A due anni esatti dall’inizio del conflitto – era il 24 febbraio 2022 quando Vladimir Putin annunciò al mondo l’operazione che diede il via alla terribile invasione su larga scala dell’Ucraina -, alla Casa dell’Architettura, sede dell’Ordine degli Architetti di Roma e provincia, si torna a parlare di progettazione e di cooperazione come azioni per disegnare un futuro di pace. La progettazione architettonica per ricostruire i luoghi della cultura e del vivere insieme, abbracciando le complesse istanze psicologiche e sociali generate dal dramma della distruzione.
È questo il tema del convegno “Ricostruire la Pace” che si terrà sabato 24 febbraio (ore 9:45- 12:30), organizzato dall’OAR con il Consiglio nazionale degli Architetti PPC e il dipartimento per le Politiche giovanili e il Servizio civile universale della presidenza del Consiglio dei ministri, durante il quale sarà presentato il volume che illustra i cinque progetti nati dall’iniziativa “Design for peace”. Iniziativa che ha portato cinque giovani architette ucraine a collaborare con altrettanti studi italiani per sviluppare progetti di ricostruzione di siti scelti dal ministero dello Sviluppo delle Comunità e dei Territori dell’Ucraina tramite l’Ambasciata d’Ucraina in Italia. I progetti per il Polo dello sport, per l’Università pedagogica nazionale e la Facoltà di Economia di Karkhiv, per il parco urbano multifunzionale di Mykolayiv e per la scuola comunale di Korosten hanno raggiunto un alto livello di definizione e sono stati raccolti in una pubblicazione nata sotto il coordinamento del CNAPPC in collaborazione con l’OAR, curata da Marcello Rossi, responsabile del Dipartimento Internazionalizzazione, cooperazione internazionale ed esportazione del lavoro del Consiglio nazionale.
Le cinque giovani progettiste ucraine: Nadia Bashtannik, Ivanna Gaidarzhy, Olena Hordynska, Iryna Orekhva e Anastasiia Zamryka sono state coadiuvate da altrettanti studi di progettazione italiani che le hanno ospitate. Le proposte raccolte nel libro saranno illustrate durante il convegno dai tutor, ossia progettisti under 35 che fanno parte degli studi di progettazione ospitanti: Chiara Prando (ABC PLUS di Verona), Francesco Meduso (Altereco di Rutigliano – Bari), Nadia Peruggi (Di Girolamo Engineering di Napoli), Piera Scarano e Ilaria Gasparini (Gasparini Associati di Reggio Emilia), Chiara Sturiale (NEXT Urban Solutions di Roma).
«L’iniziativa “Design for peace” rappresenta un efficace ed esportabile modello di internazionalizzazione: il processo funziona anche senza andare all’estero, le diverse occasioni di finanziamento, che non mancano nei nostri territori, possono essere utilizzate per aprire i nostri studi a professionisti di altre nazioni. Credo sia questo un meccanismo virtuoso e replicabile, perché possiamo immaginare di ripeterlo oggi per la Palestina e domani per altri conflitti o situazioni di crisi», spiega Paolo Anzuini, consigliere dell’OAR. «Tra l’altro, occasioni come questa consentono di attivare nuove collaborazioni – ad esempio gli studi italiani coinvolti hanno dovuto confrontarsi su difficoltà comuni come la quantificazione dei costi dei progetti – che aiutano a travalicare la piccola dimensione che caratterizza molti degli studi italiani di architettura».
Della ricostruzione si parla molto spesso in termini quantitativi: il rapporto appena pubblicato, diffuso dalla Banca Mondiale, dal Governo ucraino, dalla Commissione europea e dalle Nazioni Unite (Rapid Damage and Needs Assessment), quantifica nella cifra monstre di 486 miliardi di dollari il costo necessario, nell’arco di 10 anni, per la ricostruzione e la ripartenza dei servizi e delle attività economiche. La ricostruzione fisica, ma anche dell’anima: a questo guardano i cinque progetti sviluppati nell’ambito di “Design for peace” per la rinascita di alcuni luoghi simbolo delle città ucraine martoriate dalla guerra. Ricostruire significa mirare alla qualità della vita, facilitare lo sviluppo e il progresso confrontandosi con istanze delicatissime, come la riappropriazione dell’identità che ogni conflitto calpesta e la necessità di riconoscersi nei nuovi ambienti edificati.
La ricostruzione di una parte dell’Università pedagogica nazionale di Kharkiv guarda alla possibilità di diffondere la qualità urbanistica ed architettonica in un quartiere che palesa diverse criticità e fragilità. Il progetto è anche il manifesto della ricchezza che scaturisce dallo scambio culturale: la proposta è stata infatti strutturata sulla scorta del Reggio Emilia Approach, la filosofia educativa nata a Reggio Emilia e diffusasi a livello mondiale. I nuovi spazi per la scuola comunale di Korosten: laboratori, una mensa, un teatro e una palestra sono concepiti come spazi ibridi, adatti a favorire l’incontro e l’interazione tra gli alunni e aperti alla cittadinanza come i moderni community hub richiedono. Il progetto per il nuovo parco urbano multifunzionale di Mykolayiv è pensato come un luogo in cui la natura incontra la cultura, l’arte e l’innovazione sociale. È stato progettato per sostituire l’istituto di Cultura di Korabel, andato distrutto. L’idea è dare una nuova casa alla cultura cittadina con l’intento di ricucire parzialmente le ferite del conflitto. Equilibrio tra conservazione, inserimento di elementi contemporanei e interventi che puntano a rendere la struttura rispondente alle esigenze contemporanee, caratterizzano sia il progetto per la ricostruzione della Facoltà di Economia di Karkhiv che quello per la ricostruzione e il restyling del Dipartimento dello Sport dell’Istituto Politecnico, sempre a Kharkiv, fortemente danneggiato dal conflitto.
Le proposte di ricostruzione nascono dall’assegnazione di borse di studio per architetti e studenti ucraini under 35 arrivati in Italia, che si trovavano nello status di rifugiati o sotto protezione temporanea. Le borse di studio sono state assegnate attraverso un bando di selezione proposto e gestito dal CNAPPC e dall’OAR, che prevedeva un accordo di ospitalità presso studi italiani al fine di attivare dei workshop per lo sviluppo dei progetti di ricostruzione. I progetti sono stati anche oggetto di una mostra, inaugurata ad aprile 2023 e ospitata nel complesso monumentale dell’Acquario Romano, sede dell’OAR. Le borse di studio sono state finanziate dal Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale della Presidenza del Consiglio dei ministri. L’impulso al progetto è arrivato da Codeway, la manifestazione che unisce gli attori più importanti del mondo della cooperazione internazionale.
Il programma del convegno.
Iscrizioni su formazione.architettiroma.it