Sfide e opportunità per i progettisti nella nuova frontiera: la costruzione di edifici, spazi e città nel mondo virtuale, quello del Metaverso. Scoprendo la possibilità di sviluppare attività di progettazione nella realtà digitale, parallela ma con concreti punti di contatto e scambio con il mondo fisico, anche dal punto di vista professionale. E prendendo in considerazione aspetti che spaziano dall’importanza della sostenibilità, ambientale ma anche economica, al ruolo dell’intelligenza artificiale, fino all’impatto sociale dell’architettura progettata per l’universo virtuale.
A raccontare «il futuro dell’architettura nel Metaverso» sono state due realtà pioniere nel settore come lo studio britannico Zaha Hadid Architects, fondato dalla architetta irachena scomparsa nel 2016, e quello tedesco Lava – Laboratory for Visionary Architecture che, in anteprima e in esclusiva per l’Italia, hanno presentato lo scorso 13 novembre alla Casa dell’Architettura, una selezione di alcuni dei loro progetti più significativi. Le loro presentazioni sono state al centro della conferenza «Architettura e Metaverso» – promossa dall’Ordine degli Architetti PPC di Roma e provincia, con il coordinamento scientifico dell’architetto Arianna Callocchia, il sostegno dell’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania e il contributo del gruppo Aran World – alla quale hanno partecipato alcuni tra i massimi esperti nel campo. Obiettivo: creare un’occasione di confronto, scambio professionale e dialogo costruttivo tra la realtà italiana e quella internazionale, affrontando i tanti quesiti sull’argomento. L’iniziativa è stata introdotta e moderata da Paolo Anzuini, consigliere OAR e delegato all’innovazione, all’internazionalizzazione e al Progetto Giovani.
«Immaginare il Metaverso per molti, professionisti e non solo – osserva Anzuini – significa immaginare qualcosa che apparentemente, ma solo in apparenza, ancora non c’è. Ci troviamo in una situazione che ricorda quella in cui qualche decennio fa si iniziò a concepire il world wide web. Una fase in cui è necessario, quindi, costruire delle regole, ma per farlo prima bisogna conoscere. Il nostro compito – come Ordine professionale – è permettere agli architetti di sapere cosa sta accadendo: in questa direzione si inseriscono iniziative come quella odierna, che rientra in un percorso attraverso cui l’OAR tenta di proiettare gli iscritti verso modalità di conoscenza più ampie. Una delle frontiere, oggi, è proprio «entrare nel Metaverso» che però, rimarca il consigliere dell’Ordine, «non deve essere una scorciatoia dove rifugiarsi perché il nostro sistema non funziona. Esso può rappresentare, invece, uno spazio virtuale che, se utilizzato in modo cosciente e coerente, può generare effetti positivi per la nostra attività quotidiana».
Alcune delle domande fondamentali per la professione rispetto al tema Metaverso – «Quale sarà il futuro dell’architettura? Quali le sfide, le opportunità e il ruolo per gli architetti? Quali le relazioni e le applicazioni possibili nel nuovo contesto? – le ha poste Alessandro Panci, nel suo intervento, che ha seguito i saluti istituzionali di Andreas Krüger, Capo Ufficio Culturale dell’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania, e di Maren Courage, direttore di Foundation Metaverse Europe. «Non possiamo farci tagliare fuori dal mercato – ha detto Panci -. Oggi gli spazi virtuali sono il luogo di incontro per i nostri giovani. Sono luoghi di lavoro e lo saranno sempre di più. Presto sarà una necessità incontrarsi lì. Come architetti progettiamo gli spazi che ci circondano in funzione della qualità della vita: ma quale sarà il nostro approccio se gli spazi diventeranno sempre di più virtuali? Non possiamo non saperli progettare».
Al centro della giornata, come detto, il racconto delle esperienze e dei progetti di due studi internazionali, tra i primi a cimentarsi con il Metaverso in termini di progettazione architettonica e a confrontarsi con le relazioni/connessioni/interazioni tra architetti e mondo virtuale: lo studio britannico Zaha Hadid Architects e quello tedesco Lava – Laboratory for Visionary Architecture.
