Ricreare una vera industria cinematografica che faccia da propulsore culturale per Roma e che sia in grado di valorizzare le professionalità specializzate nel settore, creando – allo stesso tempo – nuove opportunità di lavoro. Portare avanti il piano di sviluppo degli storici stabilimenti, rigenerando il patrimonio esistente ma anche realizzando – attraverso un’attenta progettazione urbanistico-architettonica – nuove strutture in grado di attrarre nella Capitale le grandi produzioni internazionali. Puntare a attivare, infine, uno scambio sempre più aperto e proficuo con la città.
Sono alcuni degli obiettivi per il rilancio di Cinecittà, gli Studios sulla via Tuscolana il cui nome, da solo, evoca la storia del cinema italiano. A illustrarceli, proiettando lo sguardo sul futuro, è Francesco Karrer, l’architetto romano – responsabile ufficio tecnico Istituto Luce Cinecittà (che il 13 ottobre interverrà a SPAM, nell’ambito della rassegna cinematografica Forma Urbis: vedi il programma su https://spamroma.com/) – impegnato nella gestione tecnica del corposo piano industriale per lo sviluppo e l’ammodernamento dell’intero complesso. “Cinecittà sta lavorando per ritrovare la sua centralità – spiega -: da quando gli stabilimenti sono tornati sotto il controllo pubblico stiamo cercando di ricreare una vera industria cinematografica che possa offrire cultura, ma anche lavoro. Nuove opportunità per tutte le professioni legate al cinema e, allo stesso tempo, valorizzazione delle nostre maestranze: dagli scenografi agli attrezzisti”.
Ritrovare una centralità culturale
L’obiettivo è innanzitutto il recupero di una centralità culturale. “Il cinema è cultura – afferma Karrer -. E se Cinecittà cresce, lo fa anche il ruolo culturale di Roma. In quest’ottica stiamo aumentando la nostra offerta, a partire dall’inaugurazione a ottobre del Miac – Museo Italiano dell’Audiovisivo e del Cinema, in sinergia con “Cinecittà si mostra” e con il laboratorio di stampa che verrà progressivamente rimesso in funzione per il restauro delle pellicole e la produzione analogica”. Tra le altre iniziative è in preparazione una mostra per il centenario di Fellini, “per la quale Dante Ferretti sta creando una scenografia ad hoc”.
Ad oggi gli stabilimenti registrano un flusso di 200mila visitatori annui. “Cinecittà è un marchio internazionale attrattivo, non solo per il suo passato – da De Sica a Fellini, fino a Pasolini – ma anche per il suo presente, si pensi alle riprese di “The New Pope”, di Paolo Sorrentino (per il quale è stata realizzata una copia della Cappella Sistina). Puntiamo a rappresentare un’offerta culturale sempre più importante nel contesto romano. In questo senso speriamo che anche la città si apra di più, portando il cinema, insieme a Cinecittà, nelle piazze di Roma, sia in centro che nelle periferie, sempre più ricercate per raccontare spaccati diversi della città. Un’idea: perché non fare un accordo con il vicino Parco dell’Appia Antica per poter utilizzare i suoi spazi all’aperto come set, per scene a cavallo o di massa?”.
Il piano industriale
Cinecittà intende rilanciarsi attraverso un corposo piano industriale, che prevede la valorizzazione del patrimonio immobiliare, ma anche rigenerazione e manutenzione delle strutture esistenti . “Il complesso – dice il responsabile ufficio tecnico – si sviluppa su 35 ettari, con circa 80mila mq di edifici. Ci sono ancora a disposizione circa 400mila mc. E’ in procinto di approvazione la variante urbanistica per il ritorno a destinazioni produttive”. Nello specifico, il piano industriale, per il quale sono già stati stanziati 30 milioni di euro, prevede, tra l’altro – