«Valutare preventivamente i danni causati da infiltrazioni d’acqua su opere d’arte e siti archeologici attraverso il suono». È su questa funzione che sarà affidata a un «innovativo dispositivo diagnostico» al quale stanno lavorando Enea (coordinamento) e Cnr nell’ambito di ReMedia, progetto – finanziato anche dalla Regione Lazio – che punta a trasformare il prototipo messo a punto in un prodotto commerciale attraverso la collaborazione di aziende regionali del settore dei beni culturali.
I vantaggi di questa tecnologia – si legge in una nota dell’Enea – spaziano «dalla non invasività rispetto all’opera d’arte alle prestazioni elevate, che consentono di ottenere informazioni accurate sull’estensione e la distribuzione dei danni provocati dall’umidità su murature e manufatti antichi, una problematica sempre più diffusa, in grado di modificare struttura e proprietà elastiche delle opere, in particolare di siti archeologici posti al di sotto del piano stradale, come catacombe o manufatti sepolcrali e quelli costruiti su fondamenta romane».
Le tecniche usate oggi per valutare il contenuto di umidità sul luogo -spiega ancora la nota Enea, «sia in fase di monitoraggio sia nella pianificazione degli interventi di restauro, hanno numerosi svantaggi pratici, dovuti all’invasività e alla lunghezza dei tempi necessari per le fasi di acquisizione e analisi dei dati». Per ovviare a queste limitazioni, appare promettente l’uso dell’imaging acustico, su cui si basa la tecnologia in fase di lancio.
Il primo impiego della tecnologia è previsto per il prossimo anno in alcuni siti storici a Roma, tra cui le catacombe di Priscilla (nella foto). (FN)