di Redazione OAR
Ripensare le città, anche in ottica post Covid19, a partire dalla scuola: unica funzione pubblica in grado di diventare sistema territoriale, di interagire con il tessuto urbano e con le dinamiche che lo caratterizzano. Lanciando un programma corale di interventi che si muovano nell’interesse pubblico, attivando un confronto tra architettura, città, scuola, e affidandosi il più possibile a strumenti come i concorsi di progettazione: proprio come era accaduto, ormai quasi quindici anni fa, a Roma, con una stagione di bandi che, purtroppo, ha poi portato scarsi risultati sul fronte delle realizzazioni.
Sono alcuni degli spunti contenuti nella riflessione che Alfonso Femia, architetto che più volte si è occupato con il suo studio di architettura scolastica, sia in Italia che all’estero, ha inviato all’Ordine degli Architetti Roma attraverso un contributo video. Nello scenario di incertezze generato dalla nuova ondata di contagi, mentre tutti ci chiediamo «se, quando e in quale modo» le scuole potranno ripartire – il fondatore di Atelier(s) Alfonso Femia propone di «ripartire proprio dalla scuola» per il rilancio del Paese, allargando lo sguardo oltre la fase emergenziale segnata dalla pandemia da Coronavirus.
Un tema, quello della scuola, sul quale Femia aveva già preso posizione nei mesi scorsi: è di giugno la lettera – che l’architetto ha inviato al presidente del Cnappc, Giuseppe Cappochin, e ai presidenti degli Ordini provinciali, fra i quali il presidente OAR, Flavio Mangione – che propone una profonda riflessione sulla progettualità, rimarcando come la scuola sia «un tema centrale e trasversale a livello urbano, di cui l’architettura dovrebbe occuparsi a pieno titolo, in maniera concreta».
A testimonianza del crescente interesse in materia, l’edizione 2020 della Festa dell’Architetto organizzata dal Cnappc sarà interamente dedicata al tema scuola «per sottolineare il bisogno di architettura e per non perdere l’occasione storica di dare al Paese strutture scolastiche a misura di bambini e di ragazzi». Accanto ai tradizionali Premi «Architetto italiano» e «Giovane Talento dell’Architettura Italiana», dedicati anch’essi al tema della scuola, è infatti previsto il Premio Speciale «(Ri)progettare la scuola con le nuove generazioni post Covid-19». Le iscrizioni ai tre premi sono aperte fino al 15 ottobre (ore 12). Qui la notizia sul sito del Consiglio Nazionale: LINK
Occorre «ricostruire il Paese a partire dalla scuola – ribadisce Femia nel video contributo – . La scuola, infatti, è l’unica vera grande funzione pubblica capace di diventare sistema urbano e territoriale». Non è più pensabile, prosegue, «intervenire solo per dispositivi di emergenza. Il patrimonio scolastico italiano, per quanto riguarda le sedi statali, è formato da oltre 40mila edifici, la gran parte dei quali ha più di 50 anni di età. Oggi non possiamo non partire dall’idea di ripensare unitamente la scuola andando a demolire e ricostruire dove necessario, e a ripensarla laddove interagisce con centro storico e aree urbane».
Bisogna «intraprendere un’azione fondante per il futuro del Paese attraverso la scuola». Un’azione in grado di coinvolgere l’intero tessuto urbano: la scuola, infatti, ricorda Femia, «non significa solo aule didattiche: vuol dire anche spazi, riconnessione tra luoghi legati allo sport, alla cultura, alla mobilità dolce. Significa ripensare la città. È un progetto al quale tutti dobbiamo partecipare. E l’architettura deve prendersi questa responsabilità».
Si può pensare di ripartire – con i necessari e dovuti correttivi – anche «da una esperienza importante come quella avviata a Roma, quasi 15 anni fa, dove una serie di operazioni urbane si muovevano nell’interesse pubblico anche attraverso importanti concorsi internazionali di architettura legati al tema scolastico. Si sviluppava la città e, in primis, veniva posta attenzione alla scuola». Il riferimento è alla stagione di «Meno è Più»: «Quei concorsi – ricorda Femia – hanno avuto esito da punto di vista progettuale, è stato un momento importate di confronto tra architettura, città e la scuola, ma purtroppo poche realizzazioni hanno avuto un seguito e dopo molto tempo». Il presupposto, però, era quello giusto – spiega l’architetto che, ritornando alla situazione attuale, sottolinea come – per ripartire dalla scuola – sia oggi fondamentale «agire, confrontarsi, dialogare attraverso un progetto corale».
(FN)