Prevenire l’illegalità attraverso l’inclusione sociale e la cura dell’ambiente urbano – ma anche domestico e scolastico – come elementi cruciali per la definizione del comportamento umano. Perseguire la difesa dei principi costituzionali che tutelano – nel contempo – uguaglianza e dignità sociale. Creare e alimentare spazi e servizi di prossimità in grado di ripristinare le buone pratiche della convivenza civile in aree critiche, dal quartiere Brancaccio di Palermo a Tor Bella Monaca, Corviale o Quarticciolo a Roma. Sono alcune delle riflessioni, declinate attraverso il racconto delle esperienze sul campo da parte esperti, professionisti e rappresentanti di enti e associazioni, emerse lo scorso 23 maggio durante la VII edizione della Giornata della Legalità dell’Ordine degli Architetti PPC di Roma, appuntamento – nato da una sfida lanciata da Franco La Torre (figlio di Pio) nel 2018 – che l’OAR celebra ogni anno nel giorno in cui ricorre la strage di Capaci. La giornata, che si è svolta presso la Casa dell’Architettura, si è chiusa con un evento prestigioso: il concerto gratuito del Maestro Remo Anzovino.
Dal racconto di una criminalità che ruota in modo primario intorno al narcotraffico, come accade nella Roma delle periferie, e non solo, che emerge dalle parole – dirette, toccanti, potenti – di Don Antonio Coluccia, alle realtà calabrese, siciliana, campana, dove la presenza mafiosa sul territorio mantiene, spesso, anche rituali e forme di occupazione del territorio di stampo più tradizionale. Lo spaccato che è stato tratteggiato nella giornata organizzata dall’Ordine di Roma ha aperto – e reso visibili – spazi e spunti in cui poter intervenire, anche con il contributo importante dei professionisti, a partire dagli architetti, sia con azioni mirate che con programmi a più ampio raggio, per migliorare le condizioni di legalità sul territorio, investendo soprattutto sul capitale umano.
Il coordinamento scientifico dell’evento è stato curato, come le altre edizioni della Giornata della Legalità, dal Comitato d’onore per il «23 maggio» OAR – composto da Maurizio Artale, presidente del Centro di Accoglienza Padre Nostro fondato dal Beato Giuseppe Puglisi; Francesco Clementi, professore di Diritto Costituzionale Italiano e Comparato Università la Sapienza di Roma; Cinzia Esposito, dirigente presso Roma Capitale; Renato Natale, sindaco di Casal di Principe e componente Ufficio di Presidenza di Avviso Pubblico; Luigi Savina, prefetto, Franco La Torre e Christian Rocchi, past President OAR.
Ad aprire i lavori è stato il presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma, Alessandro Panci, rimarcando come la ricorrenza della strage di Capaci «sia un giorno sempre presente nelle nostre menti, una data emblematica che intendiamo celebrare non restando solo nel ricordo ma guardando avanti, cercando di capire come intervenire anche nei piccoli gesti quotidiani, a partire dalla scuola e dalla famiglia. I professionisti, in particolare, sono spesso attivi nel campo dei lavori pubblici, dagli appalti alla gestione dei rifiuti, e possono essere i primi a denunciare. Gli architetti hanno un ruolo sociale fondamentale, svolgono servizi di pubblica utilità, con l’Ordine che garantisce capacità e competenze degli iscritti all’albo». A maggior ragione, ha proseguito il presidente OAR, «dobbiamo essere presenti e progettare pensando sempre di più, oltre che al linguaggio architettonico, alle persone che vivranno nei luoghi: lavorare nel modo corretto sui tessuti urbani, infatti, aiuta e facilità la vita anche all’interno di contesti difficili e realtà complicate, favorendo comportamenti nel segno della legalità».
