I mercati cittadini non sono solo spazi di commercio, ma organismi urbani che raccontano la storia delle città e contribuiscono a definirne l’identità. Rappresentano, spesso da secoli, luoghi di scambio per eccellenza, non solo di merci, ma anche di culture, abitudini e relazioni sociali. Oggi, tuttavia, molti di questi spazi attraversano una fase di trasformazione: in diversi casi – attraverso la collaborazione e il dialogo tra amministrazioni pubbliche, progettisti, investitori privati, talvolta con la partecipazione attiva della cittadinanza – riescono a reinventarsi adattandosi alle nuove esigenze della vita quotidiana; in altri rischiano la chiusura, l’abbandono, il degrado. A Roma – dal centro alle periferie -, così come in altre città italiane, il dibattito sui mercati cittadini è più vivo che mai. Si discute del loro ruolo, delle possibilità di riqualificazione e delle prospettive future: possono tornare a essere poli di aggregazione sociale, fulcri della vita di quartiere, oppure rischiano di avviarsi verso un destino fatto di speculazioni e progetti che ne snaturano la funzione?
Sono alcuni degli argomenti di cui si è discusso nel corso del convegno «I mercati cittadini – Architettura e vita della città contemporanea», che si è svolto lo scorso 11 marzo alla Casa dell’Architettura con il coordinamento scientifico di Emma Tagliacollo, Ctf OAR – Storia e Critica e Commissione Archivi e Osservatorio 900, e di Erilde Terenzoni, Commissione Archivi e Osservatorio 900 OAR. L’evento ha affrontato e approfondito il tema dei mercati cittadini partendo da esempi concreti – dalle storiche strutture di Venezia e Livorno ai mercati romani più o meno iconici – e attraverso il confronto tra i diversi soggetti coinvolti puntando a tracciare un primo quadro della situazione, ponendo al centro della discussione non solo il valore architettonico di questi edifici, ma anche la loro capacità di rispondere alle sfide della città contemporanea: multifunzionalità, sostenibilità, capacità di creare nuove forme di socialità.
A introdurre la giornata, inquadrando il focus sui mercati cittadini nell’ambito dell’attività per la formazione professionale messa in campo dell’Ordine degli Architetti di Roma, è stata Roberta Bocca, vicepresidente OAR, sottolineando come il tema «sia stato trattato con un approccio storico e progettuale. La nostra intenzione – ha poi rivelato – è di rendere questo appuntamento il primo di una serie sul tema. Il convegno fa parte del percorso formativo ‘Storia e Critica’, che è possibile scoprire sul sito web dell’Ordine, nel quale rientrano diversi eventi, sia in presenza che webinar, che trattano le diverse tematiche da punti di vista differenti».
Nel legame tra architettura e città – ha osservato Marco Maria Sambo, segretario OAR, direttore editoriale AR Magazine – la rivista dell’OAR, e coordinatore della Commissione Archivi e Osservatorio 900 – «esiste un senso di vitalità costante: perché l’architettura è viva. Così come il Novecento è vivo e va tutelato per il bene comune e della cittadinanza. I mercati e le sale cinematografiche, ad esempio, rappresentano simboli di questa vitalità, luoghi di incontro e di vita pulsante che devono essere difesi oggi più che mai». Un caso significativo, ha proseguito, «è il mercato di Piazza Alessandria, uno dei mercati storici di Roma, progettato a partire dal 1929 dall’architetta Elena Luzzatto: è un’opera straordinaria per la quale è giusto puntare su una valorizzazione attraverso una ‘mixité’ funzionale, mantenendo le attività tradizionali del mercato e integrandole con nuove funzioni culturali – da spazi dedicati a presentazioni di libri a caffetterie come punti di incontro – nell’ottica di creare un centro di aggregazione dinamico e moderno». Questo ragionamento, ha sottolineato Sambo – «ci porta a riflettere sulla città e sulla necessità politica di elaborare non solo mappature, ma anche masterplan con progetti di conservazione per molte aree di Roma. È essenziale costruire un discorso urbano coerente e organico che includa anche il patrimonio architettonico del Novecento. Solo così sarà possibile salvaguardare la storia e, al contempo, rendere vivi i luoghi, adeguandoli alle esigenze contemporanee. È fondamentale, conclude, portare avanti un’azione di difesa culturale per la vitalità della Capitale, individuando nuove strade attraverso un approccio scientifico e strategico alla pianificazione urbana».
