L’idea futura di Roma nei prossimi decenni non si limiterà a scaturire come evoluzione di una città tutta rivolta verso il suo importante (e ingombrante) Centro storico: le trasformazioni sociali, con l’espansione edilizia oltre la soglia psicologica del Grande Raccordo Anulare e l’affermarsi dell’approccio partecipato ai processi decisionali, hanno già ridefinito le possibili direttrici di sviluppo urbano, introducendo una scala “di quartiere” da cui derivano molteplici fulcri della metropoli, oggi più simile a un insieme di isole immerse nel fluido connettivo delle reti di mobilità.
La metafora di Roma come arcipelago viene proposta nell’Atlante delle Trasformazioni, realizzato da Laboratorio Roma050 sotto forma di mappa dettagliata delle “progettualità in atto oggi e nei prossimi anni (…)”, per “agevolare la lettura simultanea di tutti gli spazi, le strategie e i programmi di finanziamento coinvolti” (comune.roma.it). L’elaborato è stato presentato in apertura di “Tre Viste su Roma” (MACRO, 23 – 24 febbraio 2024), evento concepito anche come momento di raccolta di feedback dai soggetti che, a vario titolo, incidono sul mutamento della Capitale. “L’obiettivo è individuare, studiare e mappare le morfologie di Roma, il suo paesaggio e le sue architetture dal Novecento al contemporaneo,” sottolinea Marco Maria Sambo, Segretario OAR e Direttore di AR Magazine “per costruire il futuro. Riconnettere e ricucire le fratture della nostra ‘Capitale arcipelago’, costruendo un sistema coerente attraverso una nuova dimensione progettuale sostenibile, per rigenerare i diversi frammenti della città, rendendoli ricchi di rinnovati contenuti culturali, sociali, architettonici”.
Cittadinanza attiva e temi sociali
Il confronto che si è svolto nelle due giornate di convegno – negli incontri scanditi dalle tre sessioni di “Idee per Roma” (Sopra Roma, Attraverso Roma, Sotto Roma) – ha messo in evidenza alcuni ambiti fondamentali se si vuole comprendere da dove derivino le forze in grado di trasformare la città, e quanto i cambiamenti si stiano realizzando: dopo la crescita selvaggia della seconda metà del XX secolo e in relazione agli stravolgimenti economici, demografici, climatici, negli ultimi trent’anni è maturata una diversa concezione del ruolo della cittadinanza nella destinazione degli spazi pubblici e uno straniamento degli abitanti rispetto al centro urbano tradizionalmente inteso. La parola chiave è coprogettazione, interazione fra progettisti e attori della vita sociale, comitati e associazioni, sull’onda delle sollecitazioni provenienti da intellettuali e ricercatori, intorno a temi di forte impatto: superamento delle disuguaglianze; accoglienza e integrazione; parità di genere; coinvolgimento dei giovani.
La scuola costituisce uno dei cardini per l’animazione dei processi progettuali, come testimoniano le numerose esperienze condotte sul territorio capitolino, soprattutto in aree lontane da servizi ancora dislocati secondo criteri che privilegiano il nucleo della Roma storica e consolidata. Intervenendo sulla potenzialità delle infrastrutture sociali, Roberta Bocca, Vice presidente Ordine degli Architetti di Roma e provincia (OAR), Commissione Parità di Genere e Commissione PLANS, ha raccontato l’iniziativa “Portiamo l’Architettura nelle Scuole”, di cui è coordinatrice, sottolineando come le attività dell’Ordine siano ispirate alla convinzione che “l’architetto debba dare il proprio apporto alla comunità”.
Nell’ottica della progettazione partecipata, la Commissione Parità di Genere OAR ha avviato una mappatura dei centri antiviolenza in collaborazione con la Commissione Pari Opportunità di Roma Capitale: “Una volta completato questo lavoro l’idea sarebbe di utilizzare lo strumento del concorso di progettazione, aperto a tutti, anche agli studenti, per una proposta di centro antiviolenza”.
