Dall’architettura militare alla pittura, dalla progettazione meccanica all’anatomia e come filo conduttore una curiosità investigativa che ha costruito una raffinata mentalità alla ricerca della conoscenza. Di questo sapere olistico si è parlato alla Casa dell’architettura, durante il convegno Il Genio dell’Umanità – Discepolo dell’esperienza (25 novembre 2019), a 500 anni dalla morte di Leonardo Da Vinci.
Potrebbe nascere oggi un talento di una tal portata? Per Maurizio Lanzini, presidente della sezione Lazio di SIGEA: “Forse biologicamente è possibile, ma ci devono essere le condizioni intellettuali al di là del mito delle competenze”. Un genio indiscusso ed eclettico dunque che non avrebbe tuttavia potuto esprimere le sue qualità in una cultura settoriale come quella a cui oggi si tende.
Tutti concordi i relatori coinvolti nell’iniziativa promossa dall’Ordine degli Architetti di Roma e Fondazione Inarcassa, in collaborazione con l’Ordine degli Architetti di a Pistoia e SIGEA, nel leggere in questo interesse per la molteplicità del reale di Da Vinci la natura stessa dell’architetto che, sulla base delle sue conoscenze ad ampio spettro, fonda il fine ultimo della propria professionalità nella centralità dell’uomo e delle sue necessità.
Proprio perché, come ha sottolineato Luca Ribichini, Presidente della Commissione Cultura della Casa dell’Architettura, lo studio del passato serve per comprendere meglio chi siamo oggi, la celebrazione del cinquecentenario della morte di Leonardo è anche oggetto del calendario 2019 dell’Esercito Italiano.
“Leonardo da Vinci è stato tra i primi ad occuparsi dell’ars bellica: macchine, equipaggiamenti, carri coperti (ovvero gli attuali carrarmati). Sempre mettendo al centro la componente umanistica” ha ribadito il generale di corpo d’armata Salvatore Farina, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Italiano. E proprio l’uomo e la sua sicurezza sono le priorità dell’Esercito Italiano che sempre più vuole “essere vicino alla società civile, che è essa stessa una sua componente – prosegue il generale Farina – Noi non abbiamo la verità assoluta, ma dobbiamo accettare le integrazioni di chi è più esperto laddove è necessario, come la consulenza degli architetti sulla gestione dei beni culturali”.
Anche da questi presupposti è partito il programma Caserme Verdi, già ricordato nell’ambito di SPAM, che intende ristrutturare secondo principi di risparmio energetico e di facile manutenzione, le strutture effettivamente necessarie, per restituire ai cittadini quelle che ormai sono superflue. Si pensi che negli ultimi anni sono state costruite solo 4 o 5 basi militari, il resto del patrimonio militare riale a 70 anni fa circa.
Ad oggi è stata individuata una prima tranche di 28 caserme, scelte secondo il criterio dell’all inclusive, ovvero che abbiano al loro interno aree per l’addestramento, poli alloggiativi, impianti sportivi e per il tempo libero e strutture sanitarie di base, i cui servizi si valuta di aprire alla cittadinanza.
Esiste anche uno stretto rapporto tra conformazione urbana e visione militare, di cui spesso non si tiene conto nel disegnare le città. La struttura degli agglomerati edili, dove più spesso si concentrano i disordini, può favorire o impedire il controllo del territorio che deve potersi operare sotto suolo, sovra suolo e all’interno del costruito.
Molte dunque le attinenze del Genio con l’attualità. Nel ricordo di Leonardo oggi avremmo bisogno di qualcuno di tale talento e bellezza da lasciare indietro gli altri, come scriveva il Vasari. “Non avendo una figura di questo tipo, mettiamoci in campo tutti insieme con obiettivi comuni”, suggerisce Eugenio Comodo Presidente della Fondazione Inarcassa. (GV)
Redazione OAR