L’appello del Commissario Legnini ai professionisti: «Occupatevi della ricostruzione, perché è un processo affidabile, perché ce n’è bisogno». Dopo il primo confronto tecnico, istituzionale e politico su Amatrice, i prossimi incontri dedicati all’Abruzzo, all’Emilia, al Friuli e all’Irpinia
Come garantire la qualità della ricostruzione, la conservazione dell’identità dei luoghi andati distrutti, nonché la vivacità sociale ed economica anche di quei paesi che hanno conosciuto un esodo importante della popolazione che vi viveva. La ricostruzione di Amatrice, e dei territori colpiti dai tragici eventi sismici iniziati con la devastante scossa del 24 agosto 2016, riconduce a questioni complesse. Se n’è parlato al seminario “Ricostruire Amatrice. Dove, come, quando, per chi?” tenutosi venerdì 4 novembre, organizzato dalla Commissione Protezione Civile dell’OAR, coordinata dall’architetto Pasquale Zaffina e, in particolare dal suo nucleo Ricostruzione, coordinato dal professore Alessandro Camiz, moderatore della giornata di confronto, e dall’architetto Eugenio Zara.
Un confronto intenso, tra professionisti, rappresentanti delle istituzioni, dell’università e della Protezione civile, che è servito anche a presentare progetti e buone pratiche, a mettere in rilievo i punti del processo in cui si potrebbe ancora intervenire per accelerare la ricostruzione, nonché ad indagare nel profondo alcune tematiche chiave per la ricostruzione con l’aiuto di esperti in diversi campi.
«Indagare è fondamentale: è trascorso molto tempo dal terremoto e ci sono diverse tematiche da affrontare», ha affermato Alessandro Panci, presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma, che ha ricordato l’impegno dell’Ordine e della sua Commissione di Protezione civile nella fase di emergenza nell’immediato post-evento, ma anche in quelle successive. «Nel caso di Amatrice stiamo portando avanti una serie di attività con la Federazione Lazio e la Fondazione MAXXI legate alla ricostruzione di alcuni ambiti all’interno del nucleo storico di Amatrice attraverso dei concorsi di progettazione che, tra le forme di gara del nostro Codice appalti, è quella che mette al centro la qualità del progetto», ha continuato il presidente che ha rimarcato anche l’importanza dei tempi per la ricostruzione cui si lega la domanda ripresa dal titolo del seminario: «Costruire per chi?», sottolineando con l’occasione che molte famiglie hanno ormai radicato le loro vite altrove e «non è detto che tutte tornino», dopo la ricostruzione, nei paesi colpiti. «Bisogna portare avanti una strategia di valorizzazione di questi territori, probabilmente ad Amatrice il turismo e la cultura costituiranno la chiave per una ricostruzione di successo, ma ci sono centri che non avranno la stessa vocazione e che hanno la necessità di essere indagati per capire quale possa essere la strategia più idonea da adottare, altrimenti si rischia di ricostruire interi paesi in cui non vi sarà nessuno ad abitarli», ha concluso Panci. I tre concorsi, in particolare, riguarderanno le chiese di San Giuseppe e di San Giovanni e il cinema Garibaldi ad Amatrice.
Serve una visione strategica anche secondo Fabrizio Miluzzo, presidente dell’Ordine degli Architetti Rieti, soprattutto che travalichi i confini amministrativi delle singole realtà comunali. Per il presidente degli Architetti di Rieti la parola chiave è «identità». «Il recupero dell’identità di questi luoghi – ha sottolineato – è fondamentale per garantire il reintegro della popolazione e delle attività economiche e della vita sociale di queste aree, senza questo obiettivo e questo risultato rischiamo di avere un fallimento dello sforzo che si sta facendo in termini economici e amministrativi». «Per noi – ha continuato Miluzzo – i valori dell’architettura, del paesaggio e della cultura sono ingredienti base della ricostruzione, se li perdiamo di vista rischiamo di arrivare ad un risultato che non è quello che ci garantisce un futuro per gli investimenti in atto. Il fenomeno dello spopolamento delle aree interne è noto a tutti, va garantita un’appetibilità di questi luoghi per fare in modo che si possa auspicare un rientro e la ripresa delle attività che c’erano prima».
