Priorità ai cantieri aperti e con le carte in regola, concedendo più tempo per consentire il completamento degli interventi. Rendere più organiche le varie tipologie di bonus edilizi, garantendo maggiore chiarezza in termini di procedure applicative. Ma anche, in prospettiva, stabilire quote di detrazione – inferiori al 110% – che consentano di verificare l’effettiva necessità di effettuare i lavori e di incrementare il livello di «controllo» lungo tutto il processo. Sono alcune delle osservazioni, indicazioni e proposte fornite dall’Ordine degli Architetti PPC di Roma provincia nel corso dell’audizione svoltasi lo scorso 17 gennaio (ore 14.45) di fronte alla VI Commissione Finanze della Camera dei Deputati, nell’ambito dell’esame del disegno di legge di conversione del DL 212/2023, recante «Misure urgenti relative alle agevolazioni fiscali (di cui agli articoli 119, 119-ter e 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77). Ad avere svolto la relazione, in videoconferenza, è stato il presidente OAR, Alessandro Panci.
Qui il link al sito della Camera per vedere il video delle audizioni formali in VI Commissione (Finanze) del 17 gennaio 2024 (la prima è l’audizione dell’OAR): LINK
Il presidente OAR ha subito sottolineato, in apertura del suo intervento, «la priorità su cui agire che, a nostro avviso – ha detto – è dare ai cantieri attualmente aperti, e che abbiano svolto tutte le procedure previste, la possibilità di concludersi, concedendo loro più tempo. Sappiamo, infatti, quante difficoltà imprese e privati abbiano dovuto affrontare – con il connesso allungamento delle tempistiche – sul fronte della cessione del credito e, prima ancora, per il reperimento di materie prime essenziali per i lavori. Considerando che da inizio anno si registra la ‘riapertura’ da parte di alcuni istituti bancari riguardo a riacquisto crediti, crediamo – ha aggiunto – ci siano le condizioni per non lasciare a metà i cantieri, prorogando i termini per arrivare a compimento senza lasciare nelle difficoltà imprese e condomini».
Altro aspetto su cui l’Ordine insiste, ha continuato Panci, è la necessità di evitare «il moltiplicarsi di norme sui differenti bonus: occorre più organicità sulle tipologie di incentivi ma anche chiarezza nelle procedure applicative. Nella confusione che si è venuta a creare nell’utilizzo dei bonus, infatti, abbiamo avuto difficoltà persino noi professionisti tecnici, figuriamoci i committenti».
Toccando poi alcuni specifici aspetti inquadrati dal decreto, «per quanto riguarda la scelta di favorire i redditi più bassi, sicuramente apprezziamo la scelta», ha osservato Panci, ribadendo come «la priorità sia comunque la chiusura dei cantieri anche in considerazione che per tutto ciò che si va a realizzare, soprattutto nel campo dell’efficientamento energetico, vanno tenuti in considerazione anche costi di gestione e manutenzione». Sul fronte della demo-ricostruzione, invece, «laddove le pratiche siano state presentate e l’iter sia iniziato – anche nei casi in cui il titolo non fosse ancora arrivato per problematiche legate, ad esempio, a specifici vincoli – sarebbe importante dare la possibilità di arrivare a conclusione»
Dopo aver concluso la sua relazione, il presidente OAR ha risposto ad alcune specifiche domande, esprimendosi su diversi argomenti, tra cui l’impatto avuto dal Superbonus anche in ambito professionale, con specifico riferimento alla realtà romana e laziale, «particolarmente legata al settore edilizio». Si è senza dubbio registrato, negli ultimi anni, grazie ai vari bonus – ha detto – «un ammodernamento di tutto il comparto e il miglioramento delle condizioni del patrimonio: dall’ambito sismico a quello dell’efficientamento energetico, con un ritorno per tutta la filiera, dai professionisti ai committenti, fino agli stessi cittadini. Per la professione si sono create occasioni di lavoro, anche per i giovani, ma, oltre all’aspetto economico, si è resa possibile una crescita professionale, con un impatto diretto sulla qualità della progettazione». In quest’ottica, ha poi osservato, «abbiamo trovato un limite nel fatto che, per accedere al bonus, venissero indicati a livello normativo specifiche categorie di intervento, sia sul fronte sismico che – soprattutto – energetico, tralasciando le tante altre soluzioni alternative a disposizione: si pensi alla complessità dei centri storici».
In merito, infine, a quale sia la «giusta» quota di detrazione per i futuri bonus «post 110%», Panci ha sottolineato la necessità di evitare di incorrere nel rischio di generare, come avvenuto con il Superbonus, una «rincorsa ad accedere alle misure, con poca attenzione alla reale necessità di realizzare gli interventi. Riteniamo che percentuali dei bonus più contenute, tra il 90% e il 70%, con parte della spesa che resti, dunque, a carico degli interessati, consentano di mantenere un livello di controllo più elevato lungo tutto i percorso di realizzazione di interventi importanti per il territorio, a partire da miglioramento sismico ed efficientamento energetico, ma anche sul fronte – ad esempio – dell’accessibilità e dell’abbattimento delle barriere architettoniche». (FN)