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Architettura
13 Giugno 2024

Via Giulia: occasione persa o un’opportunità di rilancio? Aperto il dibattito alla Casa dell’Architettura

Al via il terzo appuntamento alla Casa dell’Architettura, dopo gli eventi su Mattatoio e Palazzina Romana, nell’ambito del tema Centro Storico – Città Storica | restauro, ricucitura, rigenerazione, sostituzione e trasformazione”. Così Lorenzo Busnengo | Consigliere OAR introduce una riflessione profonda su Via Giulia.

Un’occasione persa o un’opportunità di rilancio?

“L’intento dell’Ordine degli Architetti PPC di Roma è instaurare un dialogo aperto e franco con la città intera, dalle forze sociali a quelle imprenditoriali, fino alla rappresentanza istituzionale e politica – prosegue Busnengo – Gli architetti romani si fanno portavoce della necessità di rilancio di temi fondamentali per il centro storico, in un contesto di assoluto silenzio per la paura di affrontare trasformazioni e rigenerazioni di porzioni urbane”.

Gli fa eco Alessandro Panci | Presidente OAR: “L’Ordine degli Architetti PPC di Roma cerca di sensibilizzare le amministrazioni a comprendere le situazioni nelle loro peculiarità, confrontandosi con i tecnici che conoscono il territorio. Analogamente sosteniamo le procedure concorsuali per rimettere al centro la qualità dell’architettura e le risposte che i progetti danno alle esigenze della cittadinanza”.

Una vicenda annosa quella che ha coinvolto negli ultimi anni Via Giulia, una delle strade più identitarie della Città Eterna, tanto da guadagnarsi nel tempo l’appellativo di Via Magistralis (Via Magistrale) e poi di Via Mercatoria (per la sua connotazione finanziaria). Prima e più lunga strada di Roma, per il suo andamento rettilineo di all’incirca mille metri, corre parallelamente al Tevere, tra il rione Regola e il rione Ponte, da Piazza San Vincenzo Pallotti a Piazza dell’Oro.

Voluto da Giulio II cinque secoli fa, su disegno di Donato Bramante, l’asse viario, che collega Piazza di Ponte Sant’Angelo con i mercati di Campo de’ Fiori e Piazza Navona, è un crocevia di residenti, artisti, commercianti, ma anche di turisti e visitatori che, in questa commistione di funzioni, hanno l’occasione di respirare la vera atmosfera romana.

Tutto nasce da un PUP, previsto a Via Giulia, su un vuoto urbano emerso dalla demolizione di edifici durante il ventennio fascista e dalla destinazione d’uso che l’area dovesse assumere in superficie. Dopo una prima esercitazione accademica richiesta a degli architetti di spicco, l’Amministrazione Comunale chiede alla CAM Spa, concessionaria del sottosuolo, di avviare un project financing, conclusosi con la scelta del progetto di Stefano Cordeschi.

“Il procedimento di gara prevedeva per la parte pubblica la realizzazione di un museo archeologico di circa 2500 mq e di uno spazio espositivo per opere di arte moderna con affaccio su Via Giulia di altrettanti mq, oltre il rifacimento completo di tutti i sottoservizi, l’illuminazione da strada degli edifici storici più importanti e il completo rinnovamento dell’intera pavimentazione. Per la parte di interesse privato erano previsti un albergo di 33 camere ed un edificio residenziale di 27 alloggi – spiega Angelo Marinelli | Amministratore della CAM spa – Nell’ambito del project financing si è scelto il progetto di Stefano Cordeschi, che ha immaginato la ricostruzione di una volumetria su questo vuoto urbano, come da indicazioni del Ministero dei Beni Culturali alla Giunta Comunale. Tuttavia, quando è stata pubblicata la determina di approvazione del progetto, completo di ogni nulla osta e/o autorizzazione da parte degli enti competenti, la protesta di alcuni cittadini ha indotto all’irrealizzabilità ed al subentro del giardino barocco come ipotizzato da Sharon Yoshie Miura e Garofalo Miura Architetti, unici progettisti ad aver proposto un vuoto urbano”.

Le polemiche di residenti e associazioni hanno dunque preso il sopravvento, facendo propendere l’Amministrazione per una più rassicurante sistemazione a verde, persa tra lungaggini burocratiche e competenze incerte.

“Scegliere di confermare il vuoto creato dalle demolizioni è un errore dal punto di vista storico ed urbanistico – osserva Stefano Cordeschi | architetto – L’Amministrazione di allora non ebbe il coraggio di difendere la scelta giusta, che era quella di ricostruire”.

“Non esiste in questa zona di Roma un vuoto urbano così grande, di quasi 7mila mq considerando anche Piazza della Moretta – prosegue Marinelli – Se si pensa che Piazza Navona è di circa 9mila mq, la non edificazione di un’area così ampia, a Via Giulia, è assurda in un contesto così denso. Inoltre, i palazzi circostanti non sono stati pensati per affacciare in uno spazio aperto”.