Il focus sui mercati cittadini
Una occasione di riflessione come quella organizzata sui mercati cittadini – ha spiegato Emma Tagliacollo, Ctf OAR Storia e Critica e Commissione Archivi e Osservatorio 900 – accende i riflettori «su alcuni dei luoghi che vanno a costruire la città. L’obiettivo è di provare a fare il punto della situazione su ciò che sta avvenendo in questo momento in Italia, partendo anche da alcuni casi ‘storici’ che si trovano in altre parti del territorio nazionale, per poi stringere il campo su Roma». Pensando al tema dei mercati cittadini – prosegue l’architetta – «emergono a mio avviso alcuni elementi significativi e significanti per questo tipo di architettura. Il mercato è innanzitutto un luogo della città aperto e permeabile. Non è soltanto il luogo dove si va a fare la spesa, dove avviene lo scambio delle merci. Ma è diventato sempre più un luogo di aggregazione, in cui si svolgono tanti altri eventi, culturali e non solo, diventando punto di incontro nella vita dei cittadini». Altro elemento cruciale da considerare è la loro presenza capillare sul territorio: fino a qualche anno fa «si contavano circa 120 mercati a Roma, incluso edifici d’autore che fanno parte del patrimonio architettonico capitolino. Il mercato è, quindi, una presenza costante nella vita ella città». Per questo una parte significativa della giornata è stata dedicata «ai nuovi progetti che riguardano i mercati che hanno il compito, in qualche modo, di guidare anche il cambiamento della città stessa, con la loro capacità di cambiare il volto dei quartieri nei quali si trovano».
Qui la video pillola di Emma Tagliacollo
«I mercati cittadini, con ogni cittadino che ne ha uno sotto casa o nelle vicinanze, sono un tema su cui bisogna ragionare perché molto spesso sono luoghi in cui si sedimenta una storia importante, una storia di secoli, crocevia di incontri di persone, culture, merci, che nel corso del tempo sono cambiati ed hanno cambiato le nostre città». A dirlo è Erilde Terenzoni, componente della Commissione Archivi e Osservatorio 900 OAR, che si chiede: cosa stiamo facendo per questi luoghi? A Roma, in particolare – sottolinea Terenzoni – si tratta di spazi che portano con sé tanta storia, si trovano spesso in aree molto appetibili, anche nel centro storico, ma in diversi casi, in seguito alle trasformazioni della città, sono stati abbandonati o lasciati al degrado. Esistono progetti per la riqualificazione di questi mercati, in chiave commerciale, culturale, turistica. Il nostro obiettivo è offre un primo spaccato della situazione nella Capitale». Per farlo, tuttavia, il ragionamento è partito, spiega Terenzoni, «da due esempi interessanti e topici presenti in due città italiane: il mercato di Rialto a Venezia, luogo storico di grande valore architettonico ma praticamente abbandonato a una gentrificazione galoppante che sta distruggendo la residenza veneziana; e il mercato del pesce di Livorno, città sul mare particolarmente vivace».
La video riflessione di Erilde Terenzoni
A fare un dettagliato excursus sulla «Evoluzione tecnico costruttiva dei mercati in Italia nel Novecento» è stata invece Stefania Mornati, docente di Architettura Tecnica, Dipartimento di Ingegneria civile dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. Mentre a raccontare i casi di Venezia e Livorno, la loro situazione attuale, i progetti in campo e le prospettive dei due mercati storici – esempi significativi sui cui riflettere e di cui tenere conto per ampliare il ragionamento sul tema sono stati Donatella Calabi, storica della città e del territorio, già docente di Storia della Città allo IUAV di Venezia con la relazione «Il mercato storico di Rialto e questioni di rigenerazione urbana»; e Marco Del Francia, architetto e storico dell’architettura, curatore Archivio Vittorio Giorgini con il sui focus su «Il mercato ittico di Livorno».
