di Redazione OAR
Trovare subito una soluzione per lo smobilizzo dei crediti bloccati che rischiano di mandare in fallimento migliaia di imprese e altrettanti professionisti. Ma poi, voltare pagina e guardare con lungimiranza al futuro, cancellare le attuali norme sui bonus edilizi riscrivendo da zero un testo unico che agganci l’aliquota della detrazione ai risultati realmente conseguiti in termini di sicurezza antisismica e di risparmio energetico. Soprattutto, servono norme stabili, chiare, certe, da ridisegnare mirando ad un orizzonte almeno decennale.
Sono alcune delle proposte che ieri (12 dicembre) l’Ordine degli Architetti di Roma ha rivolto alla politica e alle istituzioni, in un convegno sul Superbonus organizzato in collaborazione con l’Ordine degli Ingegneri della provincia di Roma e Fondazione Inarcassa, tenutosi alla Casa dell’Architettura, sede dell’OAR. Presenti esponenti della politica e coinvolti nel dibattito: il mondo dei progettisti, tributaristi, esperti di giurisprudenza, esponenti degli Ordini professionali e delle organizzazioni di categoria.
«Arriviamo da due anni in cui abbiamo studiato il Superbonus e continuiamo a farlo perché la normativa, per nulla chiara, ha da subito generato incertezze tra i tecnici. Ci sono voluti mesi solo per capire e mettere in moto il meccanismo della cessione dei crediti. Si sono susseguiti provvedimenti, circolari e le modifiche alla normativa continuano ad esserci. Noi chiediamo certezza della norma, ma non solo per noi stessi, ma per lavorare bene, perché se ciò avviene noi siamo una garanzia per il cittadino», esordisce così Alessandro Panci, presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma. «Serve un Superbonus in forma ridotta, rivisitata, ma che sia strutturale», sottolinea l’architetto. «Quello che chiediamo poi alle istituzioni – lo abbiamo fatto e continueremo a farlo – è di ascoltarci prima, di formare eventualmente un tavolo tecnico». «È indispensabile, necessario, che i professionisti siano ascoltati prima che venga emanata la legge», chiosa il presidente degli Architetti romani.
Superbonus: ripartire da zero con un testo unico
A fare il punto sullo stato dell’arte del Superbonus e tracciare una possibile strada per il futuro è Antonio Marco Alcaro, tesoriere dell’OAR. Se è chiaro che il Superbonus nasce nel 2020 per dare una forte scossa all’economia del Paese, segnata dalla pandemia, sfruttando l’effetto traino da sempre rappresentato dal settore delle costruzioni, «meno chiari sono i circa trenta mesi trascorsi dall’elaborazione del Dl 34 del 2020» che ha dato vita alla detrazione al 110%, ha sottolineato Alcaro.
Una misura che inizialmente ha fatto fatica a decollare, poi quando diversi correttivi l’hanno posizionato sulla rampa di lancio, anche agendo sul nodo della conformità urbanistica (soluzione non condivisa dall’OAR), subito è stato posto un nuovo freno con il Dl Antifrode ed i relativi limiti alle cessioni, fino poi a depotenziarlo con il decreto Aiuti quater. Ma nel mezzo ci sono stati ripensamenti, correttivi, proroghe e infiniti chiarimenti. Tutti passaggi ripercorsi puntualmente e con estrema precisione da Alcaro (si vedano le slide allegate).
Dal Dl 34 del 2020 si sono susseguiti, continua il tesoriere dell’OAR nella sua puntuale analisi sull’Odissea Superbonus: «17 tra leggi e decreti, cinque provvedimenti attuativi, cinque guide fiscali, sei circolari applicative dell’Agenzia delle Entrate, 12 provvedimenti del suo direttore e 231 tra risposte e interpelli della direzione centrale» dell’amministrazione finanziaria, cui va aggiunto un numero indefinito di risposte delle ramificazioni territoriali dell’Agenzia. È questo – in estrema sintesi – il contesto in cui si sono trovati ad operare i professionisti, tenuti anche a monitorare le risposte e i chiarimenti, non sempre collimanti, provenienti su più fronti: dall’Agenzia delle Entrate, dai question time del Parlamento, dall’Enea, nonché dalla Commissione apposita istituita presso il Consiglio superiore dei lavori pubblici.