Il ruolo dei corpi intermedi «nel mettere in pratica non solo la memoria ma anche la responsabilità ad essa legata« è stato sottolineato da Tobia Zevi, assessore al al Patrimonio e alle Politiche Abitative di Roma Capitale. «Abbiamo bisogno – ha detto – di una società civile attiva e propositiva. Può sembrare banale dire che bisogna partire dai giovani, ma nei fatti non lo è perché Roma negli ultimi dieci anni è stata una delle pochi capitale europee a perdere popolazione giovanile. La tendenza si sta ora invertendo ma bisogna essere sempre più in grado di offrire alle nuove generazioni prospettive credibili: è così, prima di tutto, che si crea un sistema non favorevole all’illegalità». Per quanto riguarda la riflessione sull’utilizzo del Patrimonio, a partire dai grandi complessi e lotti di case popolari, ha aggiunto Zevi, «i dati degli ultimi anni ci raccontano come proprio la città pubblica spesso coincida con i luoghi a maggiore presenza di criminalità organizzata e con i più alti indici di disagio sociale: questo ci spinge a ragionare sulla carenza di protezione per questi luoghi, sugli errori commessi dall’amministrazione ma anche sulla necessità di concepire in modo diverso e più attento la progettazione per l’abitare». L’assessore ha infine ricordato l’importanza di controllare il rispetto delle regole e la verifica della correttezza delle procedure seguite. Serve una grande alleanza tra istituzioni e attori sociali, non solo associazioni ma anche ordini professionali, categorie datoriali, sindacati, mondo della cultura».
Ed è proprio sulle iniziative concrete e sulle sinergie attivate sul territorio anche attraverso la collaborazione tra soggetti diversi che si è concentrata la parte centrale della giornata, coordinata e moderata da Christian Rocchi, past president e delegato politiche nazionali OAR, oltre che componente del Comitato d’onore per il «23 maggio», il quale ha ribadito come la celebrazione sia occasione per «ricordare non solo le vittime di Capaci e via D’Amelio, ma tutti i caduti per mafia: non si vuole fare retorica – ha ribadito – ma si utilizza questo evento per fare rete con altre entità e cercare di essere attivi nel presente». La giornata è stata dedicata ogni anno a una persona che ha dato la propria vita per la lotta alla mariani connessione con un tema specifico: da Pio Latorre nel 2018, parlando del tema urbanistica, e Don Pino Puglisi nel 2019, in chive coesione e inclusione sociale, «fino alla edizione di quest’anno – ha affermato Rocchi – in cui si parla di prevenzione e di investimenti sul capitale umano, e sui ragazzi sopratutto – in cui siricorda la figura di Francesca Laura Morvillo, moglie di Giovanni Falcone e straordinario magistrato fortemente impegnata proprio sui giovani».
A centrare la riflessione sul tema prevenzione da un punto di vista specifico è stato Vittorino Andreoli, psichiatra e scrittore, puntando l’attenzione sull’importanza di «capire come e da quali elementi emerga il comportamento di una persona è fondamentale per la prevenzione. Storicamente ci si riferisce infatti alla costituzione biologica di qualsiasi individuo. Oggi possiamo dire che il comportamento, nelle sue diverse declinazioni, dipenda da tre fattori: uno è dato, senza dubbio, dalla biologia. A questa però si affiancano, da una parte, la personalità di ciascun individuo, che si costruisce in base alle esperienze; e, dall’altra, l’ambiente in cui si vive, sin termini sociali ma anche architettonici: dalla natura al paesaggio, dai manufatti alle costruzioni progettate dall’uomo. Il lavoro degli architetti, quindi, entra necessariamente come elemento strutturale nella definizione del comportamento. L’ambiente è il luogo in cui ci si trova a vivere e gli architetti hanno la responsabilità di intervenire sulla cita umana creando ambienti adatti alle esigenze primarie: dalla scuola ai luoghi di lavoro, fino alla stessa vita in città».