Oggi l’intervento è ridotto ad acerbe disquisizioni su un muro di cinta, alto in alcuni punti 5 m, che dovrebbe perimetrare il giardino barocco a copertura del parcheggio interrato: una mancata occasione di intervenire con criterio in centro storico.

“La trasformazione urbana dell’area tra Largo Perosi e Vicolo della Moretta è stata oggetto di un intervento di sventramento mal gestito che avrebbe dovuto invece rappresentare un’opportunità di rigenerazione urbana – spiega Antonella Melito | Vicepresidente Commissione Urbanistica Roma Capitale – Non é stata colta l’occasione per portare avanti una vera riqualificazione urbana che avrebbe fatto di quest’area uno spazio aperto e conviviale, piuttosto che un giardino chiuso tra alte mura. Tra eleganza architettonica e radici storiche, si impone una riflessione sull’importanza di anticipare, anche attraverso concorsi di progettazione, il futuro urbano di un’area che parta dal dialogo con la cittadinanza per approdare ad un progetto condiviso che sia occasione di comunità e restituzione di spazio alla città. Ora guardiamo al futuro per rendere viva e fruibile l’area di Via Giulia”.

C’è da chiedersi se la società contemporanea è oggi succube di una storia considerata più grande con cui è difficile confrontarsi, dimenticando però che l’attuale conformazione di Roma è il risultato di una stratigrafia complessa, derivante anche da interventi molto recenti, come gli sventramenti urbani e i muraglioni del Tevere nell’Italia Post-Unitaria.

“Gli architetti sono in grado di confrontarsi col passato, come avviene in tutte le capitali europee – osserva Busnengo – Dobbiamo superare la tipica ed incomprensibile paura romana di intervenire e trasformare a città. Le variazioni urbane sono occasioni perse se richiedono decenni. Magari Via Giulia poteva essere gestita meglio, forse con un concorso di progettazione, ma la sua rigenerazione rappresenta occasione di rilancio, per una quinta urbana arricchita da attività storiche di ristorazione, professionali, commerciali e residenziali che hanno ancora un’identità, diversamente da frammenti di centro storico ormai fagocitati da turismo mordi e fuggi o immobilismo”

L’equilibrio da trovare è sempre tra il soddisfare le necessità di una capitale europea moderna, con tutte le peculiarità che rendono Roma un unicum nel mondo, e la conservazione di un centro storico da non sminuire e relegare a realtà musealizzata, priva di personalità, ma da tutelare nella sua vitalità.

“Il tessuto urbano di una città è prima di tutto un tessuto sociale – racconta Fabio Mazzeo | architetto e interior designer – Un intreccio stratificato di funzioni che si misurano con uno spazio che, in ogni epoca, incide e si relaziona con la dimensione umana e il suo apparato sensoriale. Via Giulia, in particolare, ha assunto (a pieno titolo e a seguito della complessa vicenda urbanistica del vuoto edilizio all’altezza di Largo Perosi) il ruolo di un vero e proprio caso studio; un episodio che riporta all’attualità l’antico dilemma su come una parte della città storica possa tornare a nuova vita, tentando un rapporto con la modernità con proposte architettoniche talvolta aliene alle intenzioni originarie, pur nel tentativo di riattivare, filologicamente, relazioni virtuose tra il caos di una città come Roma e la vita in un centro storico, dove non solo passano flâneurs, ma abitano, lavorano e studiano tante persone”.

Prioritario dunque mantenere un vitale tessuto abitativo, completo di servizi come scuole ed attività commerciali di prossimità, per scongiurare il fenomeno di desertificazione che affligge alcune aree centrali di Roma, privandole della loro identità.

È Massimo Alvisi | architetto e fondatore dello studio Alvisi Kirimoto a gettare ancora speranza per una rigenerazione ricca di spunti. “Via Giulia rappresenta non solo uno dei primi tentativi di disegno urbano pianificato, ma un’esperienza collettiva di costruzione di un brano di città. La sequenza di ‘’blasoni’’ delle famiglie romane, di piazze, vicoli, visuali e chiese identifica uno spartito complesso di elementi in tensione e in relazione fra loro. Un Sistema Percorso dove i vuoti costruiscono una narrazione fluida che ha scritto nel tempo la città di Roma, sopravvivendo allo stravolgimento degli argini del Tevere e alle opere incompiute dei Farnese, tendendosi come una corda tra due Rioni da ponte Sisto e le vestigia del ponte Trionfale.

Oggi via Giulia è un sistema da scoprire, dove sperimentare forme di vita del centro storico, di relazioni e di commistioni tra pubblico e privato. Un palinsesto mai uguale a sé stesso: un complesso di piccoli dispositivi urbani da valorizzare per incontrare la storia e investire sul futuro”.

Lorenzo Busnengo | Consigliere OAR
Stefano Cordeschi | architetto già Professore Universitario
Massimo Alvisi | architetto e fondatore dello studio Alvisi Kirimoto
Fabio Mazzeo | architetto e interior designer

di Giulia Villani

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