L’analogia tra metodo di indagine scientifica e idea di trasformazione dello spazio mette in relazione la creatività degli architetti con i meccanismi tramite i quali la ricerca arriva ad analizzare i fenomeni della realtà. “La dinamica dell’invenzione è simile per molti tratti, nell’arte come nella scienza: (…) C’è un momento in cui non v’è differenza tra l’intelligenza indagatrice e l’intuizione dell’artista” (Umberto Eco, Sugli specchi e altri saggi, Bompiani, Milano, 1985).
L’evento formativo online dal titolo “Le innovazioni e le invenzioni dello spazio fisico della città nell’architettura e nel territorio”, organizzato lunedì 27 marzo 2023 dall’Ordine degli Architetti di Roma (OAR), ha messo l’accento sull’effetto dirompente che le invenzioni architettoniche producono, e sulla varietà di strumenti – culturali, metodologici, normativi – che i progettisti sono chiamati a padroneggiare per fornire la risposta a specifiche esigenze espresse dalla società e dal territorio.
Innovazione di processo / Innovazione di prodotto
Il rispecchiamento dell’architettura nella scienza si sviluppa anche intorno alla evoluzione tecnica che, soprattutto negli ultimi due secoli, ha reso realizzabili “oggetti” che sfidano le nozioni costruttive del passato. Per continuare a lasciare il segno sul tessuto urbano con edifici in grado di innescare trasformazioni, con un effetto simile al “sasso lanciato nello stagno”, gli architetti hanno l’onere di appropriarsi delle competenze tecniche necessarie per adoperare gli strumenti di calcolo e di elaborazione informatica.
Acquisire le innovazioni di processo consente di migliorare le “qualità pratico-funzionali” delle architetture, ma anche di espanderne le specifiche “qualità simbolico-percettive”: la connotazione complessiva dell’oggetto architettonico deriva dall’interagire dei due aspetti. L’architetto deve immaginare applicando una logica olistica, cioè concentrandosi non tanto sulle caratteristiche da attribuire alla singola opera, ma sulle relazioni che essa innesca con altre opere e con la realtà circostante. Il progetto avrà caratteristiche di originalità quanto più chi lo sviluppa riuscirà a introdurre nel proprio repertorio compositivo elementi anche minimi di innovazione.
“Da una recente analisi sulle invenzioni, regolarmente certificate e brevettate, si evidenzia che la gran parte di esse sono costituite da una composizione nuova di elementi noti (…). Si verifica quindi un processo trasformativo ed interattivo per il quale la nuova componente trasmette all’oggetto, nel complesso, la sua carica innovativa”
I brevetti in architettura
L’invenzione può essere tutelata attraverso l’acquisizione di un certificato, il brevetto, che consente il diritto esclusivo di sfruttamento per venti anni. Il deposito dell’innovazione brevettata, con una pratica che a livello internazionale è gestita dalla WIPO (World Intellectual Property Organization), protegge gli autori e, nel caso particolare delle creazioni connesse all’architettura, può contribuire a riaffermare il carattere intrinsecamente innovativo dell’atto progettuale.
“L’architettura ha estrema capacità innovativa e inventiva”, ma “gli architetti non conoscono i brevetti”.
Esistono naturalmente numerose ed eccellenti eccezioni, sia in merito ai componenti tecnologici, sia per quanto riguarda l’unicità delle opere. In Italia, al di là del precedente storico di Nervi, che ha brevettato, per esempio, il suo ferrocemento, “l’architetto italiano cha ha sfruttato meglio il meccanismo dei brevetti è Renzo Piano”. In ambito internazionale, se lo studio MVRDV ha registrato la paternità del mattone trasparente utilizzato nel progetto Crystal Houses Amsterdam, Norman Foster ha ottenuto per il suo “Gherkin” il riconoscimento di “marchio di forma”, riuscendo a “mettere in discussione i venti anni [di durata limite] del brevetto”.
Spesso il brevetto è la premessa alla nascita di start up, che, se “perseguono una o più finalità di beneficio comune e operano in modo responsabile, sostenibile e trasparente…” (societabenefit.net) possono diventare Società Benefit. Le attività di uno studio di architettura consentono di realizzare i benefici di questo particolare tipo di forma societaria, che possiede i requisiti per “proporre innovazione”.