«Il taglio che ha concepito il nucleo Ricostruzione per questo seminario è quello istituzionale, tecnico, politico e culturale», ha spiegato Pasquale Zaffina, Consigliere dell’Ordine degli Architetti di Roma e coordinatore del gruppo di Protezione civile presso l’OAR, ricordando che vi saranno altri incontri per analizzare le problematiche relative alla ricostruzione dell’Aquila, dell’Abruzzo, dell’Emilia, del Friuli e dell’Irpinia. «Spero non sembri una velleità – ha aggiunto – ma abbiamo fame di sapere e di ascoltare attentamente le ragioni dei maggiori protagonisti di questa materia invitati a dare il loro contributo. Saremo vigili affinché i relatori, così qualificati e competenti, e ognuno dal proprio angolo visuale, ci indirizzino sui motivi di tanti ritardi, sugli infiniti disagi e sui perché delle discrepanze che inducono gli operatori a lavorare nell’incertezza e alla cittadinanza a farsi una pessima opinione della ricostruzione. Siamo tecnici e non ci manca certo la perizia nell’espletare la nostra professione, ma ci piacerebbe anche trovare il grimaldello per accedere alle giuste procedure amministrative e comprendere le dinamiche politiche da mettere a sistema per restituire maggiore fiducia nelle istituzioni».
«In questi ultimi anni i professionisti sono stati una risorsa fondamentale per la rilevazione del danno post-evento», ha constatato Carmelo Tulumello, direttore dell’Agenzia regionale Protezione Civile del Lazio. «Strutturare la rilevazione del danno in modo prospettico, non statico, cioè non limitandosi ad analizzare quella che è la consistenza fisica del danno di un edificio, ma trovare anche il modo per dare il supporto decisionale a chi poi dovrà delineare le strategie della ricostruzione» è – in estrema sintesi – il suggerimento lanciato dal direttore. Si tratterebbe di trovare il modo per far sì che le operazioni di «rilevazione del danno abbiano anche un’aderenza e una contestualizzazione rispetto a quello che effettivamente è il tessuto socio-economico della specifica realtà». «Cerco di essere più chiaro dando un dato empirico – ha aggiunto -: quello che è stato il numero di edifici crollati o rispetto ai quali si è evidenziata una sostanziale necessità legata alla ricostruzione, probabilmente se lo compariamo con il numero di persone soccorse o che hanno necessitato di un’attività da parte nostra intesa, come accoglienza alla popolazione, viene fuori un dato che non collima pienamente».
A fare il punto su quanto si sta facendo nel Centro Italia è Giovanni Legnini, Commissario straordinario del Governo, cui si deve lo sblocco e l’accelerazione del processo di ricostruzione dei territori colpiti (138 i Comuni del Cratere) dalle sequenze sismiche succedutesi dal 24 agosto 2016. «Dopo la fase di avvio così incerta, segnata da problemi di ogni sorta – riferisce Legnini -, abbiamo compiuto delle scelte che sono sottoposte alla prova dei fatti e che vanno meditate, anche per tentare di ottenere delle indicazioni per il futuro. E bisogna tener conto degli esiti concreti che si stanno manifestando da un paio di anni a questa parte. Dei 15mila decreti di finanziamento e autorizzazione già concessi, cui corrisponde l’apertura di altrettanti cantieri, relativi a edifici che hanno subìto danni lievi e gravi e condomìni, i cantieri conclusi sono 8mila e a questi corrispondono a circa 17.500 unità abitative, quindi 17.500 famiglie sono tornate a casa. Non lo dico per celebrare un risultato, perché io sono preoccupato per ciò che c’è da fare, ma perché dobbiamo partire da un dato concreto: la ricostruzione è in pieno svolgimento e ha bisogno di ulteriore impulso».
Quanto ad Amatrice «sono stati autorizzati 520 cantieri e riconsegnati 154 cantieri per almeno 350 unità abitative, si tratta dei condomìni che sono attigui al centro storico raso al suolo. Qualcosa sta accadendo e mi piacerebbe che il mondo delle professioni tecniche, l’accademia, gli osservatori, i decisori si concentrassero su ciò che c’è ancora da fare». Legnini rivolge anche un appello ai professionisti, in quanto il Superbonus ha assorbito la disponibilità di tecnici e imprese. «Da un anno – afferma Legnini -, con accentuazione negli ultimi mesi, noi abbiamo un problema, il principale della ricostruzione oggi, che non è relativo alle procedure, certamente migliorabili ma che funzionano, non è relativo alle risorse finanziare, che ce ne sono in abbondanza per fortuna, ma è relativo al numero di progetti che non arrivano. Abbiamo bisogno di voi architetti, degli ingegneri e dei tecnici». «E il tema – prosegue il commissario – non è risolvibile rendendo più appetibile la ricostruzione, perché già lo è, è soddisfacente dal punto di vista della remunerazione professionale. Lungi da me attribuire ai professionisti una responsabilità in questo, ma voglio rivolgervi una sollecitazione: occupatevi della ricostruzione, perché è un processo affidabile, perché ce n’è bisogno e può dare soddisfazione professionale».
