In occasione del primo secolo dalla formalizzazione della “Tutela del titolo e dell’esercizio professionale degli ingegneri e degli architetti” (Legge 24 giugno 1923, n.1395), l’Ordine degli Architetti di Roma (OAR) organizza il convegno “Costruire la prossimità per tutti – Dai PEBA alle strategie per la città inclusiva” (martedì 6 giugno), curato da Alice Buzzone, Consigliera OAR e responsabile Osservatorio Accessibilità: l’evento si prospetta come occasione di confronto per valutare lo stato dell’arte nella realizzazione della totale accessibilità urbana.
I Piani di Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA), introdotti dalla Legge 28 febbraio 1986 n. 41, scaturiscono da un processo di graduale affermazione dell’esigenza di liberare gli spazi della città da tutti gli ostacoli che, “limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana” (Costituzione, art. 3, comma 2).
Il problema delle “barriere architettoniche” emerge nella normativa edilizia di fine anni ’60, prendendo forma nella Legge 30 marzo 1971 n. 118 con la disposizione (art. 27) di rimuovere le barriere da tutti gli edifici pubblici o aperti al pubblico “anche apportando le possibili e conformi varianti agli edifici appaltati o già costruiti”: in quella fase, l’impedimento prodotto sembrava riguardare esclusivamente gli individui affetti da disabilità ed handicap fisici.
“Rispetto al passato, in termini di consapevolezza sono stati fatti passi da gigante” sottolinea Alice Buzzone “anche a fronte della Convenzione ONU del 2006, che ha ricalibrato il concetto di disabilità, associandogli non più l’handicappato, ma una persona con disabilità, quindi innanzitutto una persona. L’umanizzazione di questo concetto si riflette nella progettazione di una città permeabile, ovvero accessibile, in cui il design for all si estende a considerare le condizioni di fragilità, anche momentanee, che tutti possono trovarsi a sperimentare”.
Recepita dall’ordinamento italiano nel 2009, la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità definisce la “progettazione universale” (art. 2) quale ideazione di “prodotti, strutture, programmi e servizi” pensati per la più ampia utenza possibile “senza il bisogno di adattamenti”, e invita gli Stati ad attuare provvedimenti che garantiscano l’accessibilità non solo all’ambiente fisico, ma anche a “spazi” immateriali (informazione, comunicazione, servizi informatici).
La Convenzione del 2006 ha influenzato la Strategia europea sulla disabilità che, per il periodo 2021 – 2030, punta soprattutto a rendere autonome le persone con disabilità, anche attraverso alloggi accessibili e assistiti creati ad hoc. “Quando parliamo di disabilità, il tema dell’autonomia è un cardine che, come altri aspetti del dibattito sulla città inclusiva, impone un passaggio culturale. Non si può dare per scontato l’assunto che la persona con disabilità venga sempre aiutata e accompagnata: è fondamentale che – laddove il livello di assistenza lo consenta – il progettista, dando forma allo spazio pubblico, punti ad azzerare gli impedimenti alla fruizione autonoma dei servizi da parte di tutti”.
Per individuare le criticità, il coinvolgimento dei cittadini rappresenta uno strumento straordinario, in grado di sintonizzare su esigenze concrete la sensibilità di chi sviluppa i piani di eliminazione delle barriere. “L’Ordine di Roma ha proposto, insieme ad altri soggetti – come Disability Pride Network e Fondazione Tetrabondi – le passeggiate inclusive universali, con le quali, proprio come durante la costruzione di un PEBA, si portano gli attori della pianificazione a rendersi conto dei problemi del loro territorio. Attraverso il PEBA partecipato si sensibilizzano gli amministratori e si fa ricognizione di bisogni, interpellando i soggetti interessati e ricorrendo alle associazioni di categoria, che, essendo spesso più aggiornate sui temi legati ai PEBA, possono fornire supporto dell’Amministrazione”.
La mancanza di linee guida nazionali ha spinto molte Regioni a predisporre proprie indicazioni per offrire un riferimento omogeneo e coerente ai Comuni, sui quali ricade l’onere dell’adozione dei PEBA. Il mondo delle professioni può muoversi in tale ambito quale facilitatore a sostegno delle politiche amministrative. “Nella Regione Lazio la pubblicazione delle Linee guida per la redazione dei PEBA (2020) ha rappresentato un input positivo, poiché si tratta di un documento operativo che sta portando sicuramente benefici, benché rimangano ancora da perfezionare alcuni strumenti, come il Registro dei PEBA del Lazio e il relativo comitato di valutazione”.
Nel corso dell’evento “Costruire la prossimità per tutti” verrà presentato il protocollo d’intesa tra Osservatorio Accessibilità dell’OAR e INAIL sul tema “Luoghi di lavoro e città”, e sarà possibile verificare le modalità di attuazione dei PEBA su tre differenti livelli di scala urbana, attraverso i casi di studio di Monterotondo, Bologna e Milano. “Il convegno” conclude Buzzone “esprimerà una volontà di confronto fra varie realtà del panorama nazionale, per capire in che modo si sta facendo pianificazione e quali altri interventi a supporto sono in atto. Incontri come questi servono anche ad affinare l’offerta formativa rivolta dall’Ordine ai tecnici, che sempre più spesso in futuro saranno chiamati a implementare l’inclusività, in contesti complessi e gruppi di lavoro multidisciplinari”.