Lavorare non solo nel post-catastrofe, ma anche quando l’emergenza non c’è per puntare sulla formazione e sulla diffusione della cultura di Protezione civile, facendo rete con le altre professioni per unire competenze e rendere anche le azioni di prevenzione più efficaci. Si inquadra in questo solco il primo seminario dedicato al Piano di Protezione civile di Roma Capitale, spiegato direttamente dai funzionari che lo hanno redatto e aggiornato, tenutosi venerdì al complesso monumentale dell’Acquario romano sede dell’Ordine degli Architetti di Roma e provincia.
La Struttura operativa territoriale e l’impegno per la diffusione della cultura
L’evento è stato organizzato nell’ambito della Sot, la Sezione operativa territoriale di Roma, costituita lo scorso 9 ottobre. Come ricordato da Carlo Zaffina, coordinatore della Commissione Protezione civile dell’OAR e responsabile scientifico del seminario, la Sot ha dato vita a nuovo modello organizzativo ed operativo a supporto della Struttura tecnica nazionale, nell’ambito della Protezione civile. Ne fanno parte le principali professioni tecniche del territorio di Roma e Provincia, quali l’Ordine degli Architetti, l’Ordine degli Ingegneri, il Collegio dei Geometri, l’Ordine dei Geologi Lazio e l’Ordine dei Periti industriali. La Sot è a disposizione non solo nella fase post-terremoto, ma che per le attività di prevenzione, di sensibilizzazione e divulgazione, come il convegno tenutosi all’OAR
A ricordare il ruolo della Sot è sempre Carlo Zaffina. «Il nostro obiettivo comune è essere preparati all’emergenza, ma l’attenzione è rivolta molto anche alla prevenzione, fondamentale per limitare i danni in caso di emergenza» . La Sot conta 278 iscritti, di cui 175 iscritti dell’Ordine degli Architetti di Roma e Provincia. «Un numero che si auspica possa aumentare», sottolinea Zaffina. Proprio durante il convegno Francesca Zaccarelli, segreteria tecnica e coordinamento della Stn ha annunciato che da maggio-giugno partiranno i corsi Aedes, necessari per poter dare un importante contributo durante la gestione di un’emergenza di protezione civile per le attività speditive di valutazione del danno e dell’agibilità sul patrimonio edilizio pubblico e privato, compresi gli edifici di interesse culturale.
L’importanza di fare rete
«Fare rete è importante, la presenza oggi degli Ordini delle professioni tecniche non è di secondo piano: è il risultato di un impegno portato avanti con incontri e azioni importanti che ci hanno aiutano sia nei momenti di emergenza, ma anche in momenti in cui non vi è emergenza ma è necessario sviluppare riflessioni, come in questa giornata», ha ricordato Alessandro Panci, presidente dell’Oar. Il presidente ha ricordato anche l’importanza di sensibilizzare la popolazione sul tema della sicurezza e le iniziative messe in campo su questo fronte, come “Diamoci una scossa”, in occasione della quale, insieme con gli Ingegneri e con Fondazione Inarcassa, con punti informativi nelle piazze ci si è mossi per promuovere tra i cittadini la cultura della prevenzione sismica.
Hanno messo in evidenza l’importanza di realizzare – “facendo rete” tra i soggetti della Sot – momenti di divulgazione di sensibilizzazione sui temi di Protezione civile i rappresentanti degli Ordini locali coinvolti nell’evento e presenti al seminario: Alessio Caminada, coordinatore della commissione di Protezione civile dell’ Ordine degli Ingegneri di Roma, Alessandro Capodiferro, coordinatore della commissione Protezione civile del Collegio Geometri di Roma, Simonetta Ceraudo, presidente dell’Ordine dei Geologi del Lazio e Giovanni De Baggis, presidente dell’Ordine Periti Industriali di Roma.
L’evento tenutosi all’Ordine degli Architetti di Roma è stato il primo di tre incontri tematici di approfondimento su aspetti peculiari del Piano di Protezione Civile di Roma Capitale. Il prossimo appuntamento sarà il 23 maggio presso l’Ordine degli Ingegneri di Roma. Si affronteranno le tematiche sui rischi generati dalle emergenze geologiche, idrogeologiche e idrauliche, derivanti da eventi meteo eccezionali – come neve e ghiaccio e ondate di calore. Seguirà l’incontro del 20 giugno (entrambi aperti anche agli architetti) presso il collegio provinciale dei Geometri di Roma, dove si approfondiranno le tematiche sulle attività di gestione delle emergenze, analizzando in particolare i rischi generati dagli incendi d’interfaccia urbano-rurale e boschivi.
