Mai come nell’ultimo anno il mondo intero ha focalizzato l’attenzione sulla questione salute ed il suo essere valore universale, diritto fondamentale e bene condizionante la macro-economia nazionale.
Una lente d’ingrandimento ha inquadrato il Servizio Sanitario Nazionale, esaminato da varie angolature, per poi giudicarlo adeguato, nonostante la spesa sanitaria incida sul Pil in maniera inferiore rispetto ad altri paesi europei.
Nonostante ciò, il PNRR ha messo a disposizione 15,63 miliardi di euro per la Salute, per andare ad incidere su questioni strutturali che potrebbero peggiorare sotto l’effetto di tendenze epidemiche, demografiche e sociali.
L’esperienza Covid 19 ha evidenziato le ben note differenze territoriali in termini di servizi sanitari, compresa l’assistenza e la prevenzione, di collaborazione tra ospedali e medicina di prossimità e tempi di attesa per le prestazioni.
Non si può ad oggi ignorare quanto il Paese debba puntare sulla componente tecnologica, sulla programmazione anche manageriale delle cure e sulla digitalizzazione dei servizi sanitari (basti pensare all’organizzazione anche telematica messa in piedi per garantire la massima diffusione della vaccinazione nel minor tempo possibile).
La ricerca scientifica costituisce l’altro grande ramo tecnico professionale da implementare per rafforzare le competenze del capitale umano.