Le strategie attuate sul territorio della Regione Veneto in materia di accessibilità sono state delineate dal quarto e ultimo webinar inserito nel ciclo “Piani per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche – PEBA. L’applicazione nelle regioni italiane”, che l’Osservatorio Accessibilità dell’Ordine degli Architetti di Roma e provincia (OAR) ha ideato con l’intento di mettere a fuoco metodologie e criticità connesse alla realizzazione di una città aperta a tutti: nell’appuntamento conclusivo (giovedì 11 luglio) il caso di studio illustrato è stato il PEBA di Padova, ricondotto al contesto normativo regionale e inquadrato come prototipo di buona pratica in riferimento al tema della progettazione partecipata.
Coinvolgendo la cittadinanza nel rilievo delle barriere e nella quantificazione del loro impatto sulla percorribilità degli spazi pubblici, i tecnici incaricati dal Comune di Padova hanno potuto attingere ad un’analisi più evoluta dello stato di fatto, che ha consentito una più chiara definizione delle priorità di intervento e del cronoprogramma. Inoltre, i dati relativi ai PEBA sono stati resi disponibili a tutta la collettività in formato di banca dati digitale georefenziata, modificabile nel tempo e utile per applicazioni software di terze parti riferite alle aree della città.
Nell’introduzione al seminario online, Alessandro Panci, Presidente OAR, evidenziando l’impegno dell’Osservatorio sui temi dell’accessibilità nel corso degli anni, ha auspicato che, rispetto alle azioni per superare le “difficoltà motorie” a cui si uniscono “difficoltà percettive, uditive e cognitive”, si realizzi un profondo cambio generalizzato di mentalità: “è un ambito molto ampio, un ambito che vorremmo fosse sempre più trattato non come qualcosa fine a sé stesso, ma come parte della progettazione integrata”.
All’incontro “I PEBA di Padova” sono intervenuti in qualità di relatori: Andrea Micalizzi, Vicesindaco di Padova; Alice Buzzone, Coordinatrice Osservatorio Accessibilità, Consigliera OAR; Elena De Toni, progettista PEBA Padova.
La cultura dell’accessibilità, tra metodologia e sensibilizzazione
L’Amministrazione cittadina di Padova ha avviato il percorso di adozione del Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche con l’obiettivo di realizzare un elaborato che non fosse “solo un prontuario di barriere architettoniche da superare, ma diventasse il codice attraverso il quale impostare una nuova metodologia di lavoro (…), una nuova guida per organizzare la città”, applicabile nella definizione dei nuovi assetti dello spazio urbano accessibile, ma anche sulla scala ridotta dei singoli interventi di manutenzione.
In altri termini, il PEBA di Padova nasce per assorbire i criteri della progettazione universale e trasferirli nelle pratiche di trasformazione urbana, a tutti i livelli di pianificazione, ricercando una integrazione di fatto del PEBA con gli altri strumenti urbanistici attuativi. Considerando l’arco temporale decennale di validità del Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche, armonizzare le sue prescrizioni con le altre opere pubbliche consente di amplificarne gli effetti positivi e razionalizzare la distribuzione delle risorse economiche.
Per procedere all’attuazione del PEBA, l’Amministrazione comunale nel suo complesso deve funzionare secondo criteri di accessibilità e inclusività, che non riguardano solo il settore dei Lavori Pubblici, ma tutti i servizi rivolti ai cittadini: “(…) serve una cultura dell’accessibilità che ci coinvolga dalla parte decisionale fino all’ultimo tassello amministrativo.”, ha rimarcato il Vicesindaco di Padova, “Su questo occorre una opera di sensibilizzazione e consapevolezza molto importante”.
Struttura del PEBA e problemi applicativi
Nell’ambito definito dalla Legge Regionale 16 / 2007, la pianificazione per l’accessibilità in Veneto è regolamentata dalla Delibera di Giunta regionale n. 841 del 31 marzo 2009, “Disposizioni per la redazione e la revisione dei piani di eliminazione delle barriere architettoniche (PEBA)”, che si colloca in un quadro più restrittivo rispetto alla normativa nazionale, per quanto attiene le indicazioni di natura progettuale sul tema delle barriere architettoniche.