L’invito a collaborare dal dipartimento di Roma Capitale
«Questo percorso seminariale raccoglie la sfida e la voglia di proporci come dipartimento di Protezione civile quale portatore di alcune competenze che hanno voglia di migliorarsi attraverso il rapporto con i diversi Ordini professionali e questa diversità credo sia una grande ricchezza», ha affermato Giuseppe Napolitano, capo del dipartimento di Protezione civile di Roma Capitale collegatosi dal Coc, il Centro operativo comunale, proseguendo con l’invito ad avere dei «tavoli di coordinamento con gli Ordini» per «fare sintesi in sede tecnica e sottoporre al decisore politico le possibili alternative delle scelte di governo». Ricordando le attività che si svolgono attorno al tavolo del Coc, che non riguardano solo la gestione e il superamento dell’evento critico e la fase di preparazione all’emergenza, Napolitano ha ricordato che il centro operativo «ha anche lo scopo di essere un luogo di incontro». «Un’accurata pianificazione si fa, ancor prima che con la città, con i portatori di sapere tecnico, c’è entusiasmo da parte mia e del dipartimento a continuare ad avere un confronto con gli Ordini», ha concluso Napolitano.
Il Piano di Protezione civile di Roma Capitale
Ad entrare nel merito del Piano di Protezione civile di Roma Capitale (consultabile a questo link), inquadrandolo e spiegandone il modello organizzativo è stato Andrea Lorito, del Servizio Prevenzione, previsione e cultura di Protezione Civile, Dipartimento Protezione Civile di Roma Capitale. Un piano dinamico, approvato dall’Assemblea Capitolina il 16 aprile 2019 ed aggiornato già tre volte in cinque anni, l’ultima a febbraio 2024. Il piano si articola in otto fascicoli indipendenti, ciascuno dedicato ad una tipologia specifica di rischio, corredati da relative cartografie digitali. Ogni fascicolo è strutturato come strumento operativo da utilizzare in autonomia nell’ambito delle emergenze generate da ciascun rischio specifico. Il Piano è corredato da una corposa dotazione cartografica, estratta dal Sistema Territoriale del Dipartimento. Le 289 mappe allegate sono articolate in nove tipologie: d’inquadramento, aree d’emergenza, rischio idraulico, idrogeologico da frana, sismico, condizioni limite d’emergenza, incendio boschivo e d’interfaccia, incidente rilevante e piani speditivi.
Valerio Sarcone, direttore delle emergenze Dipartimento Protezione civile di Roma Capitale, ha condiviso le riflessioni del presidente Panci in merito alla necessità di fare prevenzione e manutenzione degli edifici privati rimarcando «la necessità di promuovere la cultura di protezione civile tra i proprietari di immobili, in modo che si capisca l’importanza della corretta manutenzione sia come vantaggio per gli stessi proprietari ma anche come fattore di garanzia verso terzi». E la persona – ribadisce – è anche al centro del Piano di protezione civile ed è sempre al cittadino a cui bisogna rivolgere tutte le attenzioni affinché possa acquisire le corrette nozioni che gli consentono di essere parte del sistema di Protezione civile.
La Stn e la necessità di un coordinamento più diretto tra tecnici e sindaci
Al convegno è intervenuto Felice Monaco, presidente e coordinatore della Stn, la Struttura tecnica nazionale costituita nel 2020 e che dal 2023 riunisce sette professioni tecniche che cooperano dando supporto al dipartimento nazionale e alle strutture regionali della Protezione civile, attivando una sinergia interdisciplinare delle professioni interessate e dei relativi sistemi ordinistici per assicurare un servizio più efficace ed efficiente in scenari di mobilitazione per calamità. Monaco ha illustrato le azioni della Stn, sottolineando gli sforzi profusi per far sì che anche i professionisti possano diventare un punto di riferimento per i sindaci e dare un contributo alla macchina pubblica con competenza e professionalità, giacché le professioni che fanno parte della Stn coprono sette dei nove rischi presidiati dalla Protezione civile.
La tutela dei Beni culturali e la proposta di un osservatorio permanente
Maria Anglona Lasalandra, specialista in restauro dei monumenti e membro della Stn e della Sot si è soffermata tra l’altro sul tema della tutela dei beni culturali in emergenza, un argomento attualissimo, su cui il ministero della Cultura è tornato di recente con le istruzioni operative per la redazione dei piani di limitazione dei danni, prescritti dalle regole tecniche verticali del Codice di prevenzione incendi. Si tratta di piani con cui si pianificano le azioni da mettere in atto in caso di emergenze come terremoti, incendi alluvioni, per mettere in sicurezza il patrimonio culturale mobile, come i quadri, i libri, le sculture, e quello inamovibile, come gli affreschi, gli stucchi, le pavimentazioni storiche o opere d’arte ancorate all’edificio. Marco Colcerasa, coordinatore del nucleo scientifico della Commissione Protezione civile dell’OAR ha illustrato uno dei punti sui cui si sta concentrando il lavoro della commissione, ossia la realizzazione, in sintonia con la Sot, di un osservatorio permanente sul territorio come occasione di confronto costante con il sistema di Protezione civile.