Ecco allora che, guardando al futuro, gli architetti non possono che chiedere una normativa lungimirante, certa e stabile nel tempo. Ma prima ancora bisogna guardare al presente e al rischio fallimento che incombe su professionisti e imprese. «Noi vogliamo far capire alla politica che bisogna trovare assolutamente una via d’uscita per i 6-8 miliardi di crediti incagliati, altrimenti si rischia il fallimento di migliaia di imprese e professionisti. Dopodiché bisogna guardare al futuro», prosegue il tesoriere dell’OAR.
Quanto al futuro, continua Alcaro: «Noi proponiamo di azzerare completamente qualsiasi normativa esistente sui bonus edilizi per ripartire da zero con un nuovo testo unico. E mi auguro che nel farlo i politici sentano gli Ordini professionali, ma anche i vari enti, come l’Enea, che possono dare un apporto importante su questi argomenti. Pensiamo ad un testo unico con un orizzonte temporale lungo, di almeno 10-15 anni, il contrario di una legge che viene modificata continuamente creando un disastro dopo l’altro». E poi: «realizzare una piattaforma nazionale con l’Agenzia delle Entrate e con i ministeri per permettere ai cittadini di scambiarsi i crediti». «Definire, inoltre, una detrazione unica con una percentuale variabile, dal 50 all’80%, in base all’obiettivo che si riesce a raggiungere in termini di risparmio energetico e di sicurezza degli edifici». Semplificare gli adempimenti a carico del professionista è un’altra priorità: «Se il cittadino contribuisce alla spesa – è il ragionamento di Alcaro – non c’è più bisogno di un numero spropositato di asseverazioni: la congruità dei prezzi arriva automaticamente perché il cittadino effettua i suoi controlli». Ed ancora «privilegiare le prime case», e «mantenere la conformità urbanistica accelerando contemporaneamente il processo di digitalizzazione degli archivi». «Rivedere i massimali di spesa» e «non prevedere limiti di reddito, ma limitare l’accesso ai bonus ad un immobile per singolo individuo».
A rafforzare il ragionamento di Alcaro è Massimo Cerri, presidente dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Roma. «È importante – afferma il presidente – ragionare sul futuro dei bonus, su come noi tecnici possiamo contribuire. Bisogna domandarsi quali condizioni siano più idonee affinché questi strumenti siamo fruttuosi a beneficio di tutta la collettività e come il lavoro di noi professionisti possa essere semplificato tutelando indubbiamente le casse dello Stato e andando a favorire le necessità della collettività. Uno stimolo per guardare al futuro è considerare le reali esigenze del Paese da qui ai prossimi 20-30 anni, partendo dagli obiettivi da realizzare: tracciare una strada che sia sostenibile, ma i cui meccanismi siano certi e che non si debba di volta in volta andare ad apportare modifiche all’impalcato normativo».
Lo sblocco dei crediti è un’emergenza
Secondo Franco Fietta, presidente di Fondazione Inarcassa, bisogna ancora lavorare per correggere la stortura della «figura del general contractor che diventa committente del libero professionista». E, naturalmente, bisogna agire per lo «sblocco della cessione dei crediti», questione cruciale che Fietta definisce come la «tela di Penelope», ricordando subito dopo lo scoglio delle ultime sentenze della Corte di Cassazione in base alle quali, in caso di frodi, sono sequestrabili anche i crediti da bonus edilizi acquistati in buona fede. Pronunce che hanno contribuito alla paralisi delle cessioni. Andando al Dl Aiuti quater, Fietta ricorda che il provvedimento «ha allargato per i soli crediti incagliati al 31 ottobre la possibilità di estensione del credito a 10 anni, ma è evidente che questi crediti vengono acquistati a importi nettamente inferiori a quelli che avevamo in precedenza, sento parlare – afferma – del 70% e anche meno rispetto all’estensione a dieci anni».
