Come indirizzare i singoli progetti di rigenerazione urbana verso obiettivi ben precisi, inquadrandoli all’interno di una visione lungimirante e globale sulla città futura, che punti a migliorare la qualità della vita della comunità. E poi l’architettura contemporanea che può e deve costruire armoniose relazioni con i contesti storici. Di questo – in estrema sintesi – si è parlato giovedì 20 ottobre durante la conferenza “Trasformazione urbana e recupero architettonico: l’esempio spagnolo”, promossa dalla Casa dell’Architettura e dall’Ordine degli Architetti di Roma e curata dall’architetto Arianna Callocchia. Un confronto che ha visto come protagonisti José María Ezquiaga, architetto e urbanista, docente all’’ETSAM, (studio Ezquiaga Arquitectura di Madrid) ed Emilio Tuñón Álvarez, architetto (studio Tuñón y Albornoz Arquitectos di Madrid).
A condensare in poche parole il senso dell’incontro è Luca Ribichini, presidente della Casa dell’Architettura: «Per noi architetti e cittadini – afferma – è importante riuscire a capire quali sono i cambiamenti, le innovazioni e tutti quei fattori che riescono di fatto a far vivere meglio una comunità. Io parlo di comunità in senso ampio e mi sento di appartenere alla comunità europea. Credo sia fondamentale ascoltare per capire quello che fanno gli altri e far nascere un confronto». «Mentre altri bombardano e distruggono edifici, come ad esempio i teatri, noi ci occupiamo di ricostruzione di luoghi importanti, quali i centri storici», sottolinea Ribichini. L’obiettivo è capire cosa dell’esperienza di Madrid può essere replicato a Roma, il cui contesto non è così dissimile da quello della Capitale spagnola.
«La città di Roma – afferma Franceso Aymonino, vicepresidente dell’Ordine degli Architetti di Roma, intervistato da Giulia Villani, giornalista dell’OAR (si vedano i video inseriti nell’articolo) – ha bisogno di far partire processi di rigenerazione urbana, che devono vedere gli architetti sempre più protagonisti. A me piacerebbe che si cominciasse a parlare non solo di transizione ecologica, che è strettamente connessa al tema della rigenerazione, ma anche di transizione estetica delle nostre città. La rigenerazione è una grande occasione anche per riqualificare la bellezza dei nostri territori, dei nostri patrimoni, del patrimonio costruito antico e soprattutto di quello recente. Roma – conclude – ne ha urgente bisogno».
«Rigenerare le città non è solo un’opzione culturale, è la scelta più intelligente e ora, in questo contesto di crisi energetica, è l’opzione più percorribile dal punto di vista economico», ha rimarcato José María Ezquiaga nell’illustrare il Piano Madrid Centro. Si tratta di un piano innovativo, per niente convenzionale o normativo, in parte anche realizzato, che si concretizza in una strategia per la rigenerazione del centro cittadino. «È una strategia che si configura come un’idea aperta e con l’obiettivo specifico di innovare e fare ricerca», spiega l’architetto e urbanista spagnolo. Dopo aver raccolto anche progetti già avviati, il piano li ha integrati e incanalati in una visione globale della città futura. I singoli interventi vengono messi a sistema in modo da traguardare obiettivi ben chiari. Questi, messi a sistema, proiettano la città nel futuro, affrontando la sfida ecologica, migliorando la vivibilità, incrementando lo spazio pubblico, promuovendo la coesione sociale, mettendo in relazione la ricchissima offerta culturale, creando una nuova identità. Il piano lavora su una nuova urbanistica, che pone fine all’espansione indiscriminata, basandosi invece sulla trasformazione e sul recupero della città esistente, sulla naturalizzazione dello spazio pubblico e su obiettivi più vicini ai bisogni reali.
Alcuni progetti sono già realizzati come la trasformazione di Plaza de España (progetto nato da un concorso) in cui il traffico veicolare è stato dirottato al di sotto della piazza che risulta così liberata dalle auto a tutto vantaggio del verde. Ci sono poi la valorizzazione dello spazio pubblico nell’area dei musei (Prado, Reina Sofia e Thyssen-Bornemisza) su progetto di Alvaro Siza, la creazione di un parco lineare che prende il posto dell’autostrada che cingeva il fiume. Un intervento quest’ultimo che – assicura Ezquiaga – «ha cambiato l’ecologia della città». Tra i progetti illustrati, vi è anche l’incremento dello spazio pubblico lungo la Gran Vía e la creazione di una nuova mobilità che punta ad arrivare a pedonalizzare il 73% delle strade del centro.
