di Redazione OAR
La forte limitazione agli spostamenti e la permanenza forzata tra le mura domestiche, connesse all’emergenza epidemiologica da Covid19, hanno cambiato per tutti il modo di lavorare, spingendo gli studi professionali – e non solo – ad un maggiore utilizzo delle tecnologie, a partire dagli strumenti per la condivisione a distanza. Ma anche fornendo l’occasione – in prospettiva – di accelerare sul fronte della digitalizzazione, per spingere l’innovazione, con maggiore convinzione, fin dentro i cantieri. Sono i temi di cui parla Paolo Mezzalama, partner di It’s, studio che ha stabilità il proprio «hub» romano nel comparto ex industriale a ridosso della stazione Tiburtina, a Portonaccio, con un progetto realizzato interamente in Bim.
«La nostra realtà, con sedi a Parigi e Ginevra, oltre che a Roma – afferma l’architetto – è da tempo abituata al lavoro a distanza: questo ci ha permesso, nella fase di emergenza, di chiudere il nostro spazio fisico di lavoro in poche ore. Uno dei vantaggi di questo periodo, tuttavia, è quello di avere dato la possibilità, a molte realtà professionali, di colmare in parte le lacune riguardanti l’uso degli strumenti digitali di condivisione. Chi già lavorava in Bim ha rapidamente dovuto mettere in piedi piattaforme in cloud. Tutti si sono dovuti attrezzare con sistemi efficaci per effettuare le call». Per lavorare a distanza – continua – «bisogna essere organizzati e sono rimasto colpito dal fatto che anche strutture importanti, con un elevato numero di collaboratori, siano andate in difficoltà: ecco, questo periodo ha sicuramente permesso a molti di fare volvere le proprie strutture».
Nonostante le tante soluzioni per l’interazione ed il lavoro a distanza, però, non si può certo fare a meno dello studio, «che è luogo di creazione di gruppo – dice il partner di It’s -: per questo ci mancano i momenti di aggregazione e di scambio, che da due mesi a questa parte non abbiamo più. In generale, un equilibrio ritrovato fra attività lavorativa a casa e in studio sarebbe una bella prospettiva per il futuro».
Oltre agli aspetti organizzativi, quali potranno essere i cambiamenti rilevanti per il lavoro dei progettisti? «In questo periodo – conclude Mazzalama – ci siamo tutti interrogati su quello che dovrà cambiare. Se dovessi scegliere, mi concentrerei sul cantiere, che è la parte del nostro lavoro che ha subito di più il lockdown. Come studio, attivo anche attraverso la controllata Parallel Digital, crediamo vada accelerato il processo di digitalizzazione del cantiere attraverso la prefabbricazione ed il controllo numerico. Il settore delle costruzioni è rimasto indietro rispetto ad altri e si basa ancora troppo sul lavoro fisico dell’uomo».
(FN)