Roma, 28 giugno 2021
Roma si appresta a grandi passi verso le elezioni amministrative, ma il dibattito politico appare fatalmente sempre più appiattito sui nomi dei candidati e sempre meno sui contenuti. Giorno dopo giorno, la questione sembra ormai diventata il chi e non più il cosa o il come.
In questo contesto l’Ordine degli Architetti di Roma e provincia auspica che la politica tutta torni ad ascoltare le istanze dei vari livelli della società: solo così potrà individuare la domanda dei cittadini e le questioni aperte della Capitale, mettendo in campo proposte e soluzioni concrete per risolverle.
In questo contesto, gli ordini professionali possono dare un grande contributo nell’individuazione dei nodi irrisolti della nostra città: a questo proposito, da tempo l’Ordine degli Architetti di Roma porta avanti la sua causa per l’efficientamento della macchina burocratica capitolina e dei suoi uffici tecnici, mosso dalla consapevolezza che il futuro della città passi necessariamente attraverso un radicale rinnovamento di questi apparati.
Del resto, non è un mistero: la capacità di attrarre investimenti e di dare servizi alla cittadinanza, di rigenerare aree degradate e di virare decisamente verso la riconversione ecologica, creando un futuro davvero sostenibile, non sono scenari immaginabili se si dovesse prescindere dall’efficientamento della burocrazia.
Un esempio? Prendiamo il tema del cosiddetto Superbonus, il famoso “110%”: di per sé una boccata di ossigeno per aziende, professionisti, famiglie e – da non dimenticare – anche per l’ambiente. Questo, se non fosse per un dettaglio: da mesi migliaia di pratiche sono al palo per l’impossibilità di risolvere in tempi rapidi pratiche di condono o accesso all’archivio progetti: gli uffici che dovrebbero far fronte a questo enorme flusso, sono intasati. In un contesto già debole al principio, la pandemia ha dato il colpo di grazia, sfiancando strutture ormai obsolete e incapaci di rinnovarsi.
In questo scenario, i professionisti ingaggiano quotidianamente la propria battaglia personale contro il “mostro” della burocrazia, vessati dalla politica del “massimo ribasso” e da semplificazioni normative del tutto sbagliate. Sempre più spesso il “bravo architetto” viene selezionato non tanto per le sue competenze in materia, quanto per la capacità di destreggiarsi in questo dedalo di carte, intoppi e normative, con buona pace della qualità del costruito.
Questa situazione è figlia di politiche sbagliate che hanno scelto la strada dei tagli lineari sulla pubblica amministrazione, piuttosto di una riorganizzazione ragionata delle stesse. I tecnici sono in trincea, conoscono i problemi della Pubblica amministrazione e hanno un bagaglio di informazioni fondamentali per una vera riforma della PA: per questo dovrebbero essere ascoltati.
Gli uffici del Condono o dell’Archivio progetti sono prèsidi fondamentali per qualsiasi tipo di intervento sulla città o qualsivoglia investimento: se questi centri non saranno messi a regime, se non si procederà ad una reale riorganizzazione, garantendo efficienza, non si avrà mai la possibilità di costruire quel futuro di cui tanto si parla in campagna elettorale.
Il futuro passa dalla conoscenza dei problemi del presente e dalla loro pragmatica risoluzione: che i candidati sindaco rendano possibile la rinascita culturale ed economica di Roma. Serve personale, serve la digitalizzazione e serve, soprattutto, un’analisi serrata indirizzata a capire come sia cambiata oggi la nostra società del post-covid19, attraverso un’operazione di ascolto di tutte le parti sociali che compongono la città.
L’Ordine degli Architetti PPC di Roma e provincia, da istituzione pubblica qual è, rimarrà sempre a disposizione perché una nuova era, segnata dal progresso, possa trovare spazio nel domani della Capitale d’Italia.