La DGR 841 / 2009 riveste particolare interesse dal punto di vista delle procedure:
- specifica l’iter di approvazione,
- indica le modalità di coordinamento con gli altri strumenti urbanistici vigenti,
- fornisce dei fac simile degli elaborati da realizzare, liberamente personalizzabili.
Il PEBA deve comprendere:
- analisi dello stato di fatto,
- progettazione degli interventi,
- programmazione degli interventi.
“Nella formazione del PEBA”, come ha sottolineato De Paci, la Delibera 841 valorizza “l’importanza della partecipazione estesa agli enti, alle associazioni – non solo quelle rappresentative delle persone con disabilità, ma anche le associazioni economiche, le associazioni portatrici di interessi – e ai gestori dei servizi pubblici. È consigliata la consultazione dell’intera popolazione, tramite eventi pubblici, questionari, etc.”.
La normativa sui PEBA, per quanto dettagliata, lascia spazio ad alcune difficoltà di applicazione:
- la coesistenza nel PEBA di due livelli di intervento, pianificazione e progettazione di dettaglio, rende problematico formulare uno strumento equilibrato;
- la mancanza di sanzioni per inadempienza disincentiva l’adozione dei PEBA;
- la scarsa chiarezza delle richieste avanzate dai Comuni ai tecnici rende problematico definire i contenuti minimi e le aree a cui riferire il PEBA;
- la validità decennale del PEBA riduce l’attendibilità della stima dei costi (il Comune può trovarsi a gestire variazioni importanti rispetto agli importi preventivati).
Mappatura partecipata e diffusione open source
Il principio cardine rispetto al quale sono stati definiti gli obiettivi e le modalità di intervento del PEBA di Padova è la partecipazione, messa in pratica fornendo ai cittadini e ai membri delle associazioni meccanismi per segnalare barriere e problemi di accessibilità:
- portale Padova Partecipa (https://padovapartecipa.it/),
- incontri pubblici (uno per ognuna delle dieci consulte – o quartieri – in cui è ripartita la città),
- mappature partecipate.
“Durante gli incontri pubblici a ogni partecipante veniva fornita una mappa del territorio di interesse – ovvero della consulta, puntine e fili di lana, e gli veniva chiesto di individuare su questa mappa le criticità, i punti critici, gli incroci pericolosi, i luoghi in cui aveva riscontrato barriere architettoniche, segnalando con un diverso colore i punti in cui c’erano servizi ed edifici che secondo la sua percezione non erano accessibili: la richiesta era di costruire un percorso che poi diventasse un percorso pilota oggetto di analisi”.
Con la mappatura partecipata, che implica una successiva rappresentazione geografica dei risultati, i cittadini, gli esponenti delle associazioni e ali altri soggetti coinvolti si spostano fisicamente all’interno delle aree urbane, visitando e anche misurando gli spazi.
Per il PEBA di Padova, sono stati mappati, solo in una parte rappresentativa dei percorsi individuati:
- marciapiedi (larghezza, inclinazione longitudinale, inclinazione trasversale, stato della pavimentazione);
- ostacoli (spazio libero di passaggio, caratteristiche fisiche dell’ostacolo);
- raccordi (altezza dell’eventuale scalino, presenza della rampa, stato della pavimentazione, pendenza trasversale, cambio di direzione, pavimentazione tattile);
- attraversamenti (presenza di segnaletica orizzontale e verticale, ortogonalità alla strada, stato della pavimentazione, presenza di segnalatore, se semaforizzato).
Le informazioni risultanti dal rilievo fisico degli spazi sono state inserite nella banca di dati geografici OpenStreetMap e, tramite un algoritmo costruito ad hoc, modellate in QGis per produrre la cartografia comunale. I dati del PEBA possono quindi essere elaborati all’interno di applicazioni slegate dal PEBA, ma create con finalità riferibili alla fruizione estesa della città, come WheelMap, che dà il semaforo dell’accessibilità per gli edifici aperti al pubblico (https://wheelmap.org) o OpenRouteService (https://maps.openrouteservice.org), che individua il percorso più accessibile per andare da un punto A ad un punto B specificati.
