Una giornata in onore di Pasquale Zaffina, Coordinatore di Protezione Civile del Centro Italia e della Regione Lazio e Consigliere dell’Ordine degli Architetti PPC di Roma, impegnato sul campo per più di 42 anni, dalla costituzione del Gruppo di Protezione Civile fino alla nascita dell’attuale Commissione di Protezione Civile presso l’OAR.
Prevenzione, emergenza e ricostruzione le parole d’ordine di una vita dedicata al servizio della collettività per strutturare ed organizzare i servizi in caso di mobilizzazione.
Presenti all’evento, tra gli altri Carlo Zaffina | coordinatore Commissione Protezione Civile OAR e figlio di Pasquale, Manuela Rinaldi | Assessore ai Lavori pubblici, Politiche di Ricostruzione, Viabilità, Infrastrutture della Regione Lazio, Tobia Zevi | Assessore al Patrimonio e alle Politiche Abitative, Massimo La Pietra | Direttore Agenzia Regione Lazio di Protezione Civile, Giuseppe Napolitano | Capo Dip. Protezione civile Roma Capitale, Ennio Aquilino | Direttore Generale Regionale Vigili del Fuoco Lazio, Walter Baricchi | già Consigliere, co-ideatore STN, Sergio Santamaria | Ten. Gen. Capo dell’Arma TRAMAT (Trasporti e Materiali), Dino Schiavetti | Gen. C.A. (ris.) Ufficiale dell’Arma del Genio, già Gen. coord. Forze Armate Sisma L’Aquila 2009, Luigi Postiglione | Gen. D. Capo Dip. Infrastrutture Esercito.
Al centro del convegno il ruolo dell’architetto, come figura strategica, grazie alla propria professionalità, in occasione delle calamità.
“La nostra funzione tecnica fa la differenza in termini di qualità e competenza – osserva Alessandro Panci | Presidente dell’Ordine degli Architetti PPC di Roma – Siamo formati per dare il nostro contributo al Paese. Interveniamo in seguito a catastrofi, naturali e non, in attività condivise con altre forze in campo e i nostri compiti vanno al di là di quello strettamente professionale. La nostra presenza assicura quella speranza alla cittadinanza che ha perso non solo un luogo fisico, ma uno scenario di vita”.
Gli architetti sono dunque chiamati a ricoprire un ruolo attivo sia in fase di emergenza che di prevenzione, in quanto dotati di una preparazione culturale e multidisciplinare tale da avere una visione complessiva ed una conoscenza approfondita del territorio, come ricorda l’Assessore Manuela Rinaldi: “Non a caso l’Ordine ha acquisito una dizione più estesa che comprende i Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori”. Illustra poi lo stato dell’arte nel cratere del Centro italia: “Amatrice ed Accumoli, i comuni più colpiti della Regione Lazio, soffrivano già prima del sisma del 2016 di spopolamento ed economia debole. A 8 anni dall’evento sismico principale, possiamo affermare che è mancata l’idea di ricostruire e rigenerare i territori: il tempo è passato invano tra professionisti ed imprese che hanno accentrato gli incarichi senza avere la capacità imprenditoriale di realizzarli, progetti eseguiti senza preventive opere di urbanizzazione e/o allacci di utenze, programmi di ricostruzione parcellizzati e non omogenei”.
Una ricostruzione disconnessa dunque che ha dilatato i tempi ed ha rivelato come invece sia importante il fattore prevenzione e razionalizzazione delle procedure, oltre che la messa in rete degli operatori attivi, per essere profondamente efficienti e reattivi in caso di emergenza.
“Riconnettere un tessuto sociale ed economico attraverso un decalogo della ricostruzione che dia certezza ai professionisti e non faccia sentire gli uffici abbandonati a sé stessi – conclude la Rinaldi.
Un ruolo attivo quello a cui sono chiamati dunque gli architetti, da svolgere in tempo di pace, anche grazie alla conoscenza del territorio che fornisce dati certi su cui intervenire, come il progetto, oggi esecutivo, della Regione Lazio per il monitoraggio sismico e dei dissesti idrogeologici in modo da prevenire terremoti, frane e alluvioni.
“Bisogna fare sistema – ribadisce il Direttore VV.FF. Lazio Ennio Aquilino – Ognuno deve svolgere il proprio compito senza sovrapposizioni che generano confusione. Ai politici l’arte di scegliere dove e come impegnare le risorse per rispettare le priorità del Paese, ma ai tecnici diamo regole certe per intervenire in fase di prevenzione affinché possano mettersi subito all’opera in caso di bisogno”.
Manca tuttavia una normativa chiara che consenta ai professionisti di essere chiamati in supporto dalla pubblica amministrazione, come ricordano il Direttore di protezione Civile del Lazio Massimo La Pietra e il Capo Dipartimento Protezione Civile di Roma Capitale Giuseppe Napolitano.
Si aprono scenari straordinari in termine di precauzione, dalla pianificazione alle esercitazioni. “Possiamo fornire un forte contributo sin dalla promozione della cultura della sicurezza e della Protezione Civile, della solidarietà, della salvaguardia dell’ambiente e dell’educazione alla protezione dei rischi ambientali, fino al rilievo del danno post sisimico e della ricostruzione. Facciamo in modo che gli architetti possano diventare portatori sani di prevenzione civile – commenta Carlo Zaffina – La sicurezza appartiene a tutti noi e noi, che vogliamo occuparcene, dobbiamo diventarne protagonisti”.
Roma stessa ha delle criticità che possono essere gestite per tempo: “Due sono i fiumi che attraversano il territorio e che devono essere controllati per possibili esondazioni, ma anche situazioni come Malagrotta e i 1.500 cantieri aperti in città, oltre quelli che a breve inizieranno in vista del Giubileo – ricorda l’Assessore di Roma Capitale Tobia Zevi – E’ una straordinaria stagione di finanziamento pubblico, durante la quale gli architetti sono invitati a contribuire in settori come i cambiamenti climatici, le disuguaglianze sociali, il divario tecnologico. La competenza del professionista non è solo creatività, ma responsabilità nei confronti della collettività, dalla qualità estetica, alla spinta verso procedure concorsuali emersa dall’OAR, alla qualità progettuale, alla scelta di materiali consoni, all’efficientamento energetico, fino a restauro e alla pianificazione”.
Un ruolo polivalente quello dell’architetto, pronto ad accettare una molteplicità di sfide per costruire un mondo sicuro ed in cui si viva bene, il cui divenire sia migliore di quello che ereditato dai padri.