Qui la video intervista di Marco Del Francia
Il focus su Roma: la parola ai progettisti
Il dibattito sui mercati cittadini – come detto – è quanto mai vivo a Roma: il loro ruolo, le possibilità di riqualificazione e le prospettive future sono al centro della discussione. Nel corso del convegno si è dato spazio alle esperienze concrete raccontate dai progettisti che si sono occupati e/o si stanno occupando del tema, intervenendo su alcune aree che rappresentano snodi cruciali nel tessuto della città contemporanea.
L’esperienza del Nuovo Mercato di Testaccio, progetto realizzato in project financing, capace di realizzare «nuovi spazi di relazione per la città» è stata Marta Alieri, architetta e Project Manager Figeim Srl, la società impegnata nella realizzazione dell’intervento. «È stata un’opera che il Comune di Roma ha voluto nel 2002 per l’esigenza di spostare il vecchio mercato di Testaccio in nuova sede – ha detto – e lo strumento della finanza di progetto ha reso possibile, tramite il partenariato pubblico privato, la realizzazione di un nuovo mercato in diretta connessione con la piazza pedonale, con altri spazi commerciali a servizi e per la ristorazione. L’opera si è conclusa dopo qualche anno perché ci sono stati degli importantissimi ritrovamenti archeologici e che hanno portato a una rielaborazione del progetto». Si tratta, ha concluso, di un’area «che è stata riconsegnata al quartiere e alla cittadinanza, che è cresciuta in termini di attrattività turistica, mostrando come un mercato possa essere elemento rigenerante per alcune porzioni della città».
Qui la video intervista a Marta Alieri
Diversa è la storia del Mercato dell’Unità, storica struttura su via Cola di Rienzo, ripensata dagli studi Adat e LaSia come una galleria urbana. «Il nostro intervento mira riqualificare il mercato che è stato storicamente un epicentro nel quartiere di Prati, un luogo non soltanto di commercio, ma anche di incontro e che negli ultimi anni ha vissuto un periodo di crisi», spiega Antonio Atripaldi, architetto, cofondatore ADAT Studio, che prosegue: «L’obiettivo è rivitalizzarlo, espandendo la sua apertura nel pomeriggio e alla sera, oltre gli orari canonici di mercato, per creare un nuovo luogo flessibile e in cui la gente possa di nuovo ritrovarsi sia per le attività commerciale sia per lavoro, studio, leisure, eventi che potranno essere allestiti anche grazie alle nuove strutture – dette lanterne – che potranno essere utilizzate lungo l’intero arco della giornata, sia aperte come banchi del mercato che chiuse, come supporti per l’allestimento di mostre». A livello progettuale, sottolinea l’architetto, «il nostro progetto cerca di trasformare il mercato in una galleria urbana urbana che si integri nei flussi del quartiere di Prati e i li guidi anche tramite la sua bellissima luce naturale».
Qui la video pillola con Antonio Atripaldi
L’esempio del Mercato di San Giovanni di Dio a Monteverde è stato infine raccontato da Giorgio Scarchilli, architetto e fondatore di studio OSA, un progetto «che nasce da un concorso di progettazione indetto dal Comune di Roma» e gestito su CAN, piattaforma telematica dell’Ordine degli Architetti di Roma. Oggi – racconta – «il tema principale è quello di creare un mercato che abbia una valenza di quartiere a Monteverde, circonvallazione Gianicolense, ma soprattutto una valenza urbana, come nelle grandi metropoli: un luogo, quindi, non solo per il quartiere ma per la città. È un progetto di rigenerazione perché si tratta di un mercato storico con una lunga tradizione, uno dei più grandi a Roma in termini di operatori e di utenti. La vera sfida, quindi, era di mantenere la connotazione tradizionale del mercato rendendolo però contemporaneo. Il progetto prevede che diventi un mercato totalmente permeabile, accessibile, con una connotazione anche diversa rispetto ad un mercato tradizionale perché prevede una piazza centrale: per questo l’obiettivo è anche di creare uno spazio pubblico, aperto, che riesca a vivere anche oltre gli orari del mercato».