Per quanto riguarda la mappatura open source e la verifica di eventuali modifiche apportate da utenti registrati in OpenStreetMap ma estranei alla redazione del PEBA, va precisato che, una volta fissati nella rappresentazione di QGis riferita a uno specifico momento, i dati della cartografia sono attendibili in quanto certificati dai tecnici progettisti del piano. Se un generico membro della comunità geografica dovesse successivamente modificare il repertorio originario di informazioni, in caso di aggiornamento del PEBA alla scadenza dei dieci anni, quei dati andrebbero nuovamente verificati.
L’evoluzione dell’approccio “Community-led” nella creazione della città accessibile
Dopo anni in cui non si è compreso che, come ha ribadito Alice Buzzone, nella stesura dei PEBA “ogni città deve trovare una sua metodologia, perché ogni realtà urbana ha una sua cittadinanza, una base culturale su cui lavorare”, bisogna spendere energie per governare i fenomeni innescati da un lato dalla crisi economica e dalla conseguente vulnerabilità dei processi decisionali politici, dall’altro dalla crescente esigenza dei cittadini di incidere sulla progettazione della città, alimentata dalla diffusione di piattaforme digitali e social network.
La declinazione più efficace delle pratiche di “rigenerazione urbana” – spesso fraintesa nel suo significato e riferita a scale di progettazione divergenti (Elena Ostanel, Spazi fuori dal comune. Rigenerare, includere, innovare, Franco Angeli Edizioni, 2017) – oggi sembra essere la cosiddetta rigenerazione Community-led, che si realizza attivando veri e propri laboratori urbani di sperimentazione.
“Il temine rigenerazione, rispetto a slogan dell’urbanistica del passato – per tanto tempo abbiamo parlato di smart city, riqualificazione urbana, ‘effetto Bilbao’ – per via della sua radice linguistica è come se fosse rivolta a un corpo, con un’accezione molto legata alla biologia”, ha concluso Buzzone: “La città intesa come un corpo, quindi, ma non soltanto la parte materiale della città (…). Oggi, da molti punti di vista, non possiamo riferirci solo alla città fisica, ma anche alla città con i suoi cittadini (…). Non si parla più di “top-down” (la progettazione che viene “calata” dall’alto) o di “bottom-up” (movimenti che dal basso riescono a ottenere le trasformazioni): facciamo riferimento a un approccio middle-out, come lo identifica la Ostanel, in cui c’è una collaborazione civica e una co-progettazione. Questo, nell’ambito dell’accessibilità, è fondamentale”.
Per approfondimenti:
DGR n. 841 del 31 marzo 2009 – ALLEGATO A
Strumenti aperti di mappatura:
Mapillary (https://www.mapillary.com)
OsmAnd (https://osmand.net/)
StreetComplete (https://streetcomplete.app/)
Vedi anche:
PEBA nelle regioni: in Friuli accessibilità è sinonimo di condivisione digitale https://www.architettiroma.it/notizie/pianificazione/peba-nelle-regioni-in-friuli-accessibilita-e-sinonimo-di-condivisione-digitale
PEBA nelle regioni: l’approccio multidimensionale della Toscana https://www.architettiroma.it/notizie/pianificazione/peba-nelle-regioni-lapproccio-multidimensionale-della-toscana
PEBA nelle regioni italiane: spunti metodologici dalle esperienze del Lazio https://www.architettiroma.it/notizie/pianificazione/peba-nelle-regioni-italiane-spunti-metodologici-dalle-esperienze-del-lazio
Architetti e città inclusiva: dalla progettazione per tutti al PEBA partecipato https://www.architettiroma.it/notizie/professione/architetti-e-citta-inclusiva-dalla-progettazione-per-tutti-al-peba-partecipato
Laboratorio aperto sull’accessibilità nel Lazio: ampliamento del concetto di barriera, in attesa del Registro telematico PEBA
https://www.architettiroma.it/notizie/pianificazione/laboratorio-aperto-sullaccessibilita-nel-lazio-ampliamento-del-concetto-di-barriera-in-attesa-del-registro-telematico-peba/
Luoghi della cultura: fruizione ampliata con i fondi del PNRR
https://www.architettiroma.it/notizie/pianificazione/luoghi-della-cultura-fruizione-ampliata-con-i-fondi-del-pnrr/