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Cultura
22 Ottobre 2024

Sicurezza sul lavoro: una questione di civiltà

Diffondere la cultura della sicurezza, farla germogliare, riflettendo sui dati, come: il “muro dei mille morti” sul lavoro ogni anno, non un numero ma persone che perdono la vita per lavorare. Mille e quarantuno – per la precisione – solo nel 2023. Salvaguardare la vita e la salute è ovviamente il primo e irrinunciabile obiettivo e segno di civiltà, ma da una ricerca dell’International social security agreements in cui è rappresentata anche l’Inail, condotta su 337 imprese di 19 Paesi, si scopre anche che ogni euro investito in prevenzione porta un ritorno economico di 2,2 euro. I dati dimostrano – una volta per tutte – che la prevenzione sui luoghi di lavoro è un investimento e non un costo, a questo bisogna aggiungere che ha incalcolabili ritorni sociali e umani, ed è altrettanto fondamentale capire che ognuno deve svolgere al meglio e con coscienza il suo ruolo, avendo cura degli altri.

Da dove partire? Necessariamente dalla cultura della sicurezza, intesa come l’insieme dei valori, degli atteggiamenti, delle percezioni, delle convinzioni che i lavoratori condividono all’interno dell’azienda. Di questo si è parlato secondo molteplici sfaccettature al convegno “La sicurezza sui luoghi di lavoro: un tema di civiltà” tenutosi al complesso monumentale dell’Acquario Romano lunedì 21 ottobre, in una sala gremita, organizzato in collaborazione con l’Ordine degli Ingegneri della provincia di Roma e Panormedil Cpt di Palermo. Non a caso Alessandro Panci, presidente dell’Oar, ha parlato di «sicurezza e in particolare della prevenzione come lavoro di squadra, non demandabile a una o più figure che operano nel cantiere» e della necessità di intervenire su alcune criticità legate al subappalto a cascata e all’uso improprio del distacco dei lavoratori da un’impresa all’altra.

«Sono orgogliosa di avere organizzato questo evento, su sollecitazione di Christian Rocchi, ex presidente Oar, e lo ritengo particolarmente rilevante perché introduce un cambio di prospettiva. All’Ordine degli Architetti di Roma ne abbiamo realizzati tanti, sempre in tema di sicurezza cantieri, sempre in collaborazione con gli ingegneri e sempre con un grosso riscontro e un grande interesse da parte degli iscritti, ma in questo caso abbiamo pensato ad un’iniziativa che contribuisca, più che all’informazione specialistica rivolta ai tecnici, a far germogliare il seme della cultura della sicurezza, coerentemente con la politica dell’Ordine, che è protesa verso la collettività», afferma Roberta Bocca, vicepresidente dell’Oar. «Il compito degli Ordini istituzionali – ricorda la vicepresidente – è vigilare che i propri iscritti abbiano un comportamento ‘onorevole’, corretto nei confronti della committenza». «Al di là dei continui aggiornamenti – chiosa -, le leggi avranno sempre un’efficacia limitata se non si diffonde la cultura della sicurezza sui luoghi di lavoro». Rimarca l’idea di una necessaria sinergia tra le figure che operano nel cantiere anche Alfredo Simonetti, presidente della Commissione “Sicurezza luoghi di lavoro” dell’Ordine degli Ingegneri di Roma: «ognuna è come una tessera di un puzzle che va collocata al posto giusto».

Un’interessante proposta agli architetti e agli ingegneri, che è quasi un grido di speranza, proviene da Filippo Anelli,  presidente della Federazione nazionale Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, che ha ricordato le «50 aggressioni giornaliere nei confronti dei professionisti sanitari». Dunque, il tema della sicurezza del personale sanitario secondo Anelli deve incrociare il tema dell’architettura e del benessere, perché è necessario risolvere il tema delle aggressioni senza militarizzare le strutture sanitarie, senza minare il libero accesso e salvaguardando l’accoglienza degli ambienti. Di qui l’appello al mondo della progettazione per collaborare insieme ad un nuovo modello di ospedale. «È un percorso da fare insieme – afferma – per riorganizzare l’ospedale e garantire una sanità serena e sicura». «Accogliamo la proposta del presidente Anelli, di lavorare su una nuova tipologia di ospedale, che con il post-covid sappiamo essere desueta», afferma Christian Rocchi, ex presidente dell’Oar. «Da architetto che frequenta molto i cantieri, posso dire – prosegue Rocchi – che difficilmente si può pensare di creare una cultura della sicurezza attraverso le norme, che purtroppo spesso non vengono percepite come necessarie. Bisogna, invece, creare le giuste premesse all’interno del cantiere stesso. Come conseguenza di una cultura che porta il singolo ad essere un competitore rispetto alle altre persone, nei cantieri ognuno lavora per conto suo, non avendo la consapevolezza, invece, di essere lì a concretizzare quello che ci dice la Costituzione: ogni lavoro deve essere teso al miglioramento anche spirituale, oltre che materiale. Questa generalizzata mancanza di percezione, non soltanto da parte degli operai, ma anche di chi fa impresa, e in alcuni casi anche del committente, non è casuale», sottolinea Rocchi. «Nel nostro lavoro – prosegue – dovremmo tornare a considerarci non come individui isolati, ma parti di un tutto. I legami non sono soltanto familiari, si stabiliscono anche sul luogo di lavoro: se apri una botola e la lasci aperta, la tua disattenzione avrà conseguenze anche su chi ti sta vicino».