Sul modello della certificazione delle invenzioni, emerge l’esigenza di dimostrare e quantificare rispetto a parametri definiti anche le competenze: i marchi di certificazione (adottati in Italia da soli due anni) sono un obiettivo che il Consiglio dell’OAR sta cercando di attuare, e per gli architetti saranno applicati soprattutto ai servizi.
Identità del paesaggio ed emergenza climatica
“Tutte le fasi storiche hanno comportato un’innovazione del paesaggio”, avviando una parallela evoluzione del modo in cui esso viene definito: da una concezione puramente contemplativa, legata alla visione di un panorama e delle bellezze che lo compongono, si è passati a considerare una definizione più articolata, espressione della progressiva complessità degli assetti del territorio.
In questo senso è illuminante la Convenzione Europea del Paesaggio (Firenze, 20 ottobre 2000): “Il paesaggio designa una determinata parte del territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni”.
Il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D. Lgs n. 42 del 22 gennaio 2004, “Codice Urbani“) evidenzia il legame con la componente antropica: “(…) La tutela e la valorizzazione del paesaggio salvaguardano i valori che esso esprime quali manifestazioni identitarie percepibili“
A causa dell’intensificarsi dei fenomeni metereologici estremi, la riflessione sul paesaggio è indissolubile dalla discussione sul clima, e la progettazione deve inventare nuovi modi di riferirsi all’ambiente: “ormai, vista la necessità di relazionarsi con una emergenza, non ha più senso ragionare in termini di separazione tra le discipline”.
Partecipazione dei cittadini
Il coinvolgimento di singoli cittadini e associazioni alimenta l’innovazione dello spazio urbano e territoriale: il D. Lgs. 117/2017, introducendo il “Codice del Terzo settore (CTS)”, ha definito il contesto normativo per progetti basati sulla collaborazione tra Pubbliche amministrazioni e soggetti che sono emanazione della cittadinanza. In proposito, va ricordato che “negli ultimi decenni del Novecento, nei progetti promossi a livello europeo, si è affermato il tema della partecipazione”.
Le “Linee guida sul rapporto tra pubbliche amministrazioni ed enti del Terzo settore”, contenute nel Decreto 72/2021 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, approfondiscono l’analisi degli articoli 55, 56 e 57 del D. Lgs. 117/2017, dando risalto alla definizione di Ente del Terzo settore (ETS) “quale ente privato che, senza scopo di lucro, persegue finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale”.
Svolgendo un ruolo determinante in progetti come il Masterplan Corviale a Roma, le organizzazioni di volontariato e promozione sociale, gli enti filantropici, le imprese sociali e tutte le forme di ETS, partecipano alle iniziative, secondo la logica del “coinvolgimento attivo”, intervenendo nei procedimenti di Co-programmazione (CTS, art. 55, comma 2) e Co-progettazione (CTS, art. 55, comma 3), e contribuendo ad applicare il principio della cosiddetta “sussidiarietà orizzontale” (art. 118, comma 4, Cost.).
Economia circolare
Dal punto di vista dei processi, l’innovazione, per non stravolgere ulteriormente l’equilibrio ambientale, deve puntare a recuperare il preesistente, ridurre lo spreco di materie prime, e incentivare il riciclo degli scarti e dei materiali di risulta. Oltre a offrire la possibilità di ottimizzare la fase di progetto, “l’informatica consente di sviluppare sistemi di controllo per la gestione e la rimessa in circolo dei rifiuti edilizi”.
Nelle costruzioni, i parametri dell’economia circolare sono riconducibili alla efficienza nell’uso delle risorse, alla riduzione degli sprechi di spazio e al ricorso a componenti riutilizzabili. La sperimentazione di metodi di trattamento e lavorazione consente di applicare tecniche innovative a materiali tradizionali di origine naturale – esemplare il caso del legno, che con le nuove tecniche può essere utilizzato anche nelle strutture di edifici multipiano.
Innovazione e sostenibilità
In un breve scambio finale, i relatori del webinar hanno concordato sull’esigenza di bilanciare le spinte dell’invenzione con la risposta a fabbisogni reali e il contrasto allo spreco di risorse. “Servono sempre più architetti che sappiano agire nello spazio fisico, economico e sociale, comprendendo le ripercussioni che i cambiamenti dello spazio fisico producono sugli altri tipi di spazio. Dobbiamo uscire dalla gabbia dell’architetto che capisce di tutto, ma non sa agire nella pratica”.