Tra gli emendamenti alla Manovra 2023 è sopravvissuto alla scrematura effettuata in Commissione Bilancio alla Camera, la proposta di Ance e Abi di utilizzare lo strumento dell’F24 per sbloccare la cessione dei crediti da bonus edilizi e aumentare la capienza fiscale delle banche. A dirlo è Agostino Santillo (M5S), componente della commissione Trasporti alla Camera. Si tratta di proposte avanzate dalla Lega e Forza Italia che fanno propria la proposta di Abi e Ance che suggerisce che una quota (pari all’1%) di tutti gli F24 utilizzati dai contribuenti per i versamenti fiscali e contribuitivi venga trattenuta dalle banche che, anziché trasferirla al Fisco nei successivi cinque giorni, la trattengono per compensare i crediti acquisiti con le cessioni legate ai bonus edilizi. Una misura per la quale bisogna essere sicuri che non vi siano effetti sul debito pubblico, per questo si attende una pronuncia da parte di Eurostat, come spiegato poco più avanti da Andrea Nobili, responsabile dell’Ufficio Consulenza Tributaria e contabile dell’Abi.
Se Santillo ha difeso la maxi-detrazione targata Cinque Stelle, Massimo Milani (FdI), membro della commissione Ambiente di Montecitorio, ne ha evidenziato alcune storture, ma seppure appartenenti a schieramenti opposti, i due parlamentari sono stati concordi su un punto: il vero problema è quello delle cessioni bloccate. «Ci saranno dati ufficiali nei prossimi giorni, valgono circa 8,5 miliardi i crediti fiscali che sono in pancia alle imprese e che in questo momento non sono assorbibili dal sistema finanziario, perché ormai tutte la banche hanno raggiunto la massima capienza», fa sapere Milani. D’accordo Milani con i professionisti sulla necessità di «arrivare ad un bonus strutturale ma sostenibile», con necessità di prevedere una «contribuzione di spesa da parte di chi beneficia dei bonus», con apertura al dialogo preventivo con i professionisti per raggiungere l’obiettivo. «Il sistema sull’efficientamento energetico può diventare strutturale, dobbiamo lavorare perché questo accada, ma la misura deve essere sostenibile per la finanza pubblica, altrimenti inganniamo tutti gli operatori del settore e i committenti». «Il governo Meloni – ha concluso il deputato – lavorerà per rendere strutturali i bonus rispetto all’efficienza energetica e al miglioramento sismico, con aliquote diverse che sono già definite: 90% l’anno prossimo e 70% per l’anno successivo e 65% dal 2025».
Il sondaggio dell’OAR
Antonio Marco Alcaro ha inoltre presentato i risultati di un sondaggio sottoposto ai propri iscritti e allargato in parte anche oltre i confini di Roma e provincia. L’esito dell’indagine conferma come una quota rilevante di architetti liberi professionisti sia rimasta gravemente incagliata nel meccanismo della cessione crediti. Quasi la metà (il 47%) dei professionisti che ha partecipato all’indagine, infatti, afferma che gli incarichi legati a bonus edilizi/superbonus hanno rappresentato nell’ultimo biennio tra la metà e il totale del proprio fatturato. Nel 72% dei casi, per i contratti stipulati nello stesso periodo, gli studi hanno optato per la cessione del credito, ma – come è noto – hanno poi trovato il blocco da parte di banche e altri operatori coinvolti. Lo sconto in fattura è stato utilizzato per un numero di contratti compreso tra 1 e 5 da circa i due terzi dei professionisti che hanno partecipato, mentre oltre un quarto vi è ricorso tra 6 e 20 volte. Per circa l’80% le cessioni bloccate sono tra una e cinque, con un valore – tuttavia – mediamente elevato: l’importo totale delle cessioni ferme, per quasi la metà dei partecipanti (44%), infatti, è di oltre 100mila euro.