Spazio ai ragionamenti sulle azioni concrete e alle esperienze sul campo in ambito urbano negli interventi che si sono susseguiti nel corse dell’evento. Come quello di Annapaola Specchio, responsabile del Dipartimento Innovazione sociale Save the Children – associazione per la quale sono interventi anche Paolo Lattanzio, del Dipartimento coesione territoriale e attuazione della strategia, e Elio Lo Cascio, Community manager Roma – con la proiezione del video «Qui Vivo», e il racconto delle iniziative portate avanti attraverso i Punti Luce – Save the Children, distribuiti in aree disagiate sul territorio nazionale, da Palermo a Roma (come quelli di Ostia, Torre Maura, Ponte di Nona). «Il concetto di ambiente – ha osservato Specchio – determina spesso le aspirazioni delle persone che lo vivono: chi vive in contesti di disagio è spesso provato della capacito di aspirare a un futuro migliore, a una alternativa reale rispetto a quella in cui si trova». Per Orazio Campo, Commissario Straordinario Ater Roma, è fondamentale «che i professionisti si assumano sempre di più le proprie responsabilità progettando sin modo da tenere conto delle esigenze delle persone di incontrarsi, accedere ai servizi, vivere gli spazi pubblici». Incentrato sulla traduzione in termini concreti del dettato costituzione (articoli 3 e 34) il ragionamento di Francesco Clementi, docente di diritto Comparato alla Sapienza di Roma, a partire dall’analisi della necessità di educare alla legalità, di garantire il principio che la scuola sia davvero aperta a tutti, fondamento del principio di uguaglianza, perché è qui che si forma l’essere persona e cittadino».
Un ulteriore passo di avvicinamento verso le criticità del territorio è stato offerto attraverso le possibilità di ascoltare i racconti in prima persona di chi tocca con mano e combatte, quotidianamente, le situazioni complesse, di illegalità diffusa, che segnano la quotidianità di tante aree urbane. È il caso di Don Antonio Coluccia, Opera Don Giustino, con il suo coinvolgente spaccato della realtà delle periferie romane, dove la «criminalità ruota intorno al narcotraffico». Roma – ha detto – «non è città tranquilla. Spesso di tende a normalizzare patologie che invece sono molto gravi. Basti pensare ai quadranti Est della città, a Tor Bella Monaca, San Basilio, caratterizzate dalla gestione di case e spazi, dalla militarizzazione delle vedette, dal controllo del territorio da parte della malavita organizzata». Qui l’unico modo in cui su può intervenire, con grande coraggio, «è l’occupazione delle piazze di spaccio. Bisogna cambiare prospettiva: le periferie devono essere considerate non l’ultima parte, ma l’inizio della città». Il legame tra esclusione sociale e illegalità, ma anche le possibili sinergie tra pubblico e privato per dare nuovi orizzonti e per fare prevenzione son ostati al centro degli interventi, tra gli altri, del Gen. B. Marco Guerrini, Capo Ufficio Operazioni del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, ma anche delle testimonianze di chi opera in realtà del Sud Italia – dove la presenza della criminalità organizzata mantiene, spesso, anche rituali e forme di occupazione del territorio di stampo più tradizionale – come quella di Maurizio Artale, presidente del Centro di Accoglienza Padre Nostro fondato dal Beato Giuseppe Puglisi; Renato Natale, sindaco di Casal di Principe e componente Ufficio di Presidenza di Avviso Pubblico; e Fabio Foti, Presidente Ordine degli Architetti di Vibo Valentia.
La giornata si è chiusa con il concerto per piano solo del Maestro Remo Anzovino, compositore e pianista definito per le sue collaborazioni cinematografiche «il musicista dell’arte» (qui per saperne più: LINK). Il Maestro si è esibito dal vivo alla Casa dell’Architettura, nella suggestiva cornice del complesso monumentale dell’Acquario Romano, celebrando i 20 anni di carriera eseguendo alcuni dei suoi grandi successi: un appuntamento di altissimo livello concepito, ha spiegato il segretario OAR, Marco Maria Sambo, che ha presentato il concerto, «proprio per dare un segnale di come la poetica della musica e dell’arte possano essere da esempio: dove c’è tanta bellezza non può esserci illegalità. È questo il filo conduttore che intendiamo mettere in luce con un grande concerto gratuito per tutti». (FN)