Anche quest’anno il FAR Architecture Film Festival si è proposto di valutare la capacità delle immagini in movimento di rappresentare l’ambiente costruito e catturarne i mutamenti: il risultato della Call inserita nel programma del Festival dell’Architettura di Roma 2024 ha premiato la capacità di trasfigurare la narrazione dei luoghi attraverso riflessioni di ampio respiro sul valore delle architetture come elementi attivi della trasformazione sociale. Il 18 ottobre alla Casa dell’Architettura / Complesso monumentale dell’Acquario romano sono stati proiettati tutti i cortometraggi degli autori che hanno risposto all’invito a presentare opere incentrate su “visioni di quartieri e città”.
“E’ il secondo anno che FAR propone questa Call sui corti, anche in relazione alla Festa del Cinema di Roma, di cui ormai l’Ordine degli Architetti di Roma e provincia è partner rituale con la rassegna Proiezioni, giunta alla terza edizione”, sottolinea Alice Buzzone, Consigliera OAR, direttrice FAR. “Se l’obiettivo di Festival dell’Architettura di Roma è indicare percorsi di uscita dai recinti disciplinari, quale strumento meglio dell’audiovisivo potrebbe prestarsi a unire divulgazione, leggerezza e grandi temi”.
Nella precedente edizione si richiedeva che i cortometraggi fossero legati all’immaginario dei tre quartieri coinvolti nel programma FAR. “Quest’anno” prosegue Buzzone “abbiamo voluto fare un esperimento diverso: abbiamo chiesto opere non solo su Roma, ma anche sul Lazio, e abbiamo deciso di accogliere anche opere già edite”. Sabato 19 ottobre, sulla base di una attenta analisi dei lavori presentati, la giuria del FAR Architecture Film Festival, composta da Marco Maria Sambo, Segretario OAR, Direttore editoriale AR Magazine, Gianfranco Pannone, regista e docente, Chiara Tringali, esperta di comunicazione culturale, ha indicato come vincitore il film sperimentale “Esterno giorno”.
Marco Maria Sambo espone in sintesi le finalità dell’iniziativa: “Cinema e architettura, un binomio virtuoso per riflettere sul contemporaneo. Attraverso la ‘Call Architecture Film Festival’, l’Ordine degli Architetti di Roma e provincia vuole valorizzare sguardi e visioni sulla città. Cortometraggi e docufilm aiutano a comprendere i cambiamenti in atto, le poetiche urbane in costante movimento, le possibili prefigurazioni per il nostro futuro”.
La regista premiata Giulia Magno, storica dell’arte e curatrice, ha intrapreso “un viaggio attraverso i luoghi del cinema di Michelangelo Antonioni, dove le architetture diventano spesso veri e propri personaggi.” In “Esterno giorno”, le immagini contemporanee dialogano con materiali d’archivio e scene tratte dai film di Antonioni, “creando una illusione di continuità tra passato e presente”. Il film ripercorre i passi dei personaggi interpretati da Monica Vitti, dalle passeggiate con Alain Delon nel quartiere EUR in L’eclisse a quelle con Richard Harris nella periferia di Ravenna, dove Antonioni girò Il deserto rosso nel 1964. “Il viaggio prosegue in Sardegna, esplorando l’architettura della Cupola progettata per Antonioni da Dante Bini alla fine degli anni Sessanta, per poi concludersi nel deserto giordano del Wadi Rum. La sequenza finale segna il passaggio da un deserto simbolico – quello industriale della Ravenna de Il deserto rosso – a un deserto reale”, spiega la Magno.
“Non a caso abbiamo pensato di premiare un film ispirato ad Antonioni e Monica Vitti: il rapporto tra cinema e architettura si esplica attraverso il lavoro sugli spazi, sul rapporto ricco di contraddizioni tra uomo e paesaggio”, chiarisce Gianfranco Pannone. D’altra parte è proprio analizzando le contraddizioni che il cinema, come l’architettura, possono restituire l’immagine passata e presente del nostro Paese, contribuendo a riflettere su quello che sarà, nell’interesse soprattutto dei più giovani, con i quali il Festival dell’Architettura di Roma ha stabilito un dialogo fruttuoso”.
Tutti i partecipanti hanno presentato docufilm. “Analisi sul territorio” (regia di Lorenzo Silano / Giungla Collective), in cui lo sguardo sulla città è letteralmente “a volo d’uccello”, ha ricevuto una segnalazione per l’originalità, mentre ad “Acquacorrente” (regia di Marta Tumino / Lorenzo Landi), dedicato al borgo di Subiaco e al fantasma industriale della sua cartiera dismessa, è andata la menzione d’onore.
“È stato un grande piacere partecipare come giurata al FAR Architecture Film Festival per il secondo anno consecutivo”, ha commentato Chiara Tringali. “Ho apprezzato particolarmente la varietà dei lavori ricevuti, che hanno offerto prospettive uniche sul dialogo tra cinema e architettura. Molti dei film erano legati al cinema del reale, un aspetto che mi ha colpito per le sue molteplici sfumature e variabili, dimostrando quanto questo genere possa arricchire la narrazione architettonica. Ritengo che il festival rappresenti una splendida opportunità sia per i partecipanti, sia per la città di Roma, che lo ospita. Spero vivamente che questa manifestazione possa continuare a crescere, offrendo sempre più spazio alla sperimentazione e alla riflessione sui temi trattati”.
Conclude Buzzone, prefigurando la possibile evoluzione del FAR Architecture Film Festival: “Il docufilm è già una sorta di ricerca / azione su nuovi immaginari, che, attraverso il racconto della storia dei luoghi, può risvegliare il dibattito su temi di interesse per la città contemporanea”.
Immagini: Esterno giorno © Giulia Magno