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27 Maggio 2024

Con Mirabilia Urbis l’OAR inaugura il laboratorio permanente di confronto sul futuro di Roma

La giornata ha dato il via al lavoro della Consulta tra Roma Capitale e l’Oar, istituita lo scorso ottobre e volta ad aggregare, capitalizzare, raccogliere, mettere a sistema le numerose espressioni intellettuali e creative che vedono nel territorio della Capitale il loro punto di approdo

Per un’intera giornata il complesso monumentale dell’Acquario Romano si è trasformato in un laboratorio aperto sulla città e sulle trasformazioni in atto, con la partecipazione attiva degli iscritti all’Ordine e di tante realtà ed istituzioni attive sul territorio, dando il via ad un confronto permanente sulla città e sulle questioni cruciali da affrontare da qui al 2050. La giornata “Mirabilia Urbis” ha dato così il via al lavoro della Consulta tra Roma Capitale e l’Oar, istituita lo scorso ottobre e volta ad aggregare, capitalizzare, raccogliere, mettere a sistema le numerose espressioni intellettuali e creative che vedono nel territorio della Capitale il loro punto di approdo, con l’obiettivo di avviare un avveduto processo di riqualificazione e rigenerazione urbana.

La mattina, l’Ordine degli Architetti di Roma e Provincia ha raggruppato intorno a tavoli tematici amministrazioni locali, università, ordini professionali, fondazioni e istituzioni culturali, associazioni di categoria, enti del terzo settore, rappresentanti di enti che governano progetti strategici per la città e progettisti. Nel pomeriggio, durante il convegno, è stato dato spazio alle idee e ai progetti sviluppati dagli iscritti all’Ordine – raccolti grazie alla call lanciata lo scorso aprile -, con la partecipazione di Laboratorio Roma 050, lo spazio di confronto e dialogo sul futuro della città, coordinato da Stefano Boeri.

Le grandi tematiche: dalla transizione ecologica al livellamento delle disuguaglianze

«Sappiamo bene che Roma ha un bagaglio storico enorme. Il nostro immaginario è legato all’antichità, al patrimonio che dobbiamo preservare, ma dobbiamo farlo in un’ottica che deve guardare al futuro. La città ha bisogno di grandi interventi e questo è un momento epocale per Roma», esordisce così Alessandro Panci, presidente dell’Oar, facendo riferimento non solo alle tante risorse che confluiscono sulla Capitale grazie al Pnrr e ai Giubilei del 2025 e 2033, ma anche ai grandi cambiamenti che altre grandi capitali europee stanno affrontando diventando laboratori per la transizione ecologica e l’inclusività. Roma non può essere da meno, e, quando le sfide sono grandi, come sempre, serve una visione a lungo e medio termine, e, soprattutto occorre intessere alleanze, sollecitare idee e proposte, mettere a confronto diversi punti di vista affinché le azioni, oculatamente scelte, possano poi essere efficaci per la realizzazione di quella visione che deve funzionare da stella polare.

È questo lo spirito che ha guidato la giornata di confronto, articolata intorno a quattro aree tematiche. Al centro del dibattito: la complessità morfologica di Roma che divide la città in una sorta di arcipelago fatto di “quartieri-isola” da riconnettere; l’emergenza abitativa; il rapporto tra il contemporaneo e le testimonianze della ricca storia della Citta, a cominciare dall’archeologia; e, infine, lo spazio pubblico e le nuove sperimentazioni che possono con poco attivare nuovi usi. Come affrontare le grandi tematiche e i cambiamenti in atto? «Non possiamo farlo chiusi in una torre d’avorio né nelle stanze della burocrazia, dobbiamo farlo in modo assolutamente diffuso nella città. Per questo nascono la Consulta, il Laboratorio Roma 050 e l’Urban center che stiamo organizzando in modo osmotico con l’Ordine degli Architetti di Roma: c’è bisogno di fare, ma anche di ragionare sul futuro», afferma Maurizio Veloccia, assessore all’Urbanistica di Roma Capitale.

Il confronto ha riguardato temi i più svariati, mettendo in evidenza anche la necessità di giungere ad una città più inclusiva che punti anche all’equità sociale. «Non c’è dubbio alcuno che capire cosa sta succedendo nelle città del mondo significa capire come, in modo diverso, le grandi metropoli stanno cercando di coniugare le due grandi questioni: l’attenzione verso la transizione ecologica e l’altrettanto importante bisogno di superare quell’eccesso di proliferazione delle disuguaglianze, non solo sociali, che è uno dei tratti distintivi della condizione metropolitana degli ultimi 15 anni», ha evidenziato Stefano Boeri, coordinatore del Laboratorio Roma 050.

(FN)

Le proposte degli iscritti, a partire dalla call for paper

In occasione della call Mirabilia Urbis, lanciata lo scorso aprile dall’Oar, sono state raccolte idee, proposte, progetti sul futuro di Roma, elaborati dagli architetti iscritti, che li hanno presentati in un confronto conclusosi con gli interventi di Franco Purini e di Tommaso Valle.

