di Redazione OAR
Quattro chiacchiere sull’architettura post Covid-19 con Orazio Capenzano, Direttore del Dipartimento di Architettura e Progetto (DiAP) della Sapienza Università di Roma.
Immersi in un “tempo ripetuto” come ama dire il pittore Franco Sarnari, abbiamo l’occasione di vivere le nostre abitazioni come mai prima.
Non solo una questione di tempo. Abbiamo infatti costretto le mura di casa a dilatarsi elasticamente per accogliere tutte le attività che prima erano concentrate in spazi dedicati.
L’abitare ha acquisito valenze complesse nei suoi luoghi, ma anche nelle relazioni umane rese ricorrenti e non variabili.
“Un andare e venire senza esserci di mezzo un viaggio”, così Carpenzano definisce il guscio abitativo, in cui lo spazio intermedio tra la casa e la città recupera il suo significato originario ed acquisisce valore. Balconi, terrazzi, cortili diventano occasione di salubrità fisica e mentale, oltre che di pregio.
“Ci aspetta un lavoro duro e paziente alla ricerca di una simbiosi tra innovazione, architettura e salute – prosegue Carpenzano – Nel frattempo impariamo anche ad ingannare la crisi con la fantasia e la trasfigurazione.”
(GV)