di Redazione OAR
Un «cambio di metodo» nella considerazione e negli interventi a tutela del paesaggio «urbano, rurale, periurbano o naturalistico» e un’attenzione maggiore alla qualità attraverso team di professionisti qualificati agli interventi da realizzare e attraverso i concorsi di progettazione. È quanto si chiede nella lettera, elaborata dall’Ordine degli Architetti di Palermo insieme ad associazioni e docenti universitari ed inviata, lo scorso 25 gennaio, al presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, al sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e alla nuova Soprintendente ai Beni Culturali Selima Giuliano.
A firmare la lettera, nello specifico, sono stati – oltre al presidente dell’Ordine degli Architetti di Palermo, Francesco Miceli – anche Antonella Bondì, presidente provinciale di Aiapp (Associazione italiana architettura del paesaggio); Leandro Janni, presidente di Italia Nostra Sicilia; Manfredi Leone, docente di Architettura del Paesaggio dell’Università di Palermo; Ignazio Lutri di in /Arch Sicilia; Renata Prescia responsabile provinciale di Salvare Palermo; e Giuseppe Trombino presidente della sezione siciliana dell’Istituto Nazionale di Urbanistica.
«È il metodo che va totalmente cambiato e ribaltato – si legge nel comunicato stampa dell’Ordine degli Architetti di Palermo che illustra i contenuti della missiva (in fondo, in allegato) – ricercando la massima qualità progettuale, soprattutto nei progetti che riguardano l’architettura e, ancor più, quella pubblica, che devono essere realizzati seguendo il metodo del concorso o attenendosi necessariamente, ove il committente sia pubblico, a criteri rigorosi sulle modalità di scelta delle figure professionali, nel rispetto delle competenze più adeguate all’oggetto dell’intervento».
Tra gli esempi concreti portati come casi emblematici che spingono a una necessaria inversione di rotta, c’è quello del «nuovo giardino prospiciente Palazzo d’Orleans», a Palermo. Nel caso in questione – scrivono i firmatari – la figura professionale in possesso delle necessarie competenze «non poteva che essere l’architetto paesaggista (landscape architect), lo specialista che avrebbe dovuto coordinare gli altri professionisti in un intervento progettuale che tocca un delicatissimo spazio urbano in relazione diretta con un sito Unesco e che doveva tenere conto di elementi botanici e architettonici in un contesto storico-monumentale». Non solo questo è mancato – si sottolinea – ma «il progetto presentato per le approvazioni non è conforme a quello attuato. E non è in alcun modo giustificabile, né tollerabile che un ente pubblico, in questo caso il più importante (la Presidenza della Regione Siciliana che progetta per la sua sede), possa avallare difformità sostanziali per un intervento realizzato per il proprio edificio più rappresentativo». Si ritiene indispensabile – conclude la lettera – «l’auspicio che le modalità adottate in questa occasione non diventino prassi».
(FN)