Architetto, designer e scenografa, naturalizzata brasiliana, Lina Bo Bardi fa della libertà di pensiero il suo baluardo, anticipando temi come impegno civile e servizio collettivo che hanno reso la sua architettura sintesi di modernità e storia, innovazione e tradizione, serialità ed artigianato.
A trent’anni dalla sua morte e centootto dalla sua nascita, l’Ordine degli Architetti PPC di Roma con il contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dell’Istituto Bardi Casa de Vidro e dell’Associazione culturale Architettrici ha celebrato una delle figure di spicco dell’architettura del XX secolo con due mostre ed un convegno.
“Iniziative come queste consentono di trasferire pezzi di memoria che comunemente lasciamo andare via” osserva Paolo Vicchiarello | Coordinatore struttura di missione valorizzazione anniversari nazionali Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Filo conduttore dell’evento il libro 1940-1946. LINA BO [BARDI] IN ITALYdi Sarah Catalano, a cui il progetto dell’OAR affianca la video-mostraAlla ricerca di Lina, a cura di Ernesta Caviola e Giulio Rizzo, che indaga la donna Bo Bardi nella sua introspezione e difficoltà di coniugare creatività e felicità e la mostraNatura e storia nell’urbanistica di Lina Bo Bardi, a cura di Renato Anelli, tradotta da un’analoga esposizione in Brasile.
“Un architetto romano – ricorda Alessandro Panci | Presidente dell’Ordine Architetti PPC Roma – che ivi muove i primi passi e nei cui progetti trova spazio la monumentalità romana, come accade per molti colleghi che hanno un retaggio culturale importante. La Bo Bardi ha colto in pieno il fine ultimo della nostra professione che è quello di migliorare la vita della gente”.
L’incontro Lina Bo Bardi: una memoria che appartiene al nostro futuro,a cura di Sarah Catalano in collaborazione con Alice Buzzone, Consigliera OAR e referente del progetto Lina Bo Bardi e che ha visto come protagonisti Isa Grinspum Ferraz e Marcelo Carvalho Ferraz che hanno lavorato a lungo con Lina Bo, Zeuler Lima, Margherita Guccione ed Antonella Gallo, apre un dialogo su una delle più note protagoniste dell’architettura contemporanea, insignita del Leone d’Oro speciale alla memoria nell’ambito della 17. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia e portatrice di una concezione di architettura collettiva e di sintesi tra natura, vita e comunità, in cui le persone sono protagoniste.
“Il convegno è una delle tappe più significative di un processo che prevede una serie di iniziative rivolte a pubblici trasversali – racconta Alice Buzzone – l’importanza di questo progetto culturale risiede in primo luogo nell’aver aperto con la Presidenza del Consiglio dei Ministri una riflessione sulla necessità di annoverare gli architetti tra i grandi personaggi della storia italiana di cui celebrare la memoria. Poi, ça va sans dire, la figura di Achillina Bo, oltre a rappresentare una delle più importanti architette del ‘900, trascina con sé un fiume straripante di temi che si legano all’attualità come il ruolo della donna in architettura (e in generale in ambito lavorativo) o il binomio progetto e sostenibilità ambientale”.
Una poetica visionaria, dunque, che mette l’Uomo al centro di tutto e che considera tutto come Architettura, senza tralasciare principi fortemente contemporanei come la convivenza, la condivisione, il benessere materiale e spirituale delle persone, l’architettura partecipata e collettiva, il legame indissolubile tra architettura e natura.
Una donna raccontata dai collaboratori come costantemente impegnata nel proteggere al massimo la cultura locale, senza sminuire i problemi o semplificare eccessivamente il linguaggio, esortando a “non inchinarsi parlando alle masse, ma a raddrizzare la schiena” per elevare il livello culturale della popolazione.
A renderci oggi più chiaro il personaggio anche il libro 1940-1946. LINA BO [BARDI] IN ITALYdella Catalano che restituisce un ruolo di prim’ordine a quelle che Zeuler Lima chiama l’architettura di carta: “La mia pubblicazione racconta come tutto ciò che la Bo Bardi ha realizzato in Brasile, affonda le sue radici in Italia, dove dal 1940 al 1946, costruisce attraverso i disegni la sua idea di architettura e il suo linguaggio progettuale, in un periodo di scarse commesse per via della guerra ed in un contesto professionale profondamente maschile – spiega Sarah Catalano.
ALLA RICERCA DI LINA
A cura di Ernesta Caviola e Giulio Rizzo
La Cappella Santa Maria Dos Anjos, il Teatro Oficina, il Padiglione del Brasile, l’Esposizione Universale di Siviglia, progetti di sedie come la Bardi’s Bowl, la Girafinha e la Sedia Da Bordo Di Strada. Una selezione di opere di Lina Bo Bardi per raccontare aspetti intimi e spesso poco noti celati dietro il favoloso percorso creativo di uno dei primi architetti donna del nostro Paese.
“La mostra si occupa della forza dell’empowerment femminile, ovvero di cosa accade ad una donna quando impatta con il proprio demone creativo – commenta Ernesta Caviola – Sfaccettature inaspettate di Lina Bo Bardi vengono raccontate attraverso dei video che, attraverso un lavoro sottile di sceneggiatura e immagine, avvolgono in una dimensione experience”.
NATURA E STORIA NELL’URBANISTICA DI LINA BO BARDI
a cura di Renato Anelli
Quando architettura ed urbanistica sono sintesi di un’idea progettuale. Questo l’implicito concept che Lina Bo Bardi porta avanti nelle sue opere, forti di un’immagine di città da costruire oltre che di un’immagine architettonica.
Itamambuca e Camurupim, la proposta per l’Anhangabaú nel centro di São Paulo, il piano di recupero del centro storico di Salvador Da Bahia, il restauro del Palácio das Indústrias, la sua trasformazione nella sede della Prefettura di São Paulo: progetti capaci di imporre un salto di scala ed implicazioni urbanistiche sull’intero agglomerato urbano, seppur non completamente realizzati.
Visual e Video-Editing: Giuseppe Felici