di Redazione OAR
Varare criteri omogenei per definire l’accesso ai luoghi pubblici. E cogliere le opportunità offerte dai grandi eventi, come le Olimpiadi invernali del 2026 per Milano – ma anche, nel caso di Roma, il Giubileo 2025 o la candidatura all’Expo 2030 – per trasformare l’accessibilità nel paradigma progettuale per le città. È il pensiero di Lisa Noja, deputata alla Camera e già delegata all’accessibilità per il Comune di Milano. Durante quest’ultima esperienza, uno dei principali ostacoli da superare – osserva – «è stato quello di riuscire ad avere, come amministrazione, un linguaggio comune e dei criteri omogenei per definire cosa sia accessibile e cosa no. In questo senso l’adozione del Peba, diramate la scorsa consiliatura, è stato un passaggio importante: non si è trattato, infatti, di un semplice documento burocratico ma di una mappatura che ha individuato i criteri per definire varie gradazioni di accessibilità dei luoghi pubblici. E che consente il monitoraggio costante della situazione – aggiornando lo status quo mano mano che si realizzano opere di abbattimento delle barriere architettoniche o di accrescimento dell’accessibilità – ma anche di definire le priorità rispetto ai lavori futuri».
Fondamentale, prosegue Noja, «è stata la costituzione di un tavolo trasversale con tutte le direzioni/assessorati dell’amministrazione comunale milanese con il compito di portare avanti il monitoraggio, definire le priorità e rilevare le buone pratiche adottate anche da altre amministrazioni comunali, in modo da portarle a sistema. Dopo il rallentamento dovuto all’emergenza Covid19, i lavori del tavolo sono pronti a ripartire».
In termini di prospettive future, infine, la deputata si concentra sulle opportunità, per le città, generate dai grandi eventi. «Una città come Milano, nei prossimi anni, deve prepararsi a un evento come le Olimpiadi invernali del 2026. I grandi eventi possono essere una enorme occasione di costruzione dell’accessibilità. Dovremmo seguire il modello di Londra, che con le Olimpiadi ha trasformato l’opportunità di un grande evento in un momento di ripensamento degli spazi accessibili di una grande metropoli». Questa è la strada che le città dovrebbe perseguire, perché i grandi eventi «sono occasioni in cui arrivano risorse, ci sono grandi progettazioni: in queste fasi l’accessibilità deve diventare il paradigma progettuale: non possiamo correre il rischio di perdere il treno». (FN)