Millenario il rapporto dell’uomo con il travertino, materia prima nobile che il genio italico ha saputo estrarre, lavorare, trasformare e commercializzare in una simbiosi perfetta tra tecnica ed arte.
Un elemento che ha contribuito a creare quella cultura del bello, universalmente riconoscibile, che ha dato lustro e valore all’Italia.
Avendo la sua lavorazione attraversato i secoli, il settore del travertino si impone di essere duttile ed adattarsi alle contingenze di ciascun’epoca, tanto da chiedere oggi aiuto agli architetti perché fortemente bisognoso di idee e di progettualità.
Una due giorni di convention, organizzata dal Centro per la Valorizzazione del Travertino Romano in collaborazione con l’Ordine degli Architetti PPC di Roma, per incentivare il dibattito tra gli operatori della filiera e risvegliare suggestioni ed ambizioni tra progettisti ed imprese.
Non solo nell’impiego nell’architettura e nel design, ma anche nella rigenerazione del territorio che, sostengono gli imprenditori locali, costituisce un bellissimo paesaggio lunare, in un processo naturale di autorinnovamento. L’estrazione del travertino ha sì profondamento impattato il territorio, ma il riempimento delle cave, operazione tra l’altro costosissima, non è l’unica alternativa possibile. Percorsi archeologici, studio della sezione del terreno per conoscere le ere passate, palcoscenico per prestazioni artistiche. Le cave possono trovare una nuova ragion d’essere. Questo l’input di Elisabetta Di Maddalena | imprenditrice, curatrice delle performance artistiche ambientate nel suggestivo scenario delle cave.
“E’ un territorio ricco di centralità ed emergenze: da Villa Adriana a Villa d’Este (Siti Unesco) dalla Valla dell’Aniene all’ambito termale, il tutto a pochi km dalla Capitale – ricorda Alessandro Panci | Presidente dell’Ordine degli Architetti PPC di Roma – una programmazione condivisa con tutta la filiera non ci farà arrivare impreparati a quando l’escavazione sarà prossima all’esaurimento”
“Rivisitare questi siti in un’ottica ecosostenibile consente di migliorare la competitività attraverso reti di imprese – spiega Fabio Balsamo | Dottore Commercialista – Dobbiamo andare verso un modello di economia circolare per garantire la durabilità del prodotto al fine di allungare il ciclo di vita del travertino e ridurre le problematiche ad esso connesse, una volta che diventa residuo. Lo scarto può divenire materia secondaria da rimettere sul mercato, ad esempio, come inerte per il cemento o come ricostituiti per pavimentazione, ma anche nel campo della cosmesi. Nell’area di Massa, la polvere di carbonato di calcio, presente nel marmo e nel travertino, viene usata per la produzione di sapone solidi per la capacità di espandersi al contatto con il calore della pelle”.
Si va verso l’istituzione di una certificazione internazionale per il riconoscimento del travertino come materiale green, la cui analisi del ciclo di vita ha dimostrato di avere un impatto ambientale inferiori ad altri competitor naturali come la ceramica.
“Una realtà preziosa quella di Guidonia che vede 40 aziende per 60 attività estrattive nella Regione Lazio – racconta Francesco Dandini De Sylva | Presidente sezione attività estrattive Unindustria – Lavoriamo per introdurre novità e miglioramenti normativi al fine di consolidare buone pratiche. I nostri interlocutori preferiti sono gli architetti che disegneranno il futuro delle nostre aziende e dei nostri materiali. Assieme vogliamo tracciare una linea di sviluppo economico dell’assetto del territorio, che abbia un ritorno sicuramente economico per le aziende, ma anche sociale ed ambiente, misurabile e concreto. Assieme anche all’Ordine degli Architetti PPC di Roma sosteniamo con forza la candidatura di Roma all’Expo 2030, il cui tema è la rigenerazione urbana. Una vetrina preziosa considerando che il luogo previsto è a Tor Vergata”.
Auspicio di Filippo Lippiello | Presidente del Centro di Valorizzazione del Travertino Romano è di arrivare ai prossimi appuntamenti importanti per il Paese, Giubileo ed Expo 2030, con un piano di assetto coerente che risponda alle esigenze territorio: “Sono 30-40 ettari di territorio con un materiale unico al mondo che non hanno una pianificazione chiara ed organica. Eppure, un parco delle cave è possibile, se progettato nel rispetto della vocazione del territorio, delle necessità della cittadinanza e della sostenibilità del comparto, maestranze comprese”.
Presenti nel Lazio anche altre pietre: il Perlato Royal in provincia di Frosinone, il peperino a Vitorchiano e Soriano nel Cimino e la basaltina a Bagnoregio.
A rassicurare i progettisti romani, da sempre sedotti dal travertino, la notizia che la materia non è in esaurimento, non essendone stato usato neanche 1/3 dell’estensione superficiale ed essendo presente anche molto sotto i 90 m.
“Perché il travertino non è solo un materiale di costruzione, ma un elemento di valorizzazione del territorio”, chiosa Alessandro Panci.
Gli fa eco il maestro dell’architettura Franco Purini: “Il travertino è figlio dell’acqua e di un movimento che rappresenta il tempo che evolve. Allo stesso tempo è durissimo e affronta secoli. Roma, prima che importasse marmi da tutto il mondo, fondava la sua architettura sul travertino che poteva sfidare secoli e millenni. Straordinaria la sua reazione alla luce, che nobilita e porta a livelli di visibilità l’opera architettonica come pochi altri materiali. Racconta la storia geologica del territorio e ha la capacità poetica di soggiacere alla luce nelle varie ore del giorno: quando radente per esaltare la materialità, quando perpendicolare per riflettere la brillantezza. Non a caso il Colosseo è un individuo architettonico che ha passato 2 mila anni”.
Ampi i margini di sviluppo del settore dell’attività estrattiva nella piana di Tivoli e Guidonia, in cui le famiglie proprietarie delle cave si tramandano da generazioni un sapere che sintetizza conoscenza della terra, abilità artigianale e dinamiche di impresa, per un prodotto divenuto simbolo di Roma e d’Italia.
Persino la Nazionale Italiana di Calcio ha scelto le venature del marmo come tema per la divisa 2023, tanto la lavorazione della pietra è ormai un’icona del Made in Italy.