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Architettura
14 Aprile 2023

Architettura, educazione e legalità: a Roma Tre una giornata studio sui beni confiscati alla criminalità organizzata

Legalità e beni confiscati alla criminalità organizzata passando per il ruolo sociale che l’architettura esercita come dovere verso la collettività.

Questa la mission della giornata studio “Patrimonio culturale costruito e illegalità | dal rilievo all’immagine pubblica dei beni riqualificati”, organizzato dalla Facoltà di Architettura dell’Università Roma Tre in collaborazione con l’Ordine degli Architetti PPC di Roma, nell’ambito del progetto “Custodi consapevoli della legalità per il patrimonio ambientale, sociale, culturale ed economico”, coordinato da Paola Perrucchini e oggetto di patrocinio della Rete delle Università per la Pace. Obiettivo del bando della proposta formativa, finanziata dal Ministero dell’Istruzione e della Ricerca e voluta dal Consiglio dei Ministri guidato dall’ex Presidente Draghi, è formare tutti coloro che vivono l’Ateneo, ed in particolare 13 dipartimenti, ad operare nel contrasto degli illeciti.

“L’iniziativa si inserisce nell’ambito del recupero dell’originale funzione dell’Università che non è quella utilitaristica di quanti studenti sono iscritti, quanti arrivano alla laurea o di quanti crediti acquisiscono ogni anno, ma di esercitare la propria funzione educativa – osserva Giovanni Longobardi | Direttore del Dipartimento di Architettura Roma Tre – I ragazzi arrivano in facoltà avendo compiuto la maggiore età, con un ingresso completo in ogni ambito della vita civile e l’Università deve continuare ad accompagnarli verso una cittadinanza attiva”.

Educazione e legalità, quindi, per fornire quel pensiero critico e quell’atteggiamento individuale volto al positivo.

“Nel recente passato anche l’Ordine degli Architetti PPC di Roma si è visto impegnato alla lotta ai comportamenti illeciti, attraverso il coordinamento della Giornata per la Legalità ed una serie di eventi sul ruolo dell’architetto che si fonda su aspetti sociali – ha ricordato Alessandro Panci | Presidente OAR – Rigenerare significa migliorare il contesto sociale, oltre al tessuto che non è solo urbano o economico, ma anche sociale. L’architetto è chiamato a cercare soluzioni in fase di progettazione e realizzazione delle opere per migliorare la vita quotidiana al maggior numero di persone possibile”.

Un percorso verso la legalità, dai risvolti anche educativi, che i presenti auspicano coinvolga il maggior numero di persone possibili.

“Non tutto possono le regole. Quindi resto convinta che la miglior forma di legalità sia la propria responsabilità come cittadino che agisce nell’ottica dell’obiettivo comune – commenta Laura Farroni | Referente scientifico del Dipartimento di Architettura della Facoltà di Architettura Roma Tre.

Architettura e legalità non possono dunque agire da sole, ma devono calarsi in una rete di relazioni.

“Città e paesaggio incarnano valori collettivi essenziali per la democrazia. Formano un orizzonte di diritti a cui deve rispondere la responsabilità dell’architetto, perché il suo lavoro incide sull’ambiente e sul tessuto urbano, determina la qualità della vita quotidiana, modifica le dinamiche della società”, scriveva Salvatore Settis in Architettura e Democrazia.

Da qui la necessità di confiscare beni alla criminalità organizzata, per poi restituirli alla cittadinanza con funzioni di welfare attivo.

Il processo, dall’acquisizione fino al riutilizzo, è molto articolato, ma deve cominciare necessariamente dall’acquisizione dei dati, dalla mappatura e dal rilievo fino al censimento, come conferma Bruno Corda |  Prefetto e Direttore ANBSC – Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, nata nel 2010.

“Il progetto è mirato alla riorganizzazione gestionale del processo di confisca fino al riutilizzo sociale, come prevede la normativa italiana che ha preso le mosse dall’Associazione Libera di Don Ciotti – spiega Corda – è un tema internazionale e giuridico rilevante perché solo l’Italia ha una norma specifica, mentre ormai la criminalità è diffusa in tutto il mondo. Il bene da confiscare è un’opportunità, nonostante sia un processo complicato. Un processo di acquisizione può durare 4/5 anni per i beni immobili e circa 7 per le aziende, il che sottopone i fabbricati al deterioramento del tempo”.

Compito dunque della ANBSC è di tenere in vita il bene per tutto il periodo della procedura e determinare poi una destinazione. Il tutto con la maggior chiarezza possibile sulla conoscenza del bene e delle problematiche del bene medesimo.

“Abbiamo un sistema informatico utile, anche se perfettibile, tanto che i beni confiscati alla criminalità organizzata sono l’unico dato rappresentato nella relazione semestrale del Ministero di Giustizia al Parlamento – osserva Corda – Due gli accordi per la georeferenziazione degli immobili, sia con la Regione Lombardia che Calabria per implementare la digitalizzazione che consente maggior trasparenza di azione”.

Una criticità forte è costituita dalla scarsa capacità progettuale degli enti pubblici, per contrastare la quale il Direttore Corda si appella agli architetti, oltre alla reticenza alla firma di alcuni funzionari comunali quando si tratta di deroghe e sanatorie di beni confiscati.

Molti gli esempi citati: le villette sulla Romanina sequestrate ai Casamonica (che, come ultimo oltraggio alla Stato, hanno distrutto tutto ciò che potevano) destinate ad alloggi per carabinieri, un appartamento a Fontana di Trevi confiscato ad un contabile della Banda della Magliana, appena ristrutturato a servizio della Scuola Superiore di Magistratura.

Qualche numero lo si trova sulla relazione della ANBSC di agosto 2022: 20 mila beni immobili di cui 17 mila dati ad enti locali per uso sociale e circa 17 mila destinabili, con un forte impatto di valorizzazione sul territorio, restituito alla legalità.

Ogni volta che un bene viene usato socialmente è un grande colpo alla criminalità.

“I delinquenti mettono in conto di poter andare in carcere, ma non che gli sia tolto il patrimonio. La perdita di potere è fortemente subita, come rivelano le indagini e le intercettazioni”, spiega Corda.

E’ Tatiana Giannone | referente nazionale dell’Associazione Libera a puntare sull’architettura: “Confiscatibene2.0 è il portale di monitoraggio dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Quando parliamo di sequestri all’illegalità è un atto politico di comunità, così come lo è occuparsi di rigenerazione urbana e prendersi cura del territorio. Come ribadiva Dalla Chiesa, se non si attacca il controllo e la potenza criminale, nessuna pena detentiva è utile”.

Libera racconta che sono 227 i beni confiscati gestiti dal Terzo Settore, di cui 68 al nord, 696 al centro e 991 al sud, con enti no profit sparsi in 18 regioni che creano opportunità ed operazioni di welfare.

Una bella notizia la dà Christian Rocchi | già Presidente OAR: “A Brancaccio aprirà un poliambulatorio di prossimità e di ieri la firma di un accordo finanziatore che darà avvio ai lavori all’interno di un edificio sequestrato alla mafia. Si realizza uno dei sogni di Padre Pino Puglisi”.

Intervista a Laura Farroni

Intervista a Christian Rocchi

Intervista a Bruno Corda

Montaggio e post-produzione video intervista a cura di Giuseppe Felici

di Giulia Villani

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