Il vicepresidente regionale Leodori annuncia un concorso di progettazione per il recupero di Palazzo Clementino, nei pressi di stazione Termini
di Redazione OAR
Infrastrutture, servizi, digitalizzazione. Ma anche semplificazione e organizzazione del lavoro, per favorire la rigenerazione urbana con l’ambizione di guardare oltre il superamento di criticità circoscritte e affrontando le problematiche strutturali che bloccano lo sviluppo del territorio. A partire dalla necessità di estendere il raggio della programmazione oltre i confini di Roma, fino ad includere, in una logica metropolitana dal respiro internazionale, l’intero territorio regionale, connettendo ad ogni livello – dai trasporti ai servizi – le diverse province del Lazio con la Capitale.
Sono alcuni degli elementi che connotano una visione strategica del Pnrr condivisa da Regione Lazio, Roma Capitale e Ordine degli Architetti di Roma e provincia nell’incontro che si è svolto ieri, 10 marzo, alla Casa dell’Architettura. Un evento – dal titolo «Interventi regionali Pnrr», rientrante in un ciclo di convegni promossi dall’OAR sul piano nazionale di ripresa e resilienza – durante il quale si è parlato dell’impatto chi i progetti finanziati con i fondi del Recovery Plan potranno avere sull’area metropolitana romana: dalla «città di 15 minuti» a quella – in un senso ancora più concreto – «dei 100 concorsi». Ed è proprio su quest’ultimo forte che il vicepresidente regionale, Daniele Leodori, ha annunciato un concorso per la progettazione e il recupero di Palazzo Clementino, nei pressi della stazione Termini, dove sorgerà una struttura dedicata alle start up e all’innovazione.
A introdurre il convegno, impostando i temi al centro della riflessione, con un’attenzione particolare alle questioni di interesse per il mondo della progettazione, è stato il presidente OAR, Alessandro Panci, che ha curato il coordinamento scientifico dell’evento. «La crisi sanitaria – ha osservato – ha evidenziato le criticità del nostro sistema amministrativo. Il processo attuale di trasformazione è rapido e deve fondarsi su strumenti che permettano di gestire velocemente i cambiamenti. I nostri territori devono essere difesi e in parte recuperati, sono necessari interventi che consentano di mantenere e migliorare gli ecosistemi». In un momento in cui sta per arrivare una rilevante mole di finanziamenti, ha proseguito, «bisogna avere chiara la strategia di trasformazione, che non si limiti a ‘spendere’ i fondi ricevuti bensì a definire lo sviluppo dei nostri territori. Bisogna essere in grado di gestire le risorse su obiettivi legati tra loro, che possano essere volano per gli investimenti che dovranno attivare il motore della macchina produttiva».
Tra gli asset del Pnrr cruciali, Panci si sofferma su aspetti come digitalizzazione, innovazione e competitività, transizione ecologica e infrastrutture per una mobilità sostenibile. Se da una parte, ha però osservato, la situazione emergenziale connessa al Covid19 «ha fatto registrare un passo in avanti sul fronte della digitalizzazione, sebbene non sufficiente, restano pesanti le carenze in termini di personale tecnico e sul piano delle norme, la cui applicazione richiede processi lunghi di trasformazione. Si pensi, per andare nello specifico, alle complicazioni legislative nella gestione dei bonus edilizi, unita alla lentezza amministrativa nel dare risposte, che hanno fatto perdere di vista l’importanza del progetto e la sua utilità, spostando l’attenzione alla capacità di realizzare la spesa entro una determinata scadenza».
Restando in tema Pnrr, l’Italia e Roma in particolare – ha concluso il presiedute – «non possono permettersi di spendere tanto senza attivare dei circoli virtuosi che incentivino nel tempo anche gli investimenti privati». Una delle leve da muovere -, in questo senso e non solo – fortemente sostenuta dall’OAR -, è quella del ricorso ai concorsi di progettazione per portare avanti la rigenerazione delle città, strumento privilegiato per garantire massima partecipazione, trasparenza delle procedure e qualità dei progetti.
Proprio su questo fronte, nel corso dell’evento alla Casa dell’Architettura, il vicepresidente della Regione Lazio e assessore a Programmazione economica e al Bilancio, Daniele Leodori, ha annunciato un concorso per la progettazione e il recupero di Palazzo Clementino, nei pressi della stazione Termini, «dove sorgerà una struttura dedicata alle start up e all’innovazione. Un avviso internazionale per favorire la partecipazione di giovani architetti, capaci di portare idee e soluzioni innovative»; l’intervento, ha poi aggiunto, punterà anche a rigenerare gli spazi antistanti l’edificio. Il concorso – con il supporto, tra l’altro, dell’Ordine degli Architetti di Roma, ha aggiunto – «rappresenta uno straordinario valore aggiunto per la rigenerazione e la riqualificazione dei luoghi e degli spazi pubblici, ed è la dimostrazione di come un progetto di architettura possa essere la soluzione ad un’esigenza della pubblica amministrazione».
