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Architettura
21 Giugno 2023

Architetture del XX secolo: la via europea alla salvaguardia

Rispetto alla normativa frammentata dei singoli Stati membri, le indicazioni formulate un trentennio fa dal Comitato dei Ministri della UE acquistano attualità nello scenario della digitalizzazione e della condivisione diffusa dei dati.

Risale al 1991 la Recommandation sulla protezione del patrimonio architettonico del XX secolo, indirizzata ai membri dell’Unione Europea dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, con l’intento di evitare che “la mancanza di un interesse specifico nella conservazione di tale patrimonio conducesse a perdite irreparabili e privasse le future generazioni di questo momento della memoria europea”: l’intento era sollecitare azioni concrete da parte delle singole autorità nazionali, per estendere l’ambito dei beni culturali sottoposti a tutela a opere spesso sottovalutate o ignorate perché troppo “recenti”.

“[Il Comitato dei Ministri] raccomanda che i governi degli stati membri sviluppino strategie per l’identificazione, lo studio, la tutela, la conservazione, il restauro e la pubblica consapevolezza dell’architettura del XX secolo (…)” (Recommandation n. R (91) 13).

L’iniziativa dell’organismo europeo si colloca in una fase, a cavallo tra anni ‘80 e ‘90, in cui il dibattito intorno alla salvaguardia delle opere di architettura del ‘900 risulta particolarmente animato, soprattutto a livello non istituzionale. La (ri)scoperta e la conservazione di edifici e insediamenti urbani realizzati in tutto il Continente nei periodi precedenti e successivi ai due grandi conflitti mondiali è il fulcro dell’attività dell’associazione non profit  DOCOMOMO International (International working party for DOcumentation and COnservation of buildings, sites and neighbourhoods of the MOdern MOvement) che viene fondata a Eindhoven (Paesi Bassi) nel 1990 e, con le sue ripartizioni nazionali, svolge un ruolo fondamentale nei decenni successivi per la  promozione culturale dell’architettura moderna.

Tra controllo nazionale e regionalismi, il caso della Spagna

La Legge sul Patrimonio Storico Spagnolo (L. 16 del 25 giugno 1985) introduce la tutela anche per opere che abbiano meno di cento anni – non contemplate dalla precedente normativa di epoca franchista, ma continua a  escludere le opere di artisti viventi, con limitate eccezioni, e non incorpora clausole specifiche per l’architettura contemporanea. D’altra parte, la Legge del 1985, integrata negli anni ma tuttora in vigore, si avvale di uno strumento efficace per contribuire  “alla tutela, alla ricerca e alla diffusione dei beni culturali” e anticipare “i criteri di conservazione e di intervento”, i Piani nazionali, elaborati dall’Instituto del Patrimonio Cultural de España (IPCE) insieme a  gruppi di lavoro composti anche da altri soggetti pubblici e privati. “La metodologia applicata ha favorito uno sviluppo per temi dei piani intorno a grandi problematiche del patrimonio, a cominciare da quello delle cattedrali nel 1990, e poi per altri tredici piani nazionali che sono stati approvati nel corso dei successivi venticinque anni”. 

Il Piano nazionale di conservazione del patrimonio culturale del XX secolo (2014) ha dedicato grande interesse all’architettura del periodo e, delineando il repertorio delle opere da tutelare, ha messo in relazione le opere con le trasformazioni sociali e tecnologiche. Il punto centrale, nelle indagini preliminari e nei cataloghi finali, sono stati gli inventari di immagini corredate da informazioni e documenti.  Anche grazie “all’impressionante lavoro della Fondazione DOCOMOMO Iberico” è stato possibile realizzare “un censimento delle opere riferito al Movimento moderno in Spagna (1925 – 1965). Inoltre, constatando che importanti opere costruite prima del 1965 ma riferibili al movimento stesso erano escluse, la Fondazione DOCOMOMO Iberico ha deciso, nel 2014, di rivedere la cronologia del Movimento moderno, prolungandola fino alla fine della dittatura franchista. Di conseguenza, la revisione del Piano nazionale nel 2019 ha completato il repertorio iniziale di opere con quelle del periodo 1965 – 1975”.

Nonostante lo sforzo di sensibilizzazione e il supporto delle associazioni culturali e degli ordini degli architetti, che hanno messo a disposizione i propri archivi e hanno pubblicato prodotti editoriali a scopo divulgativo, l’attuazione delle linee guida del Piano nazionale risente della forte autonomia delle regioni spagnole nel campo della politica culturale.

