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Normativa
21 Giugno 2023

Ape, prove tecniche di dialogo tra professionisti, Regione Lazio e Arpa. Focus sui controlli

Alla Casa dell’Architettura un tavolo di confronto tra tutti i soggetti coinvolti - L’allarme di architetti e ingegneri: sanzionato il 95% del campione sottoposto a verifiche - Tra le proposte: modifiche normative e un protocollo di intesa

Prove tecniche di dialogo sull’Ape e sul relativo sistema di controlli nel Lazio. È stato questo l’obiettivo della giornata di confronto che si è svolta ieri – 20 giugno – alla Casa dell’Architettura in occasione del convegno «Nuove procedure Ape – Regione Lazio e controlli Arpa». Un evento durante il quale sono emersi tutti i punti caldi di una situazione che fatto scattare l’allarme dei professionisti, a partire da architetti e ingegneri (si veda l’articolo: LINK): multe elevate, pesanti richieste documentali, eccessivo aggravio di responsabilità, anche penali, a carico dei tecnici e, a valle, il rischio concreto per i privati di subire un aumento crescente e generalizzato dei prezzi per ottenere gli attestati di prestazione energetica necessari ad affittare e vendere un immobile. 

A dare la linea della giornata è stato Antonio Marco Alcaro, tesoriere OAR e coordinatore scientifico del convegno, organizzato con le Federazioni degli Ordini degli architetti e degli ingegneri del Lazio. «Difendere l’interesse comune, tutelare i cittadini e vigilare sugli iscritti affinché svolgano le loro attività con diligenza e competenza rientrano tra i compiti principali degli Ordini – ha detto -. Ed è proprio in questa ottica che ci siamo posti riguardo a quello che sta accadendo sull’Ape a partire dall’effetto finale che la situazione attuale potrà avere sui privati: le pesanti responsabilità a carico dei professionisti – dal rischio di multe elevate e plurime ai risvolti penali – non potranno che incidere sul prezzo per il rilascio dei certificati, facendoli schizzare alle stelle». Con il rischio concreto che per affittare o vendere un immobile – per cui occorre l’attestato -, anche di piccole dimensioni, sarà necessario affrontare spese molto più alte rispetto al passato, con ripercussioni sul mercato immobiliare. «Sappiamo, da un parte – ha concluso Alcaro -, che un nuovo sistema di controlli ha sempre bisogno di un rodaggio, e anche che in passato ci sono stati comportamenti scorretti sulle Ape, dalle certificazioni rilasciate dalle agenzie a pochi euro agli attestati ‘fotocopia’, ma non è pensabile che, come sta accadendo adesso, sia soggetto a sanzioni (da circa 1.500 euro ciascuna), la quasi totalità dei professionisti sottoposti a verifiche. Per questo occorre confrontarsi, portare avanti un tavolo tecnico per trovare soluzioni condivise».

L’allarme generale lanciato da architetti e ingegneri parte da una cifra: 95%, la percentuale che indica la quota  di professionisti «estratti» per le verifiche nel Lazio che vengono poi effettivamente sanzionati. Un segnale di massima criticità cui hanno fatto cenno i presidenti delle Federazioni che hanno aperto i lavori. «Mai ricevuto tante richieste di aiuto e chiarimenti come negli ultimi nove mesi», ha detto Giovanni Andrea Pol, presidente Federazione Ordine Ingegneri Lazio, ribadendo la necessità di «confrontarsi per trovare la giusta metodologia». Sulla stessa linea Massimo Rosolini, presidente Federazione Ordini degli Architetti del Lazio, che ha sottolineato come «guardando al 95% ci siamo chiesti cosa stesse succedendo. L’attività svolta può essere carente in alcuni aspetti, ma come si può arrivare a queste cifre? Eventi come questo sono l’occasione di dialogare insieme e affrontare le problematiche tecniche». Per Mauro Vigliarini, consigliere Ordine ingegneri di Roma, «è necessario fare presente che ingegneri e architetti non sono esperti di fisica e che l’attestazione di prestazione energetica va inquadrata con il giusto approccio».  

Alessandro Panci, presidente OAR, ha infine rimarcato come «nessuno avrebbe potuto immaginare la situazione attuale. Occorre buon senso e trovare le modifiche giuste per calibrare una macchina burocratica spesso incapace di comprendere». Poi aggiunge: «Come Ordine siamo accanto ai nostri iscritti, per supporto, chiarimenti e sostegno a iniziative che favoriscano il superamento delle criticità». 