Qui il video con Giorgio Scarchilli
A tirare le fila degli elementi di riflessione emersi nel corso della giornata è stato il talk conclusivo che ha visto la partecipazione di Andrea Alemanni, presidente Commissione Commercio e Attività produttive e Commercio di Roma Capitale; Anna Maria Bianchi, presidente dell’associazione Carte in Regola; Lorenzo Busnengo, consigliere OAR delegato per i rapporti con la Pubblica Amministrazione; Marco Maria Sambo, segretario OAR, direttore editoriale AR Magazine; e Rosalia Vittorini, di Docomomo Italia.
Prospettive, proposte e programmi per i mercati della Capitale
La visione e le attività del Campidoglio sul tema dei mercati cittadini, con uno sguardo d’insieme e alcuni accenni a specifiche aree al centro dell’attenzione sul territorio capitolino, è stata illustrata da Andrea Alemanni, presidente Commissione Commercio e Attività produttive e Commercio di Roma Capitale: «Quello che i mercati non dovrebbero essere è la brutta copia di centri commerciali, come purtroppo negli ultimi 20-25 anni purtroppo è troppo spesso accaduto in progetti per mercati coperti realizzati con una logica sbagliata. I mercati dovrebbero invece tornare ad essere delle piazze all’interno delle quali fare attività commerciale e non solo, perché nel 2025 è naturale che questi luoghi diventino spazi di aggregazione con servizi collegati». Secondo l’ultimo monitoraggi, ha rivelato Alemanni, sono 116 i mercati di Roma. Negli ultimi tre anni, «anche grazie alle risorse del Giubileo – ha poi sottolineato – siamo stati in grado di progettare e iniziare a realizzare strutture importantissime, dal mercato Metronio a via Sannio, fino al mercato dell’Unità. Ma ci sono tantissimi altri progetti come San Giovanni di Dio, piazza dei Vespri Siciliani. Si tratta di interventi che saranno realizzati in tempi breve e vedranno cambiare il volto dei quadranti del centro urbano interessati. A questi si aggiungono i progetti nelle zone semicentrali e periferiche della città». In tale contesto, ha infine ribadito il presidente della Commissione Commercio, è fondamentale il dialogo con i professionisti, a partire degli architetti, «grazie alle loro competenze, ma anche alla capacità di unire funzioni diverse, utilizzare materiali diversi».
Qui la video intervista ad Andrea Alemanni
A chiudere il cerchio, infine, è stata la riflessione di Lorenzo Busnengo, consigliere OAR con delega ai rapporti con la Pubblica Amministrazione: «Dobbiamo pensare che i 116 mercati cittadini – ha detto – possano e debbano diventare altrettanti punti di riflessione, rigenerazione e rinascita, sia nelle aree periferiche che in quelle centrali. Devono trasformarsi in luoghi di relazione, in cui la cittadinanza possa ricreare quei legami sociali che spesso mancano nella città contemporanea. Le norme urbanistiche e la cultura della pianificazione troppo spesso non ci hanno aiutato: lo spazio della piazza è stato trascurato, nonostante le nostre città siano nate proprio intorno a essa, come luogo di relazione e scambio, dove la comunità si riunisce e costruisce un senso comune. Le piazze, i mercati, la chiesa e il municipio sono stati per secoli la base delle città europee». La sfida, allora – ha rimarcato il consigliere OAR – «deve essere affrontata collettivamente», interrogandosi e trovando risposte sui diversi aspetti della questione: fondamentale, ad esempio, «è l’elemento tipologico: un mercato aperto, che rievoca la piazza, è diverso da un mercato galleria. Ma in ogni caso i progetti devono restituire uno spazio che favorisca le relazioni sociali. È importante, inoltre, promuovere la multifunzionalità: i mercati non devono avere solo una funzione commerciale, ma anche un carattere ricreativo. Alla fine, questi spazi si vivono davvero quando è possibile anche divertirsi e trascorrervi il tempo libero». Ciò che va evitato, ha concluso Busnengo, «sono gli usi impropri, come i mercati itineranti allestiti nei parcheggi pubblici, che non contribuiscono alla qualità urbana né all’identità dei luoghi». (FN)
Video interviste e fotografie di Francesco Nariello