Dunque, la ricostruzione è in corso. Ma come ricostruire? «Non come prima» risponde con sicurezza Claudio Di Berardino, assessore Lavoro e nuovi diritti, Formazione, Scuola, Politiche per la ricostruzione, Personale, della Regione Lazio. I nuovi edifici possono cioè essere migliori su più fronti. Di Bernardino ne elenca tre: «sicurezza, innovazione e sostenibilità», portando come esempi l’Ospedale di Amatrice, che riconosce come un edificio «tecnologico, fortemente avanzato, al punto tale che mi porta a dire che siamo di fronte alla ricostruzione dell’ospedale più innovativo di tutto l’appennino centrale. E poi c’è lo «smart tunnel che si sta realizzando nel centro di Amatrice. Sono due esempi legati alla qualità». Di Bernardino si posiziona sulla stessa linea di Legnini: «Abbiamo bisogno – dice – di implementare il tasso di consegna dei progetti per la ricostruzione privata».
Casi studio e ricerche
Dal confronto politico-istituzionale ai casi-studio. Tra questi, il progetto dello studio Stefano Boeri Architetti che la Diocesi di Rieti e l’Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia stanno realizzando nell’area del complesso “Don Minozzi” ad Amatrice, con i nuovi volumi contemporanei ma che cercano un dialogo con l’architettura preesistente progettata da Arnaldo Foschini negli anni ’20 per ospitare gli orfani di guerra. A spiegare il progetto che precede l’insediamento di luoghi di culto, ma anche di studio e aggregazione, servizi civici, spazi per la vita comunitaria, di accoglienza e di ospitalità, è stato Stefano Boeri (si veda anche la video-intervista a Domenico Pompili, ex vescovo di Rieti, da poche settimane vescovo di Verona, realizzata da Giulia Villani).
Esemplificativo dei danni che può fare un appalto integrato, è il progetto per la scuola primaria e per l’infanzia di Accumoli affidato all’Università Sapienza per dar vita ad un edifico esemplare da realizzare in soli 100 giorni. Esecutivo e realizzazione sono stati oggetto di un appalto integrato, che ha snaturato soprattutto gli interni. Un edificio Nzeb, ora utilizzato come scuola di Ricostruzione, che ha visto coinvolti diversi dipartimenti dell’Ateneo romano, la cui storia è stata raccontata da Filippo Lambertucci, professore associato di Architettura degli Interni presso l’Università Sapienza e coordinatore operativo del progetto (fino al definitivo).Tra gli esempi illustrati anche la ricostruzione di un intero aggregato nella frazione di Cossara ad Amatrice, raccontata da Fabio Lalli, ingegnere e socio dello studio di Ingegneria PAN, che ha messo in evidenza anche le difficoltà che si possono incontrare nelle verifiche di conformità edilizia e urbanistica e della legittimità della proprietà.
Moreno Orazi, architetto, presidente di ABACO Società Cooperativa Ricerca e Progetti, coordinatore del gruppo di lavoro che ha redatto il Programma straordinario per la ricostruzione del centro urbano storico di Amatrice ha esposto la metodologia seguita nella redazione di tale strumento programmatorio, che ha la funzione di indirizzare l’azione dei progettisti, istituito con l’articolo 3-bis il Dl 123 del 2019 per accelerare il processo di ricostruzione nel Centro Italia e associato all’importante concetto giuridico di conformità alla preesistenza, la cui attestazione, verificata dal progettista, permette di procedere alla progettazione ed esecuzione dei lavori anche in assenza del Pua e del Psr. Daniele Carfagna, architetto della Soprintendenza ABAP per l’area metropolitana di Roma e la provincia di Rieti si è soffermato su due questioni chiave: la ricostruzione dell’impianto urbano per generare un luogo riconoscibile e identificabile dalla comunità come casa e il ruolo degli edifici pubblici, di cui ha illustrato alcuni progetti di rispristino, restauro e rifunzionalizzazione.
I punti ancora deboli dell’iter che ha come punto di approdo la richiesta del contributo di ricostruzione sono stati evidenziati da Martino Matteoni e Federico Mannaioli, ingegnere e architetto della Società 2MP srls, che si sono soffermati anche su alcuni limiti che oggi mostra l’approccio a «livelli operativi» e su alcune migliorie che potrebbero essere apportate alle istruttorie relative alla richiesta di contributo e alla presentazione dei Sal per i lavori di importi non rilevanti. Spazio anche alla ricerca con uno studio che sceglie Amatrice tra i casi studio per analizzare il rapporto che intercorre tra vulnerabilità sismica e morfologia urbana. Una ricerca complessa e articolata portata avanti da Monia Del Pinto, ingegnere e ricercatrice alla School of Architecture, Building, and Civil Engineering della Loughborough University. Infine, ma non per importanza, il peso dell’istanza psicologica nella ricostruzione, un tema delicatissimo che chiama in causa il tema della contemporaneità e della ricostruzione di un’identità perduta, affrontato dalla particolare prospettiva della psicologia, con l’intervento di Antonio Zuliani, psicologo, psicoterapeuta ed esperto nell’applicazione della psicologia alla sicurezza sul lavoro e alla gestione delle emergenze.
Visual e Video-Editing: Giuseppe Felici