Il Polo dello sport, l’Università pedagogica nazionale e la Facoltà di Economia di Karkhiv, il parco urbano multifunzionale di Mykolayiv e la scuola comunale di Korosten: i progetti di ricostruzione di luoghi simbolo delle città ucraine martoriate dal conflitto approdano a Fasano (Br) in occasione del G7 (13 – 15 giugno) e, prima ancora, fanno tappa a Codeway (15 – 17 maggio alla Fiera di Roma), la manifestazione che unisce gli attori più importanti del mondo della cooperazione internazionale e che ha dato impulso al progetto “Design for peace”. A Fasano, la mostra sarà ospitata presso il CIAIA Lab – Laboratorio urbano nell’ex Convento dei Minori Osservanti di Fasano (periodo espositivo previsto: 9 – 24 giugno).
Il convegno
In occasione della mostra si terrà il Convegno “Design for Peace, 5 progetti per l’Ucraina – la Comunità degli architetti per la pace, l’accoglienza e la ricostruzione” (qui il programma), che avrà luogo il 21 giugno. Sarà sviluppata una riflessione sul ruolo degli architetti nei territori fragili e sulle tutele del diritto internazionale rispetto alla distruzione del patrimonio architettonico.
Design for peace
I progetti esposti sono quelli nati da “Design for peace”, l’iniziativa che ha portato cinque giovani architette ucraine a collaborare con altrettanti studi italiani per sviluppare progetti di ricostruzione di siti scelti dal ministero dello Sviluppo delle Comunità e dei Territori dell’Ucraina tramite l’Ambasciata d’Ucraina in Italia. Le proposte di ricostruzione nascono dall’assegnazione di borse di studio per architetti e studenti ucraini under 35 arrivati in Italia, che si trovavano nello status di rifugiati o sotto protezione temporanea. Le borse di studio sono state assegnate attraverso un bando di selezione proposto e gestito dal Consiglio nazionale degli Architetti e dall’Ordine degli Architetti di Roma e Provincia, che ha previsto un accordo di ospitalità presso studi italiani al fine di attivare dei workshop per lo sviluppo dei progetti di ricostruzione.
Progetti sono stati completati e che hanno già travalicato i confini nazionali: ad aprile 2023 sono stati esposti nel complesso monumentale dell’Acquario Romano, sede dell’OAR, poi hanno fatto tappa anche a Venezia, in occasione della Biennale di Architettura e a Copenaghen in concomitanza del congresso mondiale Uia.
Un’esperienza e un metodo esportabili
La progettazione architettonica per ricostruire i luoghi della cultura e del vivere insieme, guardando al rischio di perdita dell’identità e abbracciando le complesse istanze psicologiche e sociali generate dal dramma della distruzione. È anche questo che i progetti portano in mostra insieme ad un’esperienza replicabile nel segno dell’internazionalizzazione. L’esperienza, applicabile ad altri contesti di crisi, sarà posta all’attenzione della politica anche durante il convegno che si terrà a Fasano venerdì 14 giugno.
«Cercheremo di sottoporre alla politica internazionale uno strumento virtuoso di collaborazione, cooperazione, internazionalizzazione dei professionisti, a garanzia della qualità dei progetti di architettura», riferisce Paolo Anzuini, consigliere dell’OAR. «Il meccanismo che abbiamo immaginato, generato e collaudato – prosegue – ha previsto anche la creazione di una piattaforma che si chiama “Design for peace”, attiva sul sito del Cnappc, attraverso cui è possibile gestire progetti di ricostruzione e di sviluppo. La piattaforma del Consiglio nazionale permette di gestire progetti di ricostruzione beneficiando di un processo di internazionalizzazione dei professionisti, perché connette studi di architettura e di ingegneria italiani, che mettono a disposizione le proprie competenze e attività professionali, con professionisti terzi provenienti da Paesi in stato di crisi. Si attiva così una collaborazione su progetti di sviluppo e ricostruzione e ciò garantisce la riconoscibilità identitaria del popolo, perché all’interno dello studio c’è un referente che è del Paese oggetto di attenzione».
«La mostra punta non solo a mostrare la buona fattura dei progetti, ma è la rappresentazione del percorso svolto e testimonia la vicinanza che hanno dimostrato gli Ordini italiani rispetto all’emergenza ucraina, mettendo in campo ciò che ci contraddistingue nella pratica quotidiana: il nostro ruolo sociale», aggiunge Alessandro Panci, presidente dell’OAR. «L’Ordine degli Architetti di Roma e il Consiglio nazionale, con il ministero dello Sviluppo e l’Ambasciata ucraina- continua Panci -, hanno utilizzato la propria professionalità per aiutare i colleghi ucraini non solo a riedificare, ma a pensare luoghi dove incontrarsi, socializzare e superare un momento tragico come l’attuale. Non bisogna fermarsi di fronte all’orrore ma avere la certezza che dalle ceneri risorgerà una comunità capace di non ripetere tali errori e noi architetti dovremo essere presenti affinché il costruito e i nuovi spazi di vita inviino un messaggio di pace e aiutino alla ricostruzione del senso di comunità».
I curatori della mostra sono Giorgio Mitrotta e Tiziana Pecoraro. Tiziana Pecoraro ha curato, inoltre, l’allestimento e l’adattamento delle mostre ai luoghi ospitanti, per una fruizione ottimale delle esposizioni a Codeway e a Fasano.
Le cinque giovani progettiste ucraine selezionate: Nadia Bashtannik, Ivanna Gaidarzhy, Olena Hordynska, Iryna Orekhva e Anastasiia Zamryka sono state coadiuvate da altrettanti studi di progettazione italiani che le hanno ospitate: ABC PLUS di Verona, Altereco di Rutigliano (Bari), Di Girolamo Engineering di Napoli, Gasparini Associati di Reggio Emilia e NEXT Urban Solutions di Roma. Le borse di studio sono state finanziate dal Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale della Presidenza del Consiglio dei ministri.
È possibile partecipare all’evento in presenza, previa registrazione nel portale Gcfp del Cnappc oppure da remoto registrandosi al seguente link: https://attendee.gotowebinar.com/register/8943292780099279190