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Cultura
14 Aprile 2025

Cinema, l’OAR: «Il recupero della sale dismesse parte dai progetti. Serve un tavolo permanente»

Nel convegno alla Casa dell’Architettura il confronto con i soggetti istituzionali coinvolti, dalla Regione Lazio al Comune di Roma, fino alla Soprintendenza - Tra le proposte dell’Ordine degli Architetti di Roma: introdurre norme specifiche che tengano conto della peculiarità delle strutture, fare chiarezza sulle competenze riguardanti vincoli e tutele degli immobili, valutare come procedere caso per caso e dare centralità alla progettazione

Un quadro normativo chiaro e specifico, l’individuazione delle competenze tra enti e amministrazioni, la valutazione puntuale caso per caso e, soprattutto, la centralità del progetto come punto di partenza di ciascun intervento. Sono alcune delle proposte in materia di recupero delle sale cinematografiche romane avanzate dallOrdine degli Architetti PPC di Roma e provincia, che  rilancia la necessità di affrontare il tema con strumenti adeguati e una visione d’insieme: da un lato, l’elaborazione di norme urbanistiche e tecniche che tengano conto della peculiarità architettonica e culturale di questi spazi, dall’altro, la proposta di istituire un tavolo tecnico permanente, promosso dall’OAR, che riunisca tutti i soggetti istituzionali coinvolti – dalla Regione Lazio al Comune di Roma fino alla Soprintendenza – per costruire una strategia condivisa e di lungo periodo.

Un confronto ampio e approfondito sul futuro di spazi che sono stati, per decenni, punti di incontro e di riferimento nei territori – luoghi di cultura, condivisione e memoria, il cui potenziale non può essere disperso, anche in un’ottica di rigenerazione urbana – ha caratterizzato  il convegno «Il recupero delle sale cinematografiche – Dal dire al fare», che si è svolto lo scorso 11 aprile alla Casa dell’Architettura, realizzato dall’Ordine degli Architetti PPC di Roma e provincia con il coordinamento scientifico di Marco Maria Sambo, segretario OAR e direttore di AR Magazine, Lorenzo Busnengo, consigliere OAR con delega ai rapporti con la pubblica amministrazione, e dell’architetto Paolo Verdeschi. L’iniziativa, che fa seguito al precedente appuntamento «La carica dei 101», dello scorso ottobre (qui l’articolo: LINK), si inserisce in un percorso strutturato di riflessione e proposta per affrontare in modo concreto la questione della dismissione delle sale cinematografiche romane, oltre cento chiuse negli ultimi anni. Una ulteriore occasione di dialogo aperto tra istituzioni, operatori del settore e professionisti, in cui sono state toccate tutte le sfumature di una questione complessa e non priva di criticità: dall’urgente necessità di un cambio di paradigma per garantire un futuro alle sale nell’era delle piattaforme digitali e dei social media, al rifiuto condiviso, da parte dei partecipanti,  verso le trasformazioni che in diversi casi hanno visto questi luoghi di valore sociale, culturale e urbano convertiti in supermercati o sale bingo, fino alla consapevolezza condivisa che ogni caso deve essere valutato singolarmente, tenendo conto di aspetti fondamentali come il valore storico-architettonico dell’edificio o la sua collocazione, nel centro storico o nelle periferie della città.

Come emerso da un primo monitoraggio diffuso già nel convengo di ottobre 2024, ad oggi, a Roma, sono 5 le sale cinematografiche trasformate in spazi culturali, mentre 53 sono quelle adibite a supermercati, negozi o sale bingo. Ne restano 43 su cui ragionare: contenitori vuoti sparsi per la città, con una volumetria consistente che richiede un investimento rilevante.

