di Redazione OAR
Ripristino degli elementi architettonici e della struttura impiantistica, flessibilità delle funzioni, valorizzazione del contesto. Sono le direttrici su cui si muove il Piano di Conservazione dello Stadio Flaminio presentato oggi, 27 ottobre, con una conferenza stampa in Campidoglio. Si tratta, in sostanza, di uno studio – realizzato in Heritage Bim (HBim), la metodologia building information modeling applicata al patrimonio – propedeutico ad una futura riqualificazione dell’impianto progettato da Pier Luigi Nervi, rimasto per anni in stato di abbandono e a rischio degrado.
Il piano – predisposto grazie al contributo erogato dal programma Keeping it Modern della Getty Foundation e sostenuto da Roma Capitale – è stato promosso e coordinato dal Dipartimento di Ingegneria Strutturale e Geotecnica della Sapienza di Roma, Do.Co.Mo.Mo Italia e la Pier Luigi Nervi Project Association.
A illustrare la metodologia utilizzata e gli obiettivi del piano è stato Francesco Romeo, docente della Sapienza e coordinatore del progetto. Il piano, ha spiegato, «è tassello fondamentale per un intervento di riqualificazione dell’opera di Nervi. L’analisi è stata condotta guardando al passato, al presente e al futuro dello stadio, con un approccio multidisciplinare. L’obiettivo generale è stato quello di operare per riportare il Flaminio alla sua condizione originale, pur inserendo funzioni nuove. Adottando, quindi, una forma di tutela in un’ottica di rigidità ma come strumento flessibile che si pone tra vincolo e progetto». Innanzitutto, ha proseguito il docente, «bisogna considerare che quella di Nervi era una progettazione integrata: occorre quindi un’attenzione ad ogni aspetto su cui si interverrà. Inoltre, bisogna tenere presente che, nel tempo, è cambiato il contesto urbano in cui lo studio si inserisce: il quartiere Flaminio nel suo complesso».
Il lavoro di ricerca e i rilievi realizzati sono stati inseriti in un modello HBim. La struttura è stata suddivisa il venti grandi ambiti (dalle curve alle tribune, dai corpi scala ai ballatoi) e in altrettante schede elementi, per individuare nel dettaglio quale approccio adottare per ciascun parte di cui è composta l’opera, «cosa debba essere ripristinato e cosa si possa pensare di cambiare». Ma quali sono i costi ipotizzabili per riqualificare l’opera? «Quindici o venti milioni di euro – ha stimato Romeo – è la dotazione minima necessaria per un lavoro di consolidamento: il fabbisogno, tuttavia, può variare molto in base alla destinazione d’uso che si vorrà dare allo stadio, anche considerando che la struttura si può prestare a diverse funzioni, oltre a quella sportiva».
Il Piano di Conservazione – ha detto la sindaca di Roma, Virginia Raggi, «era un passaggio fondamentale e propedeutico alla riqualificazione dell’impianto sportivo. Come amministrazione abbiamo agito in questi anni per porre le basi affinché non solo lo Stadio ma tutta la zona dell’area Flaminio – Villaggio Olimpico possa vedere una rigenerazione urbana in termini di offerta di servizi sportivi, culturali, ricreativi, per favorirne il rilancio e la piena fruibilità da parte della cittadinanza».
Sulla stessa linea l’assessore capitolino allo Sport, Politiche Giovanili e Grandi Eventi Cittadini, Daniele Frongia, che ha ricordato come sull’impianto, «in grave stato di abbandono», siano state effettuate negli ultimi anni, «diverse bonifiche oltre alla messa in sicurezza della struttura con un impianto di sorveglianza attiva per evitare ulteriori atti di vandalismo». Attualmente, ha poi aggiunto, «stiamo vagliando diverse proposte di partenariato». Mentre, sul fronte di tempi, «se ne parlerà quando avremo un progetto e in base ad esso», ha detto l’assessore, ricordando come nelle intenzioni dell’amministrazione ci sia quella di «destinare il Flaminio innanzitutto ad un uso sportivo», ma anche di renderlo «un parco aperto per la cittadinanza».
(FN)