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Architettura
02 Luglio 2024

Planimetrica Next: l’incompiuto come opera di valore

L’incompiuto in architettura e non solo. Questo il tema del convegno Planimetrica Next, ospitato dalla Casa dell’Architettura, dopo l’evento analogo dello scorso anno.

L’indefinito, su cui tanto si è puntato durante il Romanticismo che lo ha interpretato come appagamento del senso di infinito, non sempre diviene elemento di valore in architettura, al contrario di quanto accade nelle arti dove l’opera interrotta è essa stessa meritevole di attenzione.

Basta pensare alla Pietà Rondanini di Michelangelo, che nel non finito esprime il suo massimo potenziale artistico.

Eppure, molteplici le costruzioni che hanno fatto del loro essere completate da altri il loro prestigio: la Sagrada Familia di Antoni Gaudì, la cupola della Basilica di San Pietro di Michelangelo, passata per l’ingegno di Giacomo Della Porta prima e di Domenico Fontana poi.

“La Cattedrale di Siena si è interrotta nel 1348, quando la peste nera ha investito l’Europa – ricorda Roberta Maria Dal Mas | Sapienza Università degli Studi di Roma e Componente del CRCF di OAR – Questo esemplifica il concetto di incompiuto nell’architettura storica. Al di là dell’importanza che queste testimonianze del passato rivestono nel contesto urbano e paesaggistico in cui sono inserite, l’opera architettonica incompiuta, anche dopo drammatici eventi, apre alle tematiche della reintegrazione della lacuna in architettura e dell’innesto del nuovo sull’antico (di qualsiasi epoca) che caratterizza la progettualità del restauro. L’obiettivo è quello di prospettare ambiti teorico-critici e operativi per una corretta operazione conservativa, per riappropriarsi di tante architetture mancate”.

Differente invece ciò che non è portato a compimento per malcostume economico, politico o burocratico. Lì è possibile parlare di occasione persa per dotare il territorio di un’architettura che infonda qualità al contesto, trascendendo nel fallimento di un’idea progettuale. Sicuri però che in questi cantieri abbandonati o fabbricati in attesa di demolizione non vi sia un disastro degno di interesse? Li si potrebbe strappare dal disinteresse comune e cogliere un senso profondo nella loro imperfezione?

L’evento ha inteso accendere il confronto tra il concetto di incompiuto in architettura, contrapposto al non finito nella musica, letteratura o arti.

“Partendo dal Manifesto dell’Incompiuto (2018) del Collettivo Artistico Alterazioni Video e del Collettivo Fosbury Architecture che al primo punto riporta: «Incompiuto è il più importante stile architettonico in Italia dal secondo dopoguerra ad oggi», vi è la necessità di cercare una rivoluzione che possa portare da negativa a positiva la percezione delle opere non finite, perché non vengano più considerate una sconfitta bensì una risorsa della quale riappropriarci – osserva Valentina Di Stefano | Commissione PLANS e Comitato CRCF – Come sosteneva sulla stessa pubblicazione il filosofo Paul Virilio «Lontani da un inferno delle rovine, quali quelle di Auschwitz o di Hiroshima, non si tratterebbe di una sorta di purgatorio dell’architettura in attesa del paradiso? … Perché no? Dopo tutto lo schizzo pittorico nei musei o l’abbozzo musicale del concerto o delle sinfonie incompiute hanno da tempo diritto di cittadinanza»”.

E’ Andrea Masu | Collettivo Alterazioni Video che ha accompagnato i presenti in una passeggiata tra le opere incompiute della Sicilia e dell’Italia, erigendo il non finito a vero e proprio stile architettonico. In collegamento dall’Auditorium incompiuto di Aragona (AG) ha annunciato il progetto di completamento dell’Auditorium, in una azione corale con gli abitanti del posto, dopo anni di abbandono e degrado, a firma del Collettivo Alterazioni Video, del Collettivo Fosbury Architecture, del Farm Cultural Park e dello Studio Analogique.

Un invito a solleticare l’immaginario attraverso l’incompiuto è rivolto da Alfonso Giancotti | docente di Progettazione Architettonica presso la facoltà di Architettura della Sapienza di Roma, redattore di Controspazio e di Hortus e fondatore del gruppo NOOS. Ogni progettista nella sua poliedrica visione, deve considerare che anche la città ha bisogno di essere trasformata in una continua progettualità in divenire.

In un’ottica romantica, è Chiara Sestili | storica dell’arte e fotografa ad accostare l’incompiuto all’infinito, così come Anna Maria Curci | scrittrice e poetessa, docente germanista si concentra sul frammento che mantiene un finale aperto per porre interrogativi.

In chiusura la performance A duel of pieces – (ri)comporre l’incompiuto nella traduzione poetica, di Sacha Piersanti e Augusto Cerrutiuna, prestazione bilingue che ha lasciato suggestioni sonore e visuali molto interessanti.

di Giulia Villani

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