Ad aprire i lavori è stato il presidente OAR, Alessandro Panci, sottolineando come «il recupero delle sale cinematografiche rientri in un più ampio ragionamento di trasformazione della Città, in cui il recupero di edifici con valore architettonico deve affiancarsi alla rigenerazione di spazi che rappresentano occasioni di rilancio sociale e culturale per lintera comunità». Come Ordine – ha ribadito – «chiediamo l’istituzione di un tavolo tecnico permanente per un dialogo aperto ed un confronto costruttivo sul ruolo delle sale cinematografiche». Poi un appello chiaro: servono regole certe, attenzione ai contesti e protagonismo del progetto, inteso come strumento per coniugare identità storica e innovazione, nel segno della qualità architettonica.

Il dialogo con gli enti coinvolti

L’impegno dell’OAR per portare avanti un dialogo continuo con tutti gli enti coinvolti in una strategia che punti al recupero dei cinema dismessi di Roma si è concretizzato nel tavolo di confronto sugli aspetti normativi con le istituzioni competenti: un tavolo che l’OAR, come detto, propone di rendere permanente. «Abbiamo dialogato – ha spiegato Lorenzo Busnengo, consigliere dell’Ordine degli Architetti di Roma con delega ai rapporti con la Pubblica Amministrazione, che ha moderato il confronto «normativo» tra gli ospiti istituzionali presenti – con la Regione Lazio, che attualmente ha in discussione la proposta di legge regionale n. 171, la quale interviene anche su aspetti normativi legati alle sale cinematografiche e, più in generale, agli spazi per lo spettacolo. Così come con Roma Capitale, che con la proposta di adozione della modifica delle Norme Tecniche di dicembre 2024, ha introdotto elementi specifici riguardanti queste strutture. E con la Soprintendenza, con la quale si è discusso in merito agli edifici di maggiore valore storico e architettonico originariamente destinati a sale cinematografiche. Finalmente, si è potuto avviare un confronto concreto sui contenuti, andando oltre gli slogan, sul tema della dismissione dei cinema: un fenomeno, va ricordato, che affligge la nostra città da decenni. Le innovazioni normative e legislative proposte sono state oggetto di un confronto puntuale: abbiamo chiesto ai rappresentanti degli enti coinvolti chiarimenti efficaci e concreti, affinché queste norme diventino uno strumento utile per liberare energie progettuali, permettendo ai professionisti – e agli architetti in primis, unici attori con le competenze necessarie a sintetizzare aspetti normativi e valenze storiche e culturali, a favore dei cittadini e delle relative valenze urbane – di tornare a realizzare progetti di qualità». Progetti che, come emerso nel dibattito, devono essere calibrati rispetto alle singole caratteristiche architettoniche. In alcuni casi, ad esempio, precisa Busnengo, «si potrà procedere con un restauro filologico, soprattutto per quegli edifici soggetti a vincolo diretto e quindi di particolare rilevanza storico-architettonica: pensiamo ai cinema progettati da Libera, Moretti, Calza Bini, strutture che, oltre al valore architettonico, hanno ricoperto un ruolo fondamentale nella vita culturale e sociale dei quartieri romani, divenendo veri e propri luoghi di riconoscibilità e memoria collettiva». Su queste basi, si è riflettuto «sulle possibilità di trasformazione che permettano di non disperdere le potenzialità di questi spazi, eredità con cui molti di noi sono cresciuti e che riteniamo fondamentale preservare anche nei processi di rigenerazione urbana».

Qui la video riflessione di Lorenzo Busnengo

Laura Corrotti, presidente Commissione X – Urbanistica Politiche abitative e Rifiuti della Regione Lazio ha ribadito la posizione dell’amministrazione «sui cinema chiusi sul territorio regionale. Non  vogliamo più vedere – ha detto – questi spazi vuoti e abbandonati, a volte anche occupati e che sono fonti di degrado. Faremo in modo, con la legge 171 in discussione nella Commissione X e che presto andrà in aula, che questi spazi ormai vuoti possano essere riconvertiti e dare nuova vita anche ai quartieri. Nella legge 171 abbiamo previsto anche una premialità per coloro che vorranno riaprire in questi luoghi dei cinema: dimostrando che le sale non volgiamo chiuderle ma aprirle». Infine un annuncio: «Per agevolare chi dovrà poi attuare le norme – ha detto Corrotti – abbiamo deciso di estrapolare la parte che riguarda i cinema dall’articolo 2 della proposta di legge 171 che va a modificare la legge di rigenerazione urbana, la 7/2017, e inserire direttamente un emendamento all’interno dell’articolo dei cinema, così ci sarà più linearità e meno confusione per quanto riguarda l’attuabilità della legge».