La Francia contrassegna il valore dell’architettura

L’iniziativa francese sembra svilupparsi nel solco della Recommandation n. R (91) 13, attraverso una serie di azioni istituzionali che in qualche modo rendono “plastico” il riconoscimento del valore delle architetture del Novecento e la loro aggiunta al patrimonio dei beni culturali: il Ministère de la Culture, attraverso una serie di circolari emanate tra il 1999 e il 2001, crea l’etichetta “Patrimonio del XX secolo”, che viene apposta sotto forma di targa sugli edifici di pregio.

Il compito di individuare, selezionare e contrassegnare le opere da inserire nel patrimonio è affidato alle Direzioni Regionali degli Affari Culturali (DRAC), con il contributo delle Commissioni regionali del Patrimonio e dei Siti (CRPS) e di gruppi di lavoro ad hoc. 

Nel 2016 la LCAP (Legge n. 925 del 7 luglio 2016 sulla libertà creativa, l’architettura e il patrimonio), che, al Titolo II, fornisce “Disposizioni relative al patrimonio culturale e alla promozione dell’architettura”, incorpora il concetto di etichettatura e lo riforma, adottando la definizione “Architettura Contemporanea di Pregio” (ACR). “(…) la classificazione copre ormai le realizzazioni con meno di cento anni e non più gli edifici costruiti nel XX secolo. Questa variazione è in linea con la Raccomandazione europea del 1991, che mirava a favorire la tutela del patrimonio recente, o meglio troppo recente per essere chiaramente riconosciuto”.

In Francia, l’azione del Ministero della Cultura, in parallelo e a vantaggio dell’impianto legislativo, si è concentrata anche sulla sensibilizzazione verso l’architettura del XX secolo, attraverso programmi di ricerca e progetti editoriali come i “Carnets d’architectes” o i successivi (2015) “Carnets d’architecture”. Nel 2020 la rivista In Situ, diffusa in forma elettronica e gratuita dal Ministero, ha promosso una call per raccogliere scritti sul tema dei “Valori patrimoniali dell’architettura del XX secolo”: i saggi selezionati sono suddivisi in due volumi, pubblicati sui numeri 47/2022 e 49/2023.

Una rete europea per la tutela dell’architettura del XX secolo

I “Principi per la conservazione e riqualificazione del patrimonio architettonico del XX secolo”, indicati nell’Appendice alla Recommandation n. R (91) 13, rafforzano la propria efficacia, in un’epoca che consente l’accesso da remoto alle basi di dati, l’acquisizione in formato digitale dei documenti, l’utilizzo di sistemi intelligenti di monitoraggio e, in sintesi, la condivisione continua e potenzialmente totale delle informazioni.

L’idea di una rete di risorse a disposizione dai Paesi membri e l’attuazione di politiche di tutela armonizzate emerge dall’invito a compilare “inventari sistematici” di opere e “implementare al livello appropriato, nazionale o regionale, un sistema di informazioni e un registro delle architetture, affinché la storia degli edifici possa essere estrapolata e la loro futura manutenzione assicurata”.

L’architettura del XX secolo offre agli Stati dell’Unione Europea l’opportunità di affrontare il tema della conservazione del patrimonio artistico in riferimento a un fenomeno culturale che ha attraversato l’Europa e ne ha tratteggiato il volto in modo omogeneo

La collaborazione degli Stati membri nella tutela dell’architettura del XX secolo si può realizzare, come evidenziava trentadue anni fa il Comitato dei Ministri UE, tramite:

  • scambio di competenze tra tutte le figure professionali coinvolte (docenti, storici, architetti e altri soggetti);
  • assistenza tecnica reciproca;
  • ricerche a livello europeo per raffinare la scelta delle opere e le tecniche di conservazione;
  • iniziative editoriali e mediatiche per aumentare l’interesse verso il patrimonio del XX secolo;
  • progetti multilaterali di conservazione per opere particolarmente rilevanti.

“Una cooperazione europea si impone in materia di patrimonio del XX secolo, in ragione della similitudine e della complessità delle tecniche costruttive utilizzate, del problema dei criteri di selezione e dei metodi concreti di manutenzione e conservazione”.

Per approfondimenti:

Recommandation n. R (91) 13, du Comité des Ministres aux États membres relative à la protection du patrimoine architectural du vingtième siècle (9 settembre 1991)

DOCOMOMO Italia

Docomomo Iberico / Architettura moderna: registro degli edifici | mappe interattive

di Francesca Bizzarro

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