Ricerca, sperimentazione spaziale, indagine figurativa, riflessione critica su città e società contemporanee attraverso la presentazione delle opere di importanti studi internazionali che raccontano il proprio approccio al progetto di architettura e si aprono al dialogo con ricercatori e pubblico in sala. È questo il format – agile ed efficace – del ciclo di incontri «Conversazioni sulla pratica del progetto» che si è aperto nel 2025 con la partecipazione di MVRDV, lo studio fondato da Winy Maas, Jacob van Riis e Nathalie de Vries. A tenere la lecture, lo scorso 21 gennaio nella sala centrale della Casa dell’Architettura, è stato Lorenzo Mattozzi, associate architect dello studio olandese – con base a Rotterdam e sedi a Parigi e Shanghai – che in oltre trent’anni di attività ha realizzato più di 1500 progetti in oltre 50 Paesi, con diverse opere iconiche. A seguire, come previsto dalla scaletta della rassegna, il dialogo critico con giovani ricercatori provenienti dalle principali università europee: ad animare la riflessione con MDVRV sono stati Sabrina Morreale e Lorenzo Perri, fondatori dello studio Lemonot, realtà con sedi a Londra e a Prato.
Ad introdurre l’evento è stata Claudia Ricciardi, consigliera OAR delegata ai concorsi di progettazione e curatrice del ciclo di appuntamenti con gli studi internazionali. «La conversazioni sulla pratica del progetto partono nel 2025 con lo studio olandese MVRDV. L’intento di questo ciclo di incontri è promuovere una riflessione ed un dibattito collettivo sul fare architettura e in particolare sul progetto, proprio per ribadire la sua necessità e la sua centralità in qualsiasi intervento sulla città». Il progetto, infatti – ha ribadito Ricciardi -, «non è mero servizio di progettazione ma – appunto – un’opera d’ingegno: il nostro obiettivo è di rimarcare e avvalorare questo concetto, confermando l’irrinunciabilità al progetto per qualsiasi intervento sul tessuto urbano a qualsiasi scala. Attraverso le lecture di studi internazionali affermati saranno illustrati i diversi modi di portare avanti la ricerca progettuale». Già lo scorso settembre, in un evento «pilota» che è stato una sorta di anticipazione del ciclo appena avviato – al quale ha partecipato lo studio londinese Witherford Watson Mann architects – ha proseguito la consigliera OAR, «sono stati tanti i temi affrontati: dalla città cellulare alla porosità urbana. Ed è emerso come limiti e criticità che si incontrano nell’affrontare un progetto rappresentino spesso il punto di inizio dell’ideazione progettuale e della sperimentazione spaziale. In quest’ottica MVRDV ha da sempre proposto e sollecitato nuovi modi di osservare criticamente e di abitare le città contemporanee sia attraverso progetti realizzati che con indagini e ricerche».
Qui la video introduzione di Claudia Ricciardi
La lecture dal titolo «Topologia e connessione nell’architettura di MVRDV» tenuta da Lorenzo Mattozzi, associate architect dello studio olandese è partita da un excursus sul percorso fatto dallo studio olandese sin dai suoi primi passi. A partire dalla partecipazione a Europan 2, nel 1991, con la vittoria al concorso su Prenzlauer Berg, a Berlino, «con la proposta ‘Berlin Voids’, che già incorporava molti elementi distintivi del lavoro di MVRDV, che ancora oggi ci caratterizznoa: un approccio urbano tridimensionale, lo sviluppo a uso misto, la densificazione e la connettività sociale». Passando per la realizzazione di opere iconiche, che spaziano nel più ampio ventaglio di tipologie di interventi, come, tra le altre, VPRO Headquarter (1997), WoZoCo (1997), Expo Pavilion Hannover (2000), Silodam (2002), Frøsilo (2005), Markthal (2014), Tianjin Library (2017), Ilot Queyries (2021), Depot BvB (2021), Valley (2022), W&CC (2023). Ma anche ricerche e pubblicazioni come «Farmax» (1998) e «KM3 Excursions on Capacities» (2005) o iniziative come the Why Factory, istituto di ricerca ed educazione che fa parte della Facoltà di Architettura dell’Università di Tecnologia di Delft (Paesi Bassi), ideato e diretto da Winy Maas.