A delineare il quadro normativo di riferimento che ha portato la Regione Lazio a varare e attuare norme e regole specifiche per la gestione del sistema di gestione e controlli sugli Attestati di prestazione energetica a livello territoriale è stato Silvio Cicchelli, dirigente Area Sostenibilità Energetica della Direzione Regionale Infrastrutture e Mobilità, con un intervento sulla «direttiva europea e la normativa nazionale e regionale», a partire dal Regolamento n. 20 pubblicato il 9 novembre 2021. Il dirigente ha ricordato come «il sistema regionale Ape Lazio dall’aprile 2018 abbia progressivamente sostituito le code al Genio Civile», ma anche come in questo campo «non si abbia a che fare con procedure semplificate ma con una regolamentazione tecnica», per un servizio dai grandi numeri nella regione: tra i 90mila e i 120mila attestati l’anno e circa 24.500 iscritti all’elenco regionale dei soggetti abilitati al rilascio dell’Ape. Cicchelli ha rimarcato «il valore fondamentale della formazione e l’impegno a renderla obbligatoria per redigere l’Ape». Riguardo al sistema dei controlli – che, nello specifico, consistono in verifiche tecniche e ispezioni volte a valutare la regolarità degli attestati e riguardano, come stabilito dal regolamento regionale, il 2% degli attestati depositati sul portale regionale (quota che può corrispondere a oltre 2.000 Ape l’anno) – il dirigente ha confermato «l’importanza di portare avanti un dialogo con gli ordini professionali», ma anche come – in riferimento ai casi di controlli plurimi sullo stesso operatore – ci possano essere margini, nell’ambito comunque di un sistema di scelta casuale, per rimodulare i parametri, sempre all’interno del campione del 2%, che limitino questi casi». 

I controlli di Arpa Lazio, con modalità, procedure, tempistiche, sono stati al centro della relazione di Giovanni Caruso, direttore del Servizio Sicurezza Impiantistica di Arpa Lazio, che ha toccato tutti i punti sensibili e maggiormente sentiti e contestati dai professionisti – come ha mostrato anche l’ampia partecipazione degli iscritti al dibattito conclusivo, con le tante domande ai relatori – iniziando da ciò che «l’Ape non deve essere, e cioè espressione di una valutazione approssimata e/o conservativa delle situazioni rilevate in sito dal certificatore, relativamente sia alle potenze degli impianti che delle caratteristiche tecniche dell’edificio idonee a contenere dispersioni termiche». Partendo da questo presupposto e richiamando la normativa a tutti i livelli (comunitaria, nazionale, regionale), Caruso ha sottolineato «i principi di trasparenza, imparzialità e uniformità su cui si basa la procedura seguita da Arpa per le verifiche» e «i percorsi di formazione specifica che i controllori hanno seguito prima di intraprendere l’attività», illustrando la metodologia impostata e ribadendo come – dalle ispezioni alle modalità attraverso cui vengono effettuati i controlli, dalla richiesta di documenti ai sopralluoghi, dalla quantificazione delle sanzioni (1.400 euro) fino alla necessità di segnalare condotte anche penalmente rilevanti – «tutte le attività messe in campo da Arpa siano espressamente regolate, previste e indicate dalla normativa di riferimento nazionale e regionale».

Proprio su quest’ultimo aspetto si è incentrato il dibattito che ha caratterizzato la tavola rotonda sul tema «Il contributo degli Ordini professionali nell’iter procedurale», alla quale hanno partecipato i relatori del convegno, il consulente OAR Fabio Cozzolongo, l’avvocato amministrativista Livio Lavitola  e l’avvocato penalista Mauro Gioventù, con approfondimenti sulle procedure di controllo e sulle responsabilità amministrative, civili e penali in capo ai professionisti. 

La visione prospettica che ne è emersa- in termini di possibili azioni concrete da intraprendere per arginare le criticità attuali – è in parte sintetizza dalla riflessione di Lavitola: «Dove c’è discrezionalità è più facile per gli operatori contestare procedure ritenute gravose; dove invece c’è un potere vincolato è molto difficile – ha affermato -. Nel caso dell’Ape la pubblica amministrazione è vincolata da una norma statale (che a sua volta ha recepito quella comunitaria) e, a seguire, dall’attuazione a livello regionale. È lì quindi che bisognerà intervenire per modificare la norma, anche nell’ottica di applicare, soprattutto sul fronte delle sanzioni, il principio della proporzionalità. Per spingere su questo fronte il primo strumento su cui puntare – ha concluso – è la firma di un protocollo di intesa tra i soggetti coinvolti».

Il convegno, come detto, si è concluso con un ampio e animato dibattito con il coinvolgimento degli iscritti che hanno seguito l‘evento formativo, riempiendo la Casa dell’Architettura: un momento che ha mostrato come il tema sia particolarmente sentito dai professionisti e come dubbi, preoccupazioni e incertezze sul tema rendano sempre più urgente, l’avvio di un percorso condiviso per trovare soluzioni concrete. (FN)

di Francesco Nariello
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