Il piano di Madrid lascia in eredità non solo una città migliore, ma ha anche effetti culturali sulla comunità. Il piano, infatti, coinvolge le persone. «È importante comunicare perché solo così si contribuisce a formare una cultura collettiva che travalicherà i mezzi di comunicazione, che arriverà alla politica e trasformerà le menti. Non si può ottenere una vera architettura innovatrice se prima non si agisce per cambiare il modo di pensare e il sentire della società stessa», sottolinea Ezquiaga.
Dalla scala della città a quella dell’architettura: Emilio Tuñón Álvarez illustra cinque pregevoli esempi in cui l’architettura contemporanea si innesta sull’antico in un sapiente dialogo e in una raffinata ricerca di relazioni con la materia, le dimensioni, le texture che caratterizzano i luoghi. Tuñón parla del «tempo come materiale della costruzione», espressione che sintetizza un metodo di lavoro quasi artigianale, il contrario di ciò che la società chiede, ossia lavorare di più e in modo rapido. E, questa “artigianalità” crea poesia quando il nuovo edificio del Museo di Zamora entra in dialogo con la materia del centro storico della piccola cittadina o quando i nuovi volumi in cemento e vetro catturano l’atmosfera industriale di una fabbrica di birra di Madrid per dar vita alla biblioteca e all’archivio regionale, oppure, ancora, quando l’astrazione dell’architettura contemporanea si affianca al recupero dell’antico come nel Relais chateaux a Cáceres. Qui gli interventi per la Fondazione Helga de Alvear hanno inoltre dato vita al recupero di un palazzo degli inizi del Novecento e alla creazione di un nuovo museo che diventa l’elemento di transizione tra la città moderna e quella antica, fungendo anche da infrastruttura pronta a raccordare le diverse quote urbane. Infine, i volumi contemporanei della galleria delle Collezioni reali a Madrid, concepita come naturale prosecuzione del Palazzo reale, e che si prevede di inaugurare nel 2023. Si tratta di interventi che possono essere considerati d’esempio anche per l’Italia.
Come ha rimarcato Moisés Castro Oporto, secondo vicepresidente Consiglio nazionale degli Architetti della Spagna: «Italia e Spagna condividono il felice problema di avere tanto patrimonio che deve confrontarsi con le necessità, i requisiti, le nuove tecniche e i nuovi usi che la società esige. Dobbiamo intervenire sul patrimonio e dobbiamo farlo da testimoni della nostra epoca». Sulla stessa linea anche Carlos Tercero, consigliere culturale dell’Ambasciata di Spagna in Italia. «L’architettura – dice – è espressione della vita e attraverso l’architettura la vita è possibile. D’altra parte, la modifica degli spazi fa sì che la vita si trasformi. Spagna e Italia hanno un patrimonio eccezionale, dobbiamo riadeguare gli spazi alle esigenze della vita contemporanea». Si sofferma invece sull’importanza, ben rappresentata dai progetti di Emilio Tuñón, del«dialogo tra la storia e la contemporaneità nei progetti di architettura», nonché sulla «rigenerazione urbana a grande scala come un’importante responsabilità pubblica», Sigfrido Herráez Rodríguez, decano del Collegio ufficiale degli architetti di Madrid (Coam).
Mettere a sistema i progetti e allargare lo sguardo ad una visione integrata verso il futuro è quanto l’OAR auspica anche per Roma. «Noi come Ordine degli architetti – riferisce ancora Aymonino – stiamo costituendo un Urban Center, un luogo dove finalmente far sedere tutti gli attori della trasformazione del territorio, credo che questa sia la strada da intraprendere. Noi stiamo lavorando in questo senso e speriamo a breve di riuscire a portare qui da noi tutti seduti intorno ad un tavolo per discutere della visione su Roma perché Roma ne ha veramente bisogno».
L’incontro è stato patrocinato dall’Ambasciata di Spagna in Italia, dal Consejo Superior de los Colegios de Arquitectos de España e dal Colegio Oficial de Arquitectos de Madrid con il contributo di Rockfon – Rockwool Italia S.p.A.
Visual e Video-Editing: Giuseppe Felici