ZAHA HADID ARCHITECTS
«Siamo fortemente coinvolti e crediamo nel Metaverso come un ambito su cui gli architetti dovrebbero puntare, partecipando e accrescendo le proprie competenze», ha detto Shajay Bhooshan, direttore associato di Zaha Hadid Architects (Londra): «Crediamo – ha aggiunto – che il Metaverso sia ‘Internet che diventa architettura’, in senso spaziale, multiplayer, immersivo e come esperienza collettiva multi-personale. L’architettura, in particolare, è la disciplina capace di sviluppare ambienti adatti ad ospitare più persone simultaneamente e diventa il contesto perfetto per chi sperimenta e naviga nel mondo digitale. Pensiamo, quindi, che l’architettura abbia molto da offrire nell’universo virtuale e che, continuando a sperimentare nel Metaverso, gli architetti possano avere un ritorno concreto migliorando le loro performance anche nel mondo fisico».
Video intervista a Shajay Bhooshan, direttore associato di Zaha Hadid Architects (Londra)
Nella sua presentazione dal titolo «Metropolis to the metaverse and back», Bhooshan ha illustrato l’approccio dello studio al Metaverso – facendo cenno a concetti come innovazione, total design, parametricismo, user experience (Ux) immersiva, tecnologie spaziali, creator economy – e alcuni dei progetti e collaborazioni «pilota» avviati e/o realizzati per il Metaverso: da NFTism (a cyber gallery for Kenny Schacter’s show) ad Architecting the metaverse (artificial intelligence and metaverse, in collaborazione con l’artista turco-americano Refik Anadol, fino al Pubg x Zha (uno spazio di gaming per il gioco Player Unknown’s Battle Ground), Liberland metaverse, il progetto per i Beyabu Residence a Roatan (Honduras) e, infine, Metropia Metaverse, hub virtuale presentato a Venezia in occasione della Biennale di Architettura 2023. «Il Metaverso non è altro che la prosecuzione dei mondo fisico – ha concluso – e l’architettura deve cercare di offrire esperienze polifunzionali, sfruttando il Metaverso per promuovere interazione tra le perosne e tra queste e l’ambiente».
LAVA ARCHITECTS
Per uno studio di architettura che lavora su scala globale e utilizza strumenti digitali nel processo di design «è naturale investire nel Metaverso», ha spiegato Christian Tschersich, partner associato di LAVA – Laboratory for Visionary Architecture (Berlino), che pia precisato: «La domanda cruciale da porsi è: chi progetterà il metaverso come prossimo step per il web? Internet è caratterizzato da un ambiente a due dimensioni, mentre il Metaverso ne è l’evoluzione offrendo funzionalità in un mondo tridimensionale. Come architetti che progettano lo spazio abbiamo il ruolo di disegnare questo nuovo mondo. Quello che ci interessa davvero è capire come il Metaverso, in termini di feedback, cambierà le abitudini nel mondo reale e come i mondi virtuali influenzeranno il mondo fisico».
Video intervista a Christian Tschersich, partner associato di LAVA – Laboratory for Visionary Architecture (Berlino)
Tra i progetti nel Metaverso di LAVA raccontati da Tschersich ci sono la «Contract of Fiction Gallery», esibizione virtuale nell’ambito di Metrotopia Metaverse (il progetto citato di ZHA per la Biennale di Venezia) e il Metaverse Pavillon (Lava Wolrld sulla piattaforma Decentraland) presentato in occasione della prima Biennale di Architettura del Metaverso dello scorso settembre. «Con il Metaverso – ha osservato il partner assodato di LAVA – i progettisti hanno a disposizione nuovi strumenti e nuove tecnologie. Gli architetti giocano un ruolo importante nel trasmettere, tradurre e declinare le connessioni tra il metaverso e il mondo fisico. Le persone iniziano – e lo faranno sempre di più – a vivere spazi che non riuscirebbero a vivere nel mondo reale e mano mano li accettano. I nuovi stili e canoni che si generano potranno essere utilizzati in termini architettonici nel mondo fisico».
Gli altri interventi che hanno completato il programma dell’evento hanno offerto elementi di contesto e riflessione essenziali a chiudere il cerchio per un primo approccio al tema della giornata: dalla introduzione al Metaverso, tra opportunità e sfide di Claudio Conti, ricercatore senior dell’Osservatorio Extended Reality & Metaverse del Politecnico di Milano – che ha illustrato dati, definizioni e i risultati di alcune delle attività di ricerca svolte -; all’opportunità di «sperimentazione del Metaverso in architettura» offerta da Marco Zanuttini, esperto di Metaverso e di applicazioni virtuali che ha proposto un tour nella realtà digitale; fino alle osservazioni di Ingrid Paoletti, direttore scientifico del Master Material Balance Design del Politecnico di Milano, su tecnologie e materiali per il mondo virtuale. (FN)
Video-interviste di Francesco Nariello – Montaggio e post produzione a cura di Giuseppe Felici