«Con la call for paper abbiamo voluto spronare visioni e progettualità nuove su questa città. È un primo step, si tratta di suggestioni, nonché di un percorso che poi deve andare avanti per affiancare anche il lavoro di mappatura delle trasformazioni», ha precisato Marco Maria Sambo, segretario dell’Oar e direttore di Ar Magazine. «I quattro temi della call continueranno ad essere al centro dei ragionamenti condivisi con l’amministrazione Capitolina: per la prima volta a Roma – e questa è una notizia bellissima – si fa squadra, si costruiscono reti che vanno tutte nella stessa direzione. Si sta costruendo – ha concluso Sambo – una narrazione positiva sulla nostra Capitale».

Introdotti dai progettisti che fanno parte della squadra del Laboratorio Roma 050 (Riccardo Ruggeri, Margherita Erbani, Jacopo Costanzo e Giulia Benati), gli architetti romani hanno esposto le loro idee e proposte. In alcuni casi si è posta l’attenzione su luoghi in cui intervenire con interventi mirati di valorizzazione come nel caso del quadrante urbano di Porta Portese e di San Michele a Ripa. E poi il Tevere, grande opera incompiuta, di cui è necessario recuperare il rapporto con la città. E poi i grandi temi comuni a tante metropoli: dall’intervento nelle periferie per l’introduzione di servizi e di architetture che superino l’anonimato che caratterizza i contesti al superamento della gentrificazione nel centro storico. Ed ancora, i progetti da imitare, come quello per l’ecomuseo della Via Latina, che guarda alla archeologia come risorsa per valorizzare i territori e introdurre, in modo diffuso, strategiche funzioni culturali, servizi e spazi pubblici di qualità.

Una proposta concreta arriva anche sul fronte dell’abitare: l’idea è affrontare il bisogno di alloggi, espressa da chi non può accedere al libero mercato, intervenendo sull’edilizia residenziale pubblica esistente, creando nuovi appartamenti dai sottotetti: una proposta a consumo di suolo zero. Ed ancora la centralità che devono assumere gli spazi di condivisione, con funzione culturale e aggregativa, nei processi di rigenerazione urbana. Concreta anche la proposta di ricucire le aree oggi separate dai binari nel quartiere Tiburtino, attraverso la creazione di un parco a scavalco arricchito da un mix funzionale.

Dalle proposte ai progetti in corso: con la valorizzazione della Basilica di Massenzio e il Palazzo dei Congressi di Adalberto Libera. E poi, perché no, guardare ai progetti mai realizzati di grandi nomi della scuola romana, tra cui il visionario Luigi Pellegrin. Infine, gli allestimenti che con piccoli dispositivi possono modificare lo spazio pubblico, attribuendogli nuovi significati e nuovi usi in un processo condiviso con le comunità.

Apprezzamento e anche osservazioni critiche sulle proposte da parte di Tommaso Valle che lancia una riflessione: «Può Roma essere considerata veramente come le altre Capitali d’Europa? Attenzione a prendere esempio dalle altre città perché Roma è una capitale sui generis, con peculiarità e potenzialità tutte sue». Nelle sue riflessioni, Franco Purini lancia un allarme sulla «crisi dei luoghi» chiedendo ai progettisti del Laboratorio 050 di occuparsene. «Il concetto di luogo – spiega – è stato introdotto in Italia da Norberg-Schulz in termini scientifici intorno agli anni 1968-69; la crisi dei luoghi è stata dichiarata una decina di anni, o forse più, fa da Marc Augé con il concetto dei “non luoghi”. Ci sono spazi di Roma che oggi sono dei “non luoghi”», tra questi il professore include piazza del Popolo che da «Università a cielo aperto di Roma» «è diventata oggi, come altri, un luogo insufficiente e inutile».

Gli esiti dei tavoli di confronto

Attorno ai quattro temi della call si sono svolti anche i tavoli tematici del mattino. Ad esporne gli esiti nel pomeriggio sono stati i coordinatori Marco Maria Sambo, segretario dell’Oar, Francesco Aymonino, vicepresidente Oar, Lorenzo Busnengo e Alice Buzzone, consiglieri Oar.

Dalla valorizzazione delle aree fluviali, delle strade consolari e delle evidenze archeologiche che connotano tutta la città, alla mappatura dei luoghi sotterranei, ossia delle cavità di Roma, da far confluire in un archivio. Tante le tematiche affrontate dal tavolo su “Morfologie, paesaggi, arcipelago urbano”. A raccontarlo è Francesco Aymonino.  «Tra le questioni affrontate, anche l’ineludibile tema del paesaggio della città di Roma e la valorizzazione del patrimonio dell’architettura contemporanea attraverso la promozione del distretto del contemporaneo. Da qui un ragionamento su quali distretti di Roma potrebbero diventare meta di un turismo culturale più intelligente che esca dal perimetro delle Mura Aureliane per andare a cercare lo straordinario patrimonio della città contemporanea».