Prossimità per superare le disuguaglianze
Le esigenze dei cittadini vanno intercettate a livello di quelle che già il rapporto CRESME (1997) propedeutico al Piano Regolatore di Roma definiva “microcittà”, individuandone circa 270. Il progressivo aumento dei cittadini nelle aree periferiche della Capitale ha favorito la moltiplicazione dei centri rispetto ai quali le comunità si identificano, in base alle attrezzature di zona, che risultano spesso carenti o inadeguate. Andrea Catarci, Assessore alle Politiche del Personale, al Decentramento, Partecipazione e Servizi al Territorio per la Città dei 15 minuti, ha fatto riferimento a questa “città traslata”, che produce in primo luogo il pendolarismo e le conseguenti ricadute sul sistema dei trasporti, per affrontare la “dimensione socio – spaziale della disuguaglianza”. Le carenze della periferia possono essere risolte dall’introduzione dei servizi di prossimità, ovvero tramite la “città dei 15 minuti” che significa innanzitutto “cura della vicinanza, della comunità locale”.
Per favorire l’organizzazione delle microcittà secondo i criteri di prossimità e inclusione, all’interno di un sistema coordinato, l’Amministrazione capitolina punta a sperimentare Poli Civici Integrati di Mutualismo Sociale, che al Quarticciolo e all’Esquilino si sono concretizzati sulla scia di iniziative “dal basso”: all’origine di questi “poli di servizi e attività a supporto dei territori dove vengono gestite iniziative sociali, culturali, nel campo del lavoro e della riqualificazione urbana” (comune.roma.it) sussiste anche un lavoro di studio della realtà produttiva locale. “Sono istituti di partecipazione attiva della cittadinanza”.
Metriche di progetto e velocità delle opere
Al di là del riallineamento tra status quo e nuovo assetto delle periferie, il Centro storico di Roma mantiene il suo valore suggestivo, radicato nella “dimensione storico-archeologica” che sfocia in simbolismo psicologico dell’inconscio. “(…) Sta vivendo una fase di crisi”, ha evidenziato Miguel Gotor, Assessore alla Cultura di Roma Capitale, ma può superarla attraverso la resilienza, intesa come “capacità elastica di contenere la crisi e trasformarla in opportunità”, che lo ha caratterizzato nei secoli. La gestione del patrimonio monumentale e la diffusione della conoscenza sono in grado di ispirare l’immaginazione progettuale, che in questo momento può contare su un sostanzioso intervento pubblico, grazie alle risorse del PNRR.
La stratificazione urbana, come fonte di ispirazione del progetto, è in continua espansione: la città antica deve essere considerata una realtà vivente e unitaria, come ha ricordato Emma Tagliacollo, componente Comitato Tecnico Formazione OAR, segretaria DOCOMOMO Italia, “un organismo vivo” in cui sono auspicabili “connessioni tra il centro storico e la sua architettura moderna, che possano dare valore alla fisionomia generale della città”.
“Roma interrotta è stata una grandissima mostra [1978, ndr] che, sempre con questa idea di giocare con il patrimonio storico della città, partendo dalla Pianta del Nolli, invitava un gruppo di architetti – la mostra era proposta da Piero Sartogo e Costantino Dardi – a progettare quei pezzi di città che nella Pianta del Nolli erano vuoti(…), quindi mettendo a stretto contatto con questo patrimonio archeologico straordinario della città, questo patrimonio monumentale, anche l’architettura contemporanea. È stata una grande provocazione, ma è anche qualcosa che non è stato più perseguito con forza nel progetto di questa città. (…) L’architettura contemporanea nella città di Roma è un fatto sporadico, che non ha mai costruito un sistema di connessioni forti tra quello che c’era e quello che veniva aggiunto. (…) L’immagine di Roma soffre di questa incapacità di essere al passo con i tempi”, Francesco Aymonino, Vice presidente Ordine degli Architetti di Roma e provincia (OAR).
I progetti per la Capitale dei prossimi cinquant’anni andrebbero sviluppati facendo convivere creatività e programmazione, mantenendo nei vari passaggi uno stretto legame con il contesto sociale di riferimento e le sue richieste, anche nello sfasamento inevitabile tra periodo di realizzazione e durata in carica degli amministratori. In definitiva, come ha sintetizzato Lorenza Baroncelli, direttrice Dipartimento Architettura del MAXXI, l’urbanistica dovrebbe mediare tra i tempi delle istituzioni pubbliche e una società che cambia a un ritmo sempre più rapido, per evitare che le risposte arrivino ai cittadini quando le loro necessità sono già cambiate.