Attivare laboratori con gli studenti incentrati sui «luoghi della memoria», non necessariamente legati a specifici eventi storici, con l’obiettivo di promuovere i centri urbani, far rivivere spazi identitari – anche solo per alcune parti di città – degradati e/o scomparsi, «in modo che possano costituire la base di partenza per le future trasformazioni urbane e sociali». È proprio sulla difesa e sulla valorizzazione della memoria che si incentra il programma per il nuovo anno scolastico di Plans, acronimo di «Portiamo L’Architettura Nelle Scuole», la Commissione dell’Ordine degli Architetti di Roma composta da professionisti e docenti che – attraverso l’avvio di percorsi formativi per bambini e ragazzi, creando alleanze tra scuole, esperti e istituzioni – promuove la cultura architettonica e la comprensione dell’ambiente per contrastare il degrado fisico e sociale dei territori.
Lo scorso 27 novembre, alla Casa dell’Architettura, si è svolto l’evento di apertura dell’anno scolastico 2023/2024 di Plans, che si propone di attivare, nelle scuole che aderiranno al programma, un laboratorio con gli studenti imperniato, come detto, sul tema della memoria: in occasione del convegno, con il coordinamento scientifico di Roberta Bocca, vicepresidente OAR e coordinatrice della Commissione – di cui fanno parte Valentina Di Stefano, Antonia Genco, Pierpaolo Giannuzzi, Marcello Mele, Ilaria Olivieri, Giuseppe Parisio – sono stati proposti approfondimenti sull’argomento, spaziando dal linguaggio digitale alla memoria collettiva «che diventa architettura» – come nel caso dei memoriali – fino alla fotografia. Nel corso della giornata si è svolta una performance live di street art ispirata al genius loci.
«L’Ordine degli Architetti di Roma continua a portare avanti una serie di iniziative che puntano a sensibilizzare le nuove generazioni sul valore della nostra professione», ha detto Alessandro Panci, presidente OAR, introducendo i lavori: dall’Open Day dello scorso settembre, «che ha portato una platea di giovani studenti alla Casa dell’Architettura – ha proseguito – alle attività con le scuole per promuovere il dialogo con i ragazzi, come avviene con Plans. Tra i progetti per il futuro c’è anche la possibilità di mettere in contatto giovani che vivono sul nostro territorio con altri che risiedono in zone colpite da eventi sismici: l’obiettivo è fargli comprendere l’importanza degli spazi in cui viviamo e che utilizziamo quotidianamente. Gli architetti hanno un ruolo fondamentale su questo fronte in quanto sono loro a progettare lo spazio, dagli edifici ai luoghi pubblici, rispondendo a esigenze e richieste di chi ci vive e lavora».
Il tema della memoria, scelto per le attività di Plans da svolgere nel corso del corrente anno scolastico, ha spiegato Roberta Bocca, «è particolarmente originale e importante: perdere la memoria, anche a livello collettivo, significa smarrire i riferimenti. Proporre questo argomento, in forma di laboratorio da portare nelle scuole, connesso ai temi dell’architettura, può essere dunque molto utile. Si tratta, in un certo senso, di un altro modo di guardare alla riqualificazione dello spazio: intorno a noi, nelle città, ci sono luoghi vocati espressamente alla memoria, monumenti dedicati a ricordare specifici eventi, ma anche – dentro singoli quartieri del tessuto urbano – punti meno densi di significato in termini generali, ma molto sentiti a livello locale. Valorizzarli è un modo di riempire di contenuti lo spazio che ci circonda». La Commissione, ha aggiunto la vicepresidente OAR, «porterà avanti la propria attività anche a livello istituzionale attraverso la firma di protocolli con gli istituti scolastici e non solo e punta a creare le condizioni per un riconoscimento di crediti formativi agli studenti che partecipano ai laboratori proposti». Annunciato, infine, il lancio di una call per reclutare docenti, architetti, liberi professionisti interessati a collaborare con le attività di Plans.
Durante la giornata, come detto, in linea con l’obiettivo di mettere in risalto la storia e la memoria dei luoghi, si è svolta una performance dal vivo di due street artist romani sul tema del genius loci, con opere ispirate al quartiere Esquilino: Gojo ha realizzato una raffigurazione di Iside, connessa all’antica collocazione nella zona del tempio dedicato alla dea egizia; mentre Lus57 ha dipinto una «principessa» di fine ‘800, vestita all’etrusca, circondata da disegni allegorici dell’antico labirinto con al centro il pino di Villa Altieri e della Mole Sabauda, che sarebbe dovuta sorgere nei pressi di Piazza Vittorio.
Tra gli approfondimenti che hanno completato il programma della giornata, proponendo diverse declinazioni del tema memoria, c’è stato l’intervento della scrittrice Sara Fabrizi sull’utilizzo di fonti di natura diversa – memorialistica, fonti d’archivio, digitalizzate e social – «come risorsa per ricostruire la memoria e trasformarla in strumento di dialogo, oltre che di informazione», ma anche il focus di Gilberto Maltinti sulla fotografia «come strumento di memoria del luogo urbano», di Roma in particolare, con le immagini che, attraverso gli anni, «hanno documentato l’architettura, le strade, la cultura e gli eventi della Città».
La «memoria collettiva che diventa architettura» è stato il titolo della relazione di Raynaldo Perugini, architetto, storico dell’architettura, figlio di Giuseppe Perugini, progettista con Mario Fiorentino del Memoriale delle Fosse Ardeatine, caso emblematico e «primo monumento moderno italiano, insieme scultura nel paesaggio e spazio architettonico fruibile».
Marco Maria Sambo, segretario OAR e direttore editoriale di AR Magazine e coordinatore Osservatorio 900 OAR, ha infine ricordato la «drammatica vicenda degli architetti di religione ebraica iscritti all’Ordine di Roma il cui nome fu cancellato dall’albo nel 1940 a seguito delle infami leggi razziali: Angelo Di Castro, Romeo Di Castro, Umberto Di Segni, Davide Pacanowski. Professionisti – ha detto – di cui preserviamo la memoria e che hanno contribuito alla costruzione dell’immagine della Roma novecentesca». (FN)