Qui la video intervista a Laura Corrotti

La giornata organizzata dall’OAR, ha invece sottolineato Antonella Melito, consigliera Roma Capitale, Vicepresidente Commissione Urbanistica, è stata «una occasione per ribadire quanto abbiamo sostenuto con la modifica delle norme tecniche di attuazione del Piano Regolatore, al comma 3 bis dell’articolo 6: la modifica ha fatto in modo di stralciare quanto era previsto dal comma 16, articolo 25 del Piano stesso, ovvero una tutela che riguardava in particolare le sale del centro storico, portandola invece nelle disposizioni generali del Piano. La volontà, ha proseguito, «è cercare di tutelare le sale dando anche l’opportunità, con l’aumento del 50% della Sul interna, di poter rifunzionalizzare, di prevedere una multifunzionalità di tali strutture e di fare in modo che le sale possano essere rilanciate nella loro destinazione – auspichiamo a prevalenza culturale – e nella loro funzione, anche e soprattutto nelle periferie». Oggi Roma «conta quasi 50 sale abbandonate o chiuse, ha continuato Melito – ed era necessario intervenire. Il patrimonio architettonico della nostra città va difeso ma il vincolo della tutela diventa massimo quando è funzionale ad una riqualificazione di questi spazi, quando li vuole tutelare ma anche renderli vivi e frequentabili dai cittadini e dalle cittadine della Capitale. La chiusura di una sala non deve dipendere dagli anni di abbandono né da logiche di profitto e di mercato, ma da quanto quella struttura serve ancora a livello culturale su un territorio».

Qui il video con Antonella Melito

Ha partecipato al dibattito anche la Soprintendenza speciale di Roma  Archeologia, Belle Arti, Paesaggio (SSABAP) con Alessandra Centroni, RAF tutela architettonica.

Visioni e proposte per il futuro

La visione dell’Ordine degli Architetti di Roma sul recupero dei cinema dismessi sul territorio capitolino – anche da un punto di visto culturale, storico, sociale -, il punto sul lavoro svolto finora, le priorità da perseguire sono state al centro delgli apprendimento di Marco Maria Sambo,  segretario dell’OAR e direttore di AR Magazine, e dell’architetto Paolo Verdeschi, che hanno poi moderato le due tavole rotonde tematiche che hanno completato la giornata.

«Il recupero delle sale cinematografiche va affrontato come un tema specifico dal punto di vista normativo – ha sottolineato Marco Maria Sambo, segretario dell’OAR e direttore di AR Magazine – evidenziando come il progetto debba essere al centro di ogni processo di trasformazione o rigenerazione urbana, a maggior ragione quando si tratta di cinema. Cinema e architettura – ha infatti ribadito – sono un binomio indissolubile». In quest’ottica, l’Ordine degli Architetti di Roma ha proposto l’istituzione di un tavolo tecnico permanente, che riunisca tutti i soggetti istituzionali e professionali coinvolti, per affrontare in modo sistematico e condiviso la questione del futuro delle sale cinematografiche. Una loro mappatura completa  è un primo passo fondamentale anche per andare ricostruire la storia di questo grande patrimonio. Per evitarne la perdita definitiva, è necessario lavorare su più fronti: lavorando sui vincoli, proponendo soluzioni specifiche per gli edifici di particolare rilievo. Poi c’è il tema delle sale da rifunzionalizzare, affrontando le questioni normative a monte, salvaguardando ove possibile la vocazione sociale e culturale di questi luoghi». Sambo si è poi soffermato, come spunti di riflessione, su alcuni esempi concreti di cinema dimessi a Roma. Come il Cinema Teatro Maestoso, sull’Appia Nuova, oggi abbandonato, opera del Novecento di grande valore firmata da Riccardo Morandi nel 1957 – che è anche la copertina del convegno -, da trattare in modo attento e che non possiamo certo perdere. Ma anche il Cinema Rouge et Noir, in via Salaria, vicino a piazza Fiume, trasformato in una sala bingo molti anni fa, o il Cinema Holiday, con la sua inconfondibile scritta rossa che lo rendeva un punto di riferimento del quartiere: oggi, al suo posto, c’è un supermercato. «Dobbiamo chiederci, tutti insieme, com’è stato possibile?».