Per quanto riguarda il Pnrr, lo stesso Leodori ha ribadito come «rappresenti una occasione unica per tornare a programmare su grandi investimenti e interventi per risolvere problemi strutturali del Paese e del nostro territorio regionale, in particolare. Non dobbiamo disperdere questa occasione con tanti piccoli interventi ma concentrarci, invece, su obiettivi di ammodernamento di ampia portata, tenendo conto – nell’utilizzo delle risorse, di aspetti come digitalizzazione, sostenibilità ambientale e tenuta sociale. In un’ottica metropolitana che includa l’intero territorio regionale, costruendo interconnessioni tra le province attraverso il potenziamento del sistema infrastrutturale di comunicazione, sia interno alla Capitale che con gli altri centri urbani». Il vicepresidente regionale si infine soffermato sul progetto riguardante il Tecnopolo regionale, che dovrebbe sorgere presso l’ex ospedale Forlanini: «Un esempio di come intendiamo utilizzare le risorse europee – ha spiegato : da un lato con concretezza, dall’altro, attraverso una visione prospettica, ed il coinvolgimento del sistema universitario e produttivo romano, investendo in conoscenza e formazione – in ambito Stem, in questo caso – in ottica di ammodernamento infrastrutturale in uno dei quadranti di sviluppo della città».
Per l’assessore all’Urbanistica di Roma Capitale, Maurizio Veloccia, «l’accelerazione dei cambiamenti deve essere il più possibile gestita, anche guardando al modello della ‘città dei 15 minuti’, riqualificando il tessuto urbano, anche attraverso il ricorso a concorsi di progettazione. Questo prototipo di città sarà sperimentato a partire dai tre quadranti come Corviale, Tor Bellamonaca, Santa Maria della Pietà. Guardiamo – ha precisato – a una città più flessibile, che possa svilupparsi in armonia con il piano regolatore, anche grazie a una semplificazione normativa sui vari livelli». Un tema, quest’ultimo, su cui è stato avviato un confronto con gli ordini professionali, a partire dall’OAR.
Fari puntati anche sul Dpau, il dipartimento programmazione e attuazione urbanistica di Roma Capitale, per il quale – ha sottolineato Veloccia – «stiamo mettendo in campo una riforma della struttura, puntando a implementare, tra l’altro, le posizioni dirigenziali e un’area dedicata specificamente alla rigenerazione urbana».
In termini strategici, con riferimento al Pnrr, l’assessore capitolino, «Roma deve recuperare la visione del suo futuro. La competizione si gioca sempre più a livello di aree metropolitane, in un’ottica sempre più ampia, che nel caso del Lazio guarda al territorio regionale, con baricentro Roma. Il Pnrr per la Capitale si declina cercando di utilizzare risorse per affrontare le criticità strutturali e storiche del territorio, come rifiuti, trasporti, servizi, qualità della vita su tutto il territorio urbano, periferie incluse».
Non è mancato un ampliamento dello sguardo ad aspetti più legati alla dimensione sociale come quello offerto dalle riflessioni del sociologo Domenico De Masi. «Viviamo in una società post industriale – ha osservato – che si distingue proprio per l’importanza riservata alla progettazione del futuro: se Roma non progetta il proprio futuro, altre città lo faranno e la Capitale potrà solo cercare di seguire il corso degli eventi. Negli ultimi trent’anni, Roma non ha impegnato una equipe di esperti per indirizzare il futuro e, non avendo un progetto, dobbiamo accontentarci di visioni parziali. Una di queste è l’impatto dello smart working, che ha cambiato i flussi all’interno della città: oggi è sempre più possibile, indifferentemente, andare in ufficio o stare a casa, riducendo il traffico, l’inquinamento, le spese per manutenzione stradale, lo svuotamento alternato dei quartieri di giorno o di notte. È un tema che deve essere affrontato. Il combinato disposto di un rallentamento dell’urbanesimo e dell’imporsi del web consente il decentramento. In quest’ottica Roma dovrà occuparsi di potenziare le proprie reti: i nodi ci sono, ma non sono ben collegati tra loro». Infine De Masi lancia una suggestione: «Sulla scia di quanto fatto in metropoli come New York o Rio del Janeiro, anche Roma potrebbe puntare a recuperare l’importanza delle portinerie: in questo modo potrebbero crearsi fino a 120mila posti di lavoro, rafforzando le reti di quartiere».
A tirare le fila del ragionamento, anche in connessione con le attività messe in campo dall’Ordine di Roma, è stato Francesco Aymonino, vicepresidente OAR, che ha evidenziato tre concetti di fondamentale importanza, anche in chiave Pnrr -: competenze, formazione, partecipazione. Analizzando le linee guida per Pfte, ad esempio, ha detto, «emerge che, per la gestione di tutta la fase di progettazione e realizzazione dei progetti, sono richieste competenze complesse, per le quali occorre una formazione ad hoc. L’OAR su questo fronte sta portando avanti un programma specifico, proponendo eventi e corsi mirati a formare gli architetti sugli aspetti richiesti: solo l’acquisizione delle giuste competenze, infatti, potrà essere garanzia che le risorse investite siano spese nel modo migliore». Altra questione centrale, inoltre, è quello della co-progettazione, «attraverso il coinvolgimento della cittadinanza attiva, del terzo settore, nella definizione degli interventi: il successo dei progetti, infatti, dipende dalla effettiva partecipazione della popolazione che vive nei luoghi interessati dalle trasformazioni».
In questo senso lo stesso Aymonino ha rilanciato un tassello cruciale per «accompagnare» le trasformazioni sul territorio capitolino: «Roma ha bisogno di un Urban Center, un luogo fisico – e allo stesso tempo virtuale -, dove la progettualità possa essere comunicata alla cittadinanza e a tutti gli attori coinvolti. Dove si favorisca la condivisione e la partecipazione attiva alla gestione degli interventi che si stanno programmando. Un luogo di incontro tra amministrazioni, professionisti, imprese, cittadinanza. È un progetto su cui stiamo raccogliendo i primi riscontri di interesse». (FN)