Ulteriori proposte dalla tavola rotonda
Nella tavola rotonda, moderata da Antonio Marco Alcaro, il dibattito si è sviluppato essenzialmente intorno a tre temi cardine: la necessità di uscire dall’empasse attuale con criteri certi che confluiscano in una unica legge quadro; il vantaggio di stabilire un dialogo tra chi detiene le competenze tecniche e chi legifera sulle agevolazioni; il rischio che si moltiplichino i contenziosi su interventi con Superbonus.
Ne sono emerse anche proposte per il futuro. Domenico Prisinzano, del dipartimento Efficienza Energetica di Enea, ha evidenziato il rischio di sovrapposizione tra Ecobonus, Superbonus e Bonus Casa, per i margini di incertezza che la normativa attuale possiede, riguardo sia agli ambiti di applicazione sia alla tipologia di interventi per i quali sono ammesse le agevolazioni. Inoltre, rispetto all’Ecobonus, i costi del Superbonus risultano più elevati, fino al raddoppio, mentre le stime di risparmio energetico sono più basse, ha affermato Prisinzano, anticipando i dati della presentazione dell’11° Rapporto annuale sull’efficienza energetica che si terrà a Roma domani 14 dicembre 2022. In definitiva, Prisinzano auspica semplificazione e propone di misurare i bonus in termini di risparmi realizzati, ovvero valorizzando il legame tra risparmio energetico ottenuto e agevolazione.
Nel dibattito conclusivo del convegno sui “Bonus in edilizia”, l’apporto degli esponenti del mondo giuridico e tributario è quello che ha meglio delineato l’inadeguatezza delle procedure messe a punto dalla politica senza interpellare i tecnici di settore. Alla mancata digitalizzazione dei documenti relativi agli immobili accatastati e alla frammentarietà degli strumenti di interazione con gli organi di riferimento per gli iter di asseverazione, si sono sommate le riscritture del Superbonus con effetti retroattivi, spesso contraddittori.
Secondo Dorina Casadei, coordinatrice Area fiscale Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Roma, la legge sul Superbonus è scritta male perché coniuga norme urbanistiche e diritto tributario, che spesso non sono perfettamente sovrapponibili (ad esempio, per quanto riguarda il carattere residenziale o meno degli immobili ammessi all’agevolazione), producendo difficoltà di applicazione e di gestione da parte degli enti coinvolti. L’Agenzia delle Entrate fornisce risposte ai cittadini tramite l’interpello, cioè rispondendo a quesiti su passaggi normativi e procedurali specifici relativi ai bonus. «Se andate a leggere gli interpelli – afferma -, vi accorgete che il tema non è di carattere fiscale, il problema che viene posto è quasi sempre un problema di carattere urbanistico» e l’Agenzia «non ha le competenze per rispondere a quei quesiti».
Una normativa chiara e adeguata al contesto è lo strumento ideale per superare i difetti del Superbonus anche per Andrea Nobili, Responsabile Ufficio Consulenza Tributaria e contabile ABI, che ritiene indispensabile riattivare il meccanismo dei crediti e aumentare la capacità di compensazione, e per Rossana De Angelis, Presidente Anaci Roma, che si è fatta interprete delle difficoltà professionali dei tanti amministratori di condominio alle prese con la burocrazia del Superbonus.
Il tema dei contenziosi che deriveranno dalla applicazione del Superbonus si ricollega alla necessità di un approccio multidisciplinare alla scrittura delle regole dei bonus, per prevenire le ambiguità di interpretazione alla base delle azioni legali. Il suggerimento di Guerrino Petillo, Ordine degli Avvocati di Roma, è ricorrere alla mediazione per i contenziosi già in atto, ponendo come unico strumento di diritto preventivo l’interpello all’Agenzia delle Entrate – che è tenuta a rispondere ai quesiti entro 90 giorni, trascorsi i quali scatta il silenzio-assenso.