I Piani per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA) possono contribuire a rendere inclusive le città, a patto di essere integrati da rinnovati processi di analisi del contesto e da adeguati livelli di programmazione degli interventi: lo conferma l’esperienza della Regione Lazio che ha provveduto a emanare le proprie Linee guida in materia di PEBA (Deliberazione 11 febbraio 2020 n. 40, Allegato A), sviluppando un percorso attraverso il quale – anche in previsione di passaggi cruciali per Roma Capitale, come il Giubileo 2025 e l’eventuale Expo 2030 – punta a liberare gli spazi urbani dagli ostacoli che impediscono la fruizione in autonomia da parte delle persone con disabilità.
In un quadro legato alla normativa nazionale, a partire dalla Legge 41/1986 che ha introdotto per i Comuni l’obbligo di approvare i PEBA, la Legge regionale 74/1989 costituisce il primo passaggio delle politiche locali nel Lazio a beneficio di “Interventi per l’accessibilità e l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici ed attrezzature di proprietà di Regione, province, comuni e loro forme associative nonché degli altri enti pubblici operanti nelle materie di competenza regionale”. A trent’anni di distanza, le Linee guida “per la deliberazione, redazione e approvazione dei PEBA“ sono state approvate per sopperire alla mancanza di indicazioni generali nella Legge 41/1986 e integrare la precedente normativa regionale.
Come emerso nel corso del convegno “Costruire la prossimità per tutti”, svoltosi il 6 giugno presso la sede dell’Ordine degli Architetti di Roma (OAR) nell’ambito delle celebrazioni per i 100 anni della professione, con l’intervento in videoconferenza della Ministra per le disabilità Alessandra Locatelli, le linee guida della Regione Lazio del 2020 individuano tre livelli di analisi e attuazione di un PEBA (edilizio; urbano / territoriale; amministrativo) e, recependo il cambiamento culturale innescato dalla Convenzione ONU del 2006 sui diritti delle persone con disabilità, acquisiscono termini specifici per declinare i temi dell’inclusione.
A margine dell’incontro, Alice Buzzone, Consigliera OAR e responsabile delegata dal Consiglio per l’Osservatorio Accessibilità e Universal design, ha evidenziato la metamorfosi in atto: “Abbiamo compreso che il PEBA può essere sviluppato con diversi gradi di approfondimento, avvantaggiandosi di strumenti collaterali, con una pianificazione innovativa che faccia proliferare le occasioni per creare accessibilità. L’Ordine di Roma e l’Osservatorio Accessibilità in particolare offrono la propria disponibilità a fare luce sulle caratteristiche di un PEBA adattato alle peculiarità di Roma Capitale e alla Regione Lazio. L’Osservatorio, che ha realizzato iniziative come le Passeggiate Inclusive Universali insieme ad altri stakeholder, può rappresentare il legame tra tecnici, istituzioni e associazioni di categoria. Può contribuire a trasformare la città coinvolgendo i tecnici, formandoli, e creando opportunità di lavoro per gli iscritti”.
La pianificazione condotta dai professionisti su mandato degli enti locali e con il contributo delle associazioni di cittadini dovrà intervenire non solo sulle barriere di impedimento fisico, ma anche su ostacoli che dipendono da difficoltà di comunicazione / comprensione, discriminazioni, inadeguatezza dei sistemi di trasporto: la progettazione universale per la città accessibile acquisterà sfumature quali accomodamento ragionevole, adattabilità, visitabilità.
Per quanto riguarda la fase di controllo della effettiva realizzazione dei PEBA, il Registro regionale telematico dei PEBA, introdotto nel 2018 con una modifica (art. 3 bis) della Legge 74 della Regione Lazio con l’obiettivo di “monitorare e promuovere l’adozione dei PEBA da parte di comuni, province e Città metropolitana di Roma capitale”, si configura come un dispositivo utile, anche ai fini della partecipazione pubblica, ma risulta ancora in fase di implementazione.