Un omaggio a Paolo Portoghesi e, allo stesso tempo, un riconoscimento dell’attualità del suo impegno in difesa delle architetture del XX secolo: il convegno “Manifesto per il ‘900. Salvaguardia del Moderno e Archivi di Architettura” – in programma il 9 giugno, nella terza giornata di celebrazioni dei 100 anni della professione di architetto presso la sede dell’Ordine degli Architetti di Roma (OAR) – ha segnato l’avvio di una riflessione interdisciplinare sugli strumenti a disposizione per attuare meccanismi efficaci di tutela.
Nel suo saluto di apertura, Alessandro Panci, Presidente OAR, ribadendo che “gli architetti sono sempre stati parte della trasformazione del Paese, prendendo parte ai dibattiti necessari per capire come si dovesse intervenire all’interno dei nostri tessuti urbani (…)”, ha evidenziato: ”Per noi l’archivio è fonte d’indagine, fonte di conoscenza: gli archivi di architettura ci riportano l’evoluzione di un periodo e ci dicono quali motivazioni hanno determinato certe scelte”.
L’importanza degli archivi di architettura si riflette nella complessità di gestione e di tutela degli archivi stessi, in particolare di quelli privati. I progressi nella classificazione e manipolazione dei dati (dal dialogo con il singolo archivio digitale alla interazione complessa dell’Heritage Building Information Modeling) amplia ulteriormente le possibilità di utilizzo, ma anche l’esigenza di competenze specifiche, sia per organizzare gli archivi sia per consultarli.
Riflessioni per un Manifesto
Come ha sottolineato Marco Maria Sambo, Segretario OAR, Direttore AR Magazine, Coordinatore Commissioni Osservatorio 900 e Archivi, il confronto tra figure complementari della ricerca storica e della progettazione posto al centro dell’evento ha cercato di stimolare “idee per la costruzione di un Manifesto per il ‘900, portando avanti i ragionamenti fatti in questi anni con Paolo Portoghesi, con l’obiettivo di costruire un ciclo di incontri, e finanche un vero e proprio movimento per la cura delle opere del Novecento.”
DOCOMOMO Italia e le sue “battaglie per la salvaguardia del Moderno” nell’ambito dell’enorme circuito di DOCOMOMO International sono stati raccontati da Rosalia Vittorini: “Il modello di scheda adoperato da DOCOMOMO Italia è stato sviluppato attraverso il confronto con altri Paesi: ha delle sezioni molto particolari, come la sezione 4 che richiede una valutazione allo studioso”. La scheda chiede informazioni anche sulle eventuali forme di tutela in atto e sulle condizioni attuali delle opere.
Arricchiti dall’approfondimento su esempi riusciti di valorizzazione del Moderno (come il restauro operato dallo studio Catalani – Del Francia su Casa Esagono di V. Giorgini, oppure l’intervento di Paolo Verdeschi a Villa La Saracena di L. Moretti), attraverso restituzioni di taglio “filologico” realizzate estrapolando informazioni dagli archivi degli architetti, i contributi dei singoli relatori sono confluiti nella definizione di alcuni concetti cruciali per la difesa delle architetture del XX secolo:
- salvaguardia
- mappatura,
- comunicazione,
- piani di conservazione.
Una strategia operativa dovrebbe includere le seguenti fasi:
- proteggere l’architettura del ‘900 dall’incuria,
- stabilire le tutele per questa salvaguardia,
- difendere culturalmente la mappatura,
- procedere con i Piani di conservazione,
- per Roma Capitale, inserire molte opere nella Carta per la qualità.
“Il Contrafforte è un progetto nato dieci anni fa” precisa il fondatore Andrea Bentivegna, Commissione Osservatorio 900 OAR, “con l’intento di dare un nome ad ogni edificio di Roma. Da allora ho iniziato a mappare gli edifici di Roma degli ultimi 150 anni, anche quelli che non meritano alcun vincolo, ma sono comunque parte di quella fase storica. Attraverso una realtà geolocalizzata l’intera città si trasforma in un archivio (…) Ne è scaturita una proto-mappatura dell’architettura della città di Roma”.
