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Architettura
28 Giugno 2023

Noelia Monteiro (Estudio Flume), come l’architettura può rispondere alle grandi questioni sociali, ambientali e culturali

L’architetta brasiliana sarà introdotta da Alessandro Panci, presidente dell’OAR, nella lecture che si terrà nell’ambito delle celebrazioni che l’Ordine degli Architetti di Torino dedica al centenario della legge del 1923

Preservare lo stile di vita e la cultura dei Caiçara, popolo di pescatori considerati i guardiani del patrimonio costiero brasiliano. Offrire un contributo alla strategia messa a punto per difendere l’Amazonia dallo sfruttamento del territorio e dalla deforestazione. Garantire la sicurezza sul lavoro e la giustizia sociale per un gruppo di donne produttrici di cocco. Sono alcune delle ambiziose priorità a partire dalle quali prendono forma i progetti dell’atelier brasiliano, Estudio Flume, la cui socia fondatrice, Noelia Monteiro, terrà una lecture giovedì 29 giugno (ore 18-20) presso l’Auditorium Vivaldi a Torino (in diretta anche su YouTube), introdotta da Alessandro Panci, presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma e Provincia, da Mauro Volpiano, docente di storia dell’architettura al Politecnico di Torino e da Maria Cristina Milanese, presidente dell’Ordine degli Architetti di Torino.

L’evento, aperto dai saluti di Paolo Giordano, segretario dell’Ordine degli Architetti di Torino, è parte del programma di incontri con cui l’Ordine torinese celebra il centenario della legge 1395 del 24 giugno 1923 che ha istituito gli Ordini e ha introdotto tutele per il titolo e l’esercizio professionale degli architetti e degli ingegneri. Noelia Monteirò presenterà i lavori di Estudio Flume, esemplificativi del ruolo sociale che l’architetto può e deve avere. Un tema che è stato anche il fil rouge seguito nei dibattiti che l’OAR ha sollecitato in occasione dei convegni organizzati per i 100 anni dalla legge del 1923, tenutisi nel complesso monumentale dell’Acquario Romano dal 6 al 15 giugno. Dunque, la qualità dell’azione progettuale sta nel tradurre in spazio le esigenze e le aspirazioni di individui e gruppi sociali, puntando diritto verso la realizzazione e la tutela degli interessi generali.  Questo, ancora una volta, suggeriscono gli esiti degli sforzi progettuali di Estudio Flume.

«Le loro architetture, il loro modo di progettare e, anche il processo che ne deriva, dimostrano quanto l’azione progettuale possa avere effetti benefici sulle comunità, dando risposta a questioni sociali, culturali e ambientali», sottolinea Alessandro Panci. «Il loro lavoro – prosegue il presidente dell’OAR -, quasi sempre si confronta con situazioni molto complesse ed incarna perfettamente le ragioni per cui oggi gli Ordini ricordano i 100 anni di professione, rivendicando il ruolo sociale dell’architetto».

«Le loro opere – conclude – dimostrano quanto l’architettura possa incidere positivamente sui territori, insistendo non sull’estetica – spesso l’architetto viene visto come un decoratore –, ma sugli effetti socioeconomici derivanti dall’opera realizzata e dal processo che da essa viene innescato. Un lavoro che riesce, a cascata, ad attivare ulteriori e positivi processi, spesso facendo anche ricorso a interessanti percorsi partecipati, per giungere, infine, ad un concreto miglioramento della qualità della vita delle persone».

In effetti, i progetti di Estudio Flume riescono a creare coesione sociale, nuove opportunità economiche per le popolazioni, preservandone la peculiare cultura. L’approccio dello studio brasiliano si distingue per la cura dei luoghi e degli individui e conduce ad architetture generatrici di armonia, la cui bellezza deriva non dal gesto puramente formale, quanto da un ostinato pragmatismo che punta a risolvere problemi. Ed allora le architetture traggono la loro ragion d’essere da una sorta di simbiosi con la natura, dalla necessità di applicare strategie di controllo termico specifiche per un clima tropicale, dal voler dare soluzioni a questioni di natura economica, sociale o ambientale, nonché dall’esigenza di realizzare architetture “low budget”, senza però trascurare il benessere delle persone, la loro cultura e il desiderio di progresso sociale ed economico.

Un’architettura, dunque, dove il bello deriva dal buono, ossia la bellezza è conseguenza dei valori di cui la materia si fa portatrice. In conclusione, l’architettura dello studio brasiliano è espressione perfetta del “kalos kai agathòs” dei Greci che sta ad indicare il legame inscindibile tra i concetti di bello e buono: l’uno non può esistere senza l’altro e viceversa.

di Mariagrazia Barletta

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