Ci vuole un cambio di visione anche per Pasquale Desideri, dell’ufficio Consulenza tecnica per la salute e la sicurezza dell’Inail – direzione regionale Lazio. «Serve un approccio collaborativo» e in fondo questo ce lo dice il “testo unico” sulla Sicurezza.  Desideri cita l’articolo 20: «ogni lavoratore deve prendersi cura della propria salute e sicurezza e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro, su cui ricadono gli effetti delle sue azioni e omissioni, conformemente alla sua formazione, alle istruzioni, ai mezzi forniti dal datore di lavoro». «Aziende ed istituzioni devono andare nella stessa direzione, nella consapevolezza che le norme sono ben strutturate e l’apparato sanzionatorio è severo, ma è necessario che le norme vengano rispettate con buon senso e consapevoli del valore della vita umana», afferma Domenico Princigalli, direzione regionale Inail Lazio. Princigalli ricorda che, sul fronte degli infortuni, stiamo ritornando ai numeri pre-Covid con un aumento delle malattie professionali. «Nei primi otto mesi del 2024, gli infortuni mortali nel Lazio sono incrementati, ce ne sono stati 72, 12 in più dello scorso anno». Serve formazione, serve fare informazione e diffondere la cultura della sicurezza, rimarca anche Gioia Gorgerino, presidente del Cefme-Ctp, organismo paritetico per la formazione e la sicurezza in edilizia di Roma.

Gaetano Scancarello, presidente Panormedil Cpt di Palermo, ricorda l’importanza del fare formazione in modo serio ed efficace, in modo da predisporre i partecipanti ad un apprendimento attivo e collaborativo: «bisogna attivare un percorso di sensibilizzazione culturale, credendo nella sicurezza per far capire che l’investimento in sicurezza non è una spesa inutile, ma un modo per tornare a casa col sorriso». Stefano Macale, direttore di Formedil nazionale, apre una pesante parentesi sul problema degli «incidenti che sono sempre ricorrenti, come la caduta dall’alto, un problema cinquant’anni fa come lo è oggi: non c’è settore industriale che ripeta gli stessi errori nell’arco di cinquanta anni», afferma. E ancora una volta il punto dolente è fare una formazione seria ed efficace.

Si è parlato anche di sistemi di gestione della salute e sicurezza capaci di diminuire notevolmente il profilo infortunistico, con un focus sulla Uni Iso 45001: 2018, con Ferdinando Izzo, architetto, direttore di corsi sulla sicurezza e consulente dell’Oar, nonché di patente a punti con Manuel Carusi, dell’Ispettorato del lavoro di Roma e provincia, che è andato a chiarire gli aspetti più delicati, ricordando che è possibile inviare quesiti all’indirizzo PatenteACrediti_FAQ@ispettorato.gov.it. Eleonora Palladino, architetto, dirigente dell’area tecnica Edilizia dell’Inps ha ricordato il ruolo che ha l’Istituto nazionale della previdenza sociale nell’ambito della sicurezza. Duilio Castiglia, ingegnere, direttore di Panormedil Cpt ha raccontato di un progetto eseguito nelle scuole in cui i ragazzi sono diventati ambasciatori di messaggi sulla sicurezza, riuscendo così a veicolare concetti chiave nelle loro famiglie. Marco Ambrogi del Cesf Perugia ha ricordato che le morti nei cantieri «sono causate per l’80% da errori comportamentali. Questo 80% si divide in due rami: un 30% è imputabile alla mancata formazione, informazione e addestramento e l’altro 50% alle pratiche scorrette che vengono tollerate». Dei pilastri della cultura della sicurezza: conoscenza, consapevolezza, coscienziosità e condivisione, ha parlato Antonio Di Muro, ingegnere, referente area Sicurezza dell’Ordine degli Ingegneri di Roma.

Con il convegno è stata inaugurata nella sala centrale dell’Acquario romano, la mostra fotografica di Giuseppe Gerbasi “la sicurezza in 30 scatti”, proposta da Panormedil Cpt. La collezione di immagini presenta un’esplorazione approfondita di tutti gli aspetti legati alla sicurezza e la vita quotidiana in cantiere, catturando con maestria le sfumature più significative.  Obiettivo della mostra è sensibilizzare i lavoratori e le imprese sull’importanza della sicurezza nei cantieri.

«Abbiamo scelto di raccontare la sicurezza sul lavoro attraverso un racconto che non fosse meramente didascalico e che non si focalizzasse sui tristi aspetti delle morti bianche ma piuttosto che cogliesse l’armonia dei gesti nello spazio trasformando così ogni immagine in un’opera d’arte che celebra il lavoro», dichiarano il presidente Gaetano Scancarello e vicepresidente Pasquale De Vardo di Panormedil Cpt. «Ho provato a raccontare delle storie uniche ed autentiche che comunicassero emozioni e poesia in una narrazione visiva ricca di significato all’interno dei luoghi stessi che, con la loro bellezza aspra e rude, fungono da cornice per le esperienze vissute sul cantiere», spiega Giuseppe Gerbasi.

di Mariagrazia Barletta con Francesca Bizzarro, videointerviste di Francesco Nariello, post-produzione Giuseppe Felici

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