamento del nostro tessuto immobiliare».

Infine un appello ai candidati sindaco di Roma, in attesa degli esiti del ballottaggio. «L’Ordine degli Architetti – rimarca Panci – offre la piena disponibilità ad essere di supporto agli uffici di Roma Capitale nelle misure già messe in campo e che necessitano di un accordo con l’amministrazione capitolina. L’auspicio è che si possa arrivare, in tempi brevi, a una risoluzione delle problematiche che, oltre a prevedere un aumento della forza lavoro all’interno degli uffici (la cui carenza di personale è ormai cronica), si fondi su una programmazione a breve e lungo termine in cui il confronto con la realtà professionale sia un elemento indispensabile». (FN)

di Francesco Nariello

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