Sugli Archivi di Architettura, ampio spazio di riflessione è stato dato all’Archivio Centrale dello Stato, importante istituzione, con un intervento di Alberto Corteggiani, responsabile conservazione e valorizzazione degli archivi di architetti e ingegneri dell’ACS, che ha delineato il ruolo centrale degli archivi e, in particolare, anche degli archivi degli architetti presenti all’Archivio Centrale dello Stato, strumento di ricerca indispensabile per qualsiasi ricerca sul ‘900
Il ricordo di Paolo Portoghesi
Il Manifesto per il ‘900 era l’argomento della lectio magistralis che Paolo Portoghesi – cui sarà intitolata la libreria della Casa dell’Architettura – avrebbe dovuto tenere in occasione dell’incontro del 9 giugno, nella data che coincide con la Giornata Internazionale degli Archivi, istituita nel 2007 (il 9 giugno 1948 venne creato l’ICA, International Council of Archives): in memoria del Maestro, venuto a mancare pochi giorni fa nella sua casa di Calcata, un gruppo ristretto di colleghi, allievi e amici ha condiviso riflessioni e richiamato ricordi non solo professionali, che hanno tratteggiato la figura sfaccettata di uno storico, un critico, un architetto, un appassionato sostenitore del rapporto tra memoria e architettura, e tra architettura e natura.
L’architetto Franco Purini ha utilizzato la metafora della montagna, che può essere colta nella sua interezza solo se si arretra al punto da ampliare il campo visivo, per affermare che, con il passare del tempo, la complessità della figura di Paolo Portoghesi si coglierà sempre meglio. Inoltre, Purini ha ricondotto la dimensione compositiva di Portoghesi a cinque elementi: campo geometrico tensionale – matematica che si fa armonia con accenti magici (es. Casa Baldi); dialettica tra curva (che prevale perché parte della spirale che rappresenta l’universo) e linea retta (dominio invece del razionalismo) in una promenade architecturale; dimensione luogo; dinamismo plastico (Casa Papanice e Moschea di Roma), una ideale danza volumetrica (Teatro di Catanzaro) come la “musica congelata” di Goethe; sapiente dialogo tra i materiali.
Erilde Terenzoni, Commissione Cultura casa dell’Architettura OAR, ha ricordato la prima mostra internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, con Portoghesi curatore e autore della Strada Novissima, mentre gli architetti Pino Pasquali e Pasquale Piroso si sono concentrati sul loro debito nei confronti del Maestro, in termini di amicizia e stima, prima ancora che dal punto di vista metodologico.
Enrico Cerioni ha invece raccontato un intenso percorso che lo ha visto impegnato con Paolo Portoghesi e che vuole ancora oggi riflettere sulla visione di città futura. Perché per Cerioni, “Paolo Portoghesi è e sarà sorgente viva”.
Sulla scia dei contenuti di “Attualità di Borromini” (2021), Marco Maria Sambo, in procinto di pubblicare sulle pagine di AR Magazine l’ultima intervista a Paolo Portoghesi, sottolinea che “L’attualità del passato oggi è la comprensione delle dinamiche di architettura. Questo ci spinge a individuare un continuum tra passato e contemporaneo”.
Luca Ribichini, infine, menzionando lo spessore intellettuale di Portoghesi, autore di cinquanta libri e più di mille articoli, animatore di progetti editoriali quali Controspazio, Eupalino, Abitare la terra, ha descritto l’interesse del Maestro per l’architettura del passato e, in particolare per Francesco Borromini, prendendo in prestito una frase di Gustav Mahler: “La tradizione non è adorare le ceneri, ma conservare il fuoco”.