Intervista a Francesco Aymonino, vicepresidente OAR, coordinatore Commissione Urban Center OAR

La necessità di introdurre una residenzialità nel centro storico, attraverso un mix sociale è quanto auspicato dal tavolo “Abitare Roma“, coordinato da Lorenzo Busnengo. Una riflessione – racconta il consigliere – che è stata allargata «alla necessità di avere un centro turistico di qualità, salvaguardando la residenzialità, gli spazi di relazione e gli esercizi di vicinato». Altra questione e come «portare la qualità dell’abitare nelle periferie introducendo funzioni non residenziali che possano innescare processi di rigenerazione e creare spazi riconoscibili e identitari». Altro tema è legato alle tipologie edilizie e all’evoluzione del modo di abitare, da cui emerge non solo la necessità di avere «una buona flessibilità degli spazi, ma anche di recuperare quei luoghi di micro-relazione propri dell’abitare storico».

Intervista a Lorenzo Busnengo, consigliere OAR con delega per i rapporti con la Pubblica Amministrazione

«Dalle parole chiave della call: palinsesto, storia, archeologia, Novecento e contemporaneo è nata una riflessione interessante, dall’archeologia al Novecento, che ha sintetizzato bene il professore Purini: “Non può esserci futuro se non c’è storia”», racconta Marco Maria Sambo, coordinatore del tavolo “Storia, archeologia e Novecento“. «Emerge – prosegue – una sorta di storia come fiction che ha una linea narrativa sulla quale si innestano altri layer di ragionamento». Tra le esigenze espresse, quella di «realizzare una mappatura dell’architettura del Novecento per ricostruire una consapevolezza della relativa storia». Fondamentale anche «ricostruire una serie di reti che possano costruire valore. Necessaria una rete per condividere le informazioni sulla mappatura e sulla ricerca sul Novecento portate avanti da diversi soggetti. E, forse, l’Urban center è il luogo – afferma Sambo – in cui far convergere informazioni e relazioni».

Il punto di partenza dei ragionamenti su “Spazio pubblico e rituali urbani” sono «la storia, la fotografia dell’esistente e i valori dei luoghi come precondizione per immaginare il futuro», racconta Alice Buzzone. «La mappatura e l’analisi – prosegue – sono qualcosa che manca oggi alla città di Roma: spesso ci confrontiamo con strumento vetusti e mappature non aggiornate che non agevolano i ragionamenti sulla città. Come possono avvenire queste raccolte dati? A questi interrogativi città come Barcellona stanno cercando di dare una risposta. Su questo, Roma sconta un ritardo, ma forse il vantaggio è poter sfruttare il know-how maturato nel frattempo in Europa». Il ragionamento ha incluso diverse «nuove categorie di spazi pubblici che oggi fanno capolino nelle strategie urbane, pensiamo a città come Parigi o Madrid che si stanno dotando di rifugi climatici», ossia quegli spazi pubblici che in caso di temperature eccessive possono offrire un po’ di comfort termico. E poi i pocket park, «spazi interstiziali di cui Roma ha bisogno – ha sottolineato Buzzone -, che possano agire nei luoghi del quotidiano con effetto benefico sulle relazioni e sulla qualità dell’abitare».

Intervista ad Alice Buzzone, consigliera OAR, direttrice FAR

I partecipanti alla call
» Morfologie, paesaggi, arcipelago urbano
Massimiliano Bertoldi, Dionisio Mariano Magni, Bruna Dominici, Giovanni Rebecchini, Mirella Di Giovine, Vera Cecilia Leme.
» Abitare Roma
Giorgio Scarchilli, Valerio Cruciani, Andrea Debilio,
» Storia, archeologia e Novecento
Piero Meogrossi, Roberto Fioretti, Luisa Chimenti, Luigi Prestinenza Puglisi,
» Spazi pubblici e rituali urbani
Alessia Maggio, Massimiliano Ercolani, Sergio Bianchi, Francesco Mirone, Roberto Fioretti

I partecipanti ai tavoli di confronto
» Morfologie, paesaggi, arcipelago urbano
Aiapp, Contratto di fiume Aniene, distretto del Contemporaneo, Laboratorio Roma 050, Ordine dei Geologi del Lazio
» Abitare Roma
Ance Roma – Acer, Ater Roma, Collegio dei Geometri di Roma, Confesercenti, Laboratorio Roma 050, Università di Tor Vergata
» Storia, archeologia e Novecento
Aiapp, Città metropolitana di Roma, Confartigianato Roma, Dipartimento di Architettura – Università Roma Tre, Laboratorio Roma 050, Maxxi
» Spazi pubblici e rituali urbani
Assoverde, Contratto di fiume Aniene, Federalberghi, Inu, Laboratorio Roma 050, Ordine degli ingegneri di Roma

di Mariagrazia Barletta, video interviste di Francesco Nariello, postproduzione di Giuseppe Felici

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