Incoraggianti i dati emersi dallo studio del CNI dal titolo “L’impatto sociale ed economico dei Superbonus 110% per la ristrutturazione degli immobili: stime e scenari“, elaborato sulla base dei dati e delle proiezioni 2021.
Notevole il volume di spesa relativo al 110% che, se superasse di poco i 9 miliardi di euro nel 2021, genererebbe un livello di produzione di più del doppio di tale valore, tenendo conto dell’indotto.
Previsti infatti poco più di 12 miliardi di PIL e circa 153.000 unità di lavoro che accelerano l’occupazione nel settore edile.
Il superbonus va letto come un’occasione per riqualificare il patrimonio residenziale esistente anche in termini di abbattimento dell’inquinamento indoor e della prevenzione antisismica, nota dolente nel nostro Paese se si ricorda che dal 1968 (terremoto del Belice) ad oggi i terremoti più rilevanti hanno causato almeno 5.000 vittime ed una spesa pubblica annua per ricostruzione di 2,2 miliardi l’anno.
Una politica tesa ad evitare il consumo di suolo, favorendo il riuso e la rigenerazione. Dopo l’iniziale incertezza sulle procedure che ha caratterizzato il 2020, si è passati dai 6.521 interventi importanti nel mese di marzo a più di 46.000 nel mese di settembre 2021 con una spesa concentrata soprattutto sui condomini che hanno assorbito il 47,7% della spesa (32,2% riguarda gli edifici unifamiliari e 20,1% le unità immobiliari funzionalmente indipendenti).