«Ripercorrendo il tragitto fatto da MVRDV – ha spiegato Mattozzi – emergono i passaggi che lo studio professionale ha affrontato per passare da 3 a 300 persone in circa 30 anni. In questo percorso ci sono dei temi progetto ricorrenti che informano sull’approccio e la metodologia adottati. Fino ad arrivare ai tre progetti più recenti presentati, realizzati negli ultimi quattro anni, che esemplificano il racconto fatto in precedenza». Si tratta di Depot (2013-2021), il deposito museale aperto pubblico accessibile inaugurato nel 2021 a Rotterdam; il Valley (2014-2022), un edificio ad uso misto residenziale di alta densità ad Amsterdam, e l’installazione temporanea chiamata Roof of Walk (2022), sempre a Rotterdam. «Questi tre progetti – ha aggiunto l’architetto – contengono alcuni degli elementi chiave dell’approccio di MVRDV perché scardinano, da un lato, la separazione tra architettura pubblica e architettura privata, spazio pubblico e spazio privato e – dall’altro – mettono in collegamento la città con l’edificio, la natura con le persone, e portando queste ultime a scoprire la città anche dall’alto».
Qui la video intervista a Lorenzo Mattozzi
Lo spazio topologico connesso – ha spiegato l’associate architect di MVRDV durante la lecture – «rappresenta un concetto che promuove continuità, fluidità e coesione fisica, sociale e visiva. Questo è essenziale non solo per l’utilizzo dell’edificio, ma anche per il ruolo e il rapporto che esso instaura con il tessuto urbano circostante. In architettura, pensare a uno spazio topologico connesso significa considerare come le persone percepiscono, si muovono e interagiscono con gli ambienti, assicurando una continuità fluida che favorisca interazione, orientamento e coesione. Attraverso i concetti di densità e porosità è possibile analizzare e valutare i progetti architettonici come opportunità per generare spazi connessi e integrati». Tali concetti si declinano – ha poi indicato – in diversi aspetti fondamentali: continuità fisica degli spazi, continuità visiva, connessione funzionale e sociale, connessione tra natura, architettura e utente, adattabilità e trasformabilità nel tempo, adattabilità dei flussi e della mobilità. L’ambizione – ha concluso – è progettare edifici e città che favoriscano continuità fisica, visiva e simbolica. Creare configurazioni spaziali innovative e adattabili, ispirate a logiche fluide e dinamiche, sociali. Analizzare – e quindi apprendere – come gli spazi si connettono e interagiscono tra loro e con le persone».
Lo spazio dedicato dialogo critico con giovani ricercatori provenienti dalle principali università europee è stato invece inaugurato – in occasione dell’incontro con MVRDV – da Sabrina Morreale e Lorenzo Perri fondatori dello studio Lemonot, realtà nata nel 2016 con sedi a Londra e a Prato che unisce architettura e arti performative e che ha già collaborato con l’Ordine degli Architetti di Roma realizzando nei pressi del Gazometro a Ostiense l’installazione site-specific «Oasi dei Golosi» nell’ambito dell’edizione 2022 del Festival dell’Architettura di Roma (FAR) organizzato dall’OAR. I due ricercatori di Lemonot, che insegnano presso il Royal College of Art di Londra, hanno posto a Lorenzo Mattozzi domande e spunti di riflessione connessi a una serie di tematiche – subject, approach, outcome, functions, activities, choreographies, publicness, conviviality, accessibility – connesse all’approccio progettuale di MVRDV, così come è emerso anche dalla lecture.
«Partendo dall’indagine, di cui ci occupiamo, riguardante le dinamiche dello spazio pubblico e una tipologia particolare di stare insieme che è la convivialità – hanno spiegato Morreale e Perri -, abbiamo cercato di sviscerare una serie di temi, provando a capire qual è il legame, anche all’interno di uno studio così grande come MVRDV, tra le dinamiche relazionali interne allo studio come spazio pubblico e i progetti di spazio pubblico che lo stesso studio realizza. Come si può imparare dallo studio e dai progetti; e come la convivialità può diventare uno strumento di progettazione attivo per immaginare nuovi scenari di inclusione per la città. L’obiettivo è stato quello di creare una sorta di conversazione per estrapolare un vocabolario di usi e tecniche, per capire come di traducono disegni e idee in spazi costruiti».
Qui la video intervista a Sabrina Morreale e Lorenzo Perri
A chiudere l’evento è stato Alessandro Panci, presidente OAR, sottolineando – in particolare in riferimento ai primi passi compiuti dai fondatori di MVRDV con la partecipazione a Europan 2 – come il concorso sia uno strumento virtuoso che permette di favorire la massima partecipazione e di portare avanti un confronto aperto e vario su un determinato tema, che spesso si traduce nella ricerca di soluzioni a problematiche che incidono direttamente o indirettamente nella vita quotidiana. I concorsi di progettazione, inoltre si dimostrano, soprattutto per i giovani, esperienze utili a farsi conoscere e ad ottenere un ritorno di immagine improntante». Attraverso il ciclo di incontri con gli studi internazionali che abbiamo avviato, ha concluso Panci, avremo la possibilità di conoscere, confrontarci e imparare osservando i diversi modi di operare di realtà affermate a livello mondiale, anche dal punto di vista della ricerca progettuale e dell’utilizzo di strumenti innovativi». (FN)