La modifica delle Norme Tecniche può contribuire all’effettiva attuazione del Piano Regolatore Generale di Roma solo nell’ambito di un percorso più esteso di trasformazione della città, attraverso la interazione propositiva fra i tutti i soggetti coinvolti e, in particolare, nel segno di un fruttuoso dialogo tra pubblico e privato, improntato alla reciproca fiducia: le conclusioni del convegno “Piano Regolatore nuove Norme Tecniche per l’evoluzione di Roma” (Casa dell’Architettura, 6 novembre 2023) inquadrano il tema della riscrittura delle prescrizioni urbanistiche da una prospettiva che tiene conto delle sfide – Giubileo 2025, Giubileo straordinario 2033, implementazione degli interventi finanziati dal PNRR – con cui amministratori e professionisti dovranno confrontarsi nell’arco dei prossimi dieci anni.
La partecipazione al dibattito, articolato in due tavole rotonde tematiche, di rappresentanti del mondo delle imprese a fianco delle categorie legate all’edilizia, testimonia l’evoluzione che, nei quindici anni trascorsi dall’entrata in vigore delle Norme Tecniche, ha interessato il settore dell’urbanistica e le modalità di realizzazione degli interventi. Il ruolo dei finanziatori privati introduce, parallelamente all’analisi del contenuto tecnico dei parametri fissati dal PRG, la necessità di definire tempi certi di avvio e conclusione delle opere, in una successione di passaggi che consenta la programmazione degli investimenti.
Il punto di contatto tra le istanze dell’impresa, presente con ANCE – Acer, Confindustria Assoimmobiliare e Federalberghi, e le richieste provenienti dal mondo delle professioni, rappresentato da Ordine degli Architetti di Roma (OAR), Ordine degli Ingegneri e Collegio dei Geometri, risiede nella domanda di semplificazione, come snellimento delle procedure, ma anche superamento delle sovrapposizioni di competenza che spesso paralizzano gli iter burocratici. Aggiornare le NTA significa anche risolvere il nodo del ruolo degli organi chiamati ad esprimersi con pareri determinanti per l’attuazione dei progetti, superando l’impasse che, in un contesto come il centro storico di Roma, deriva dalla presenza di più soggetti (UNESCO, Soprintendenza di Stato, Sovrintendenza Capitolina, CoQUE) deputati a valutare le ipotesi di intervento sul patrimonio costruito.
Sempre nell’intento di semplificare, progettisti e tecnici auspicano anche un allineamento delle Norme Tecniche di Attuazione con la versione aggiornata del Testo Unico in materia edilizia (DPR 380/2001), soprattutto per quanto attiene la definizione delle tipologie di intervento e delle grandezze: anche in questo caso, la coesistenza di indicazioni riferite a leggi che regolano la stessa materia, in assenza di un’armonizzazione, espone progettisti e imprese al rischio di ritardi e contenziosi.
La discussione sulla Proposta di Aggiornamento delle Norme Tecniche del PRG di Roma (Decisione di Giunta n. 53 del 13.06.2023) ha affrontato anche le criticità derivanti dalla Carta per la Qualità che, nata come elaborato gestionale in cui “gli immobili e le aree urbane sottoposti a uno speciale regime di tutela individuato da Roma Capitale e autonomo rispetto agli altri vincoli statali e definito in accordo con la Sovrintendenza di Roma Capitale”, nel tempo si è configurata quasi come un piano regolatore a sé stante.
Nel complesso, le categorie che hanno risposto alla Proposta presentata dal Campidoglio (sotto forma di Variante al PRG) si sono espresse senza contestare la direzione intrapresa dall’amministrazione, ma sottolineando l’esigenza di aumentare la portata delle innovazioni. Il lavoro svolto, in termini di osservazioni e proposte, viene offerto alla Città per realizzare veramente quegli obiettivi che si era prefissata la Giunta: il testo delle norme, così come è stato fatto, non funziona.
L’incontro alla Casa dell’Architettura ha trattato diffusamente le trasformazioni di qualità della città, attraverso gli organismi preposti, che, insieme a Soprintendenza di Stato e Sovrintendenza Capitolina, includono il CoQUE, rappresentato al convegno dalla Presidente.
Associazioni e Ordini hanno sottolineato la necessità di un patto istituzionale, al di là delle alternanze di schieramento, che negli anni consenta l’effettiva attuazione del Piano e delle varianti pensate per migliorarne l’impatto sul tessuto urbano di Roma.