«Coordinare tutte le forze in campo non è semplice – ha osservato Paolo Verdeschi -. Parliamo di coinvolgere tutta la filiera: dalla produzione cinematografica ai gestori, ai distributori, fino a chi si occupa di finanziamenti e alle istituzioni che definiscono le normative. Tuttavia, riteniamo che il valore culturale del cinema sia troppo importante per essere trascurato e vada assolutamente salvaguardato». La mappatura delle sale cinematografiche romane, ha proseguito, «è fondamentale per calibrare ogni intervento in modo efficace. In particolare, per quanto riguarda le sale abbandonate. Sarà necessario partire dalla questione della proprietà, aspetto che finora è stato spesso trascurato: solo così si potranno valutare, quartiere per quartiere, le potenzialità di ogni intervento. La mappatura è quindi uno strumento essenziale e, non a caso, già nel 2014 la Direttiva Franceschini parlava di un censimento completo di tutte le sale cinematografiche». Il potenziale «è enorme – ha infine rimarcato Verdeschi -: il recupero delle sale può generare nuove opportunità di lavoro, occasioni per fare cultura, per socializzare e, soprattutto, per avviare processi di rigenerazione urbana. Inoltre, può contribuire a dotare i quartieri di nuovi servizi. Riuscire ad aprire più cinema in diverse zone della città significa anche dare un contributo concreto alla realizzazione del concetto di Città dei 15 minuti».

Qui il video di Paolo Verdeschi

La giornata si è chiusa, come anticipato, con due tavole rotonde tematiche. La prima, moderata da Marco Maria Sambo, si è focalizzata su «La funzione delle sale cinematografiche nellambito del restauro urbano e della rigenerazione urbana. Aspetti storici, culturali, sociali» e ha visto la partecipazione, di Gianni Bulian, architetto, già Soprintendente; Laura Delli Colli, giornalista e scrittrice, presidente Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani – Premi Nastri d’Argento; Gianfranco Pannone, regista e docente di cinema; Chiara Tringali, responsabile comunicazione di ZaLab, laboratorio culturale per la produzione e distribuzione di cinema libero, indipendente e sociale; ed Emma Tagliacollo, CTF OAR – Storia e Critica, Commissione Archivi e Osservatorio 900.

Qui alcune riflessioni di Laura Delli Colli

Il secondo panel, moderato da Paolo Verdeschi e Lorenzo Busnengo, si è invece concentrato su «Possibilità di valorizzazione e nuove attrattive delle sale cinematografiche», con gli interventi di Massimo Alvisi, Alvisi-Kirimoto Architetti; Richard Borg, Presidente Fce – First Class Entertainment; e Silvano Curcio, docente della Sapienza e autore del libro «Fantasmi urbani. La memoria dei cinema di Roma».

Qui una breve video intervista a Massimo Alvisi, che si è già cimentato con il recupero di una sala cinematografica – a L’Aquila – e racconta il suo approccio e la sua esperienza. (FN)

Video interviste e fotografie di Francesco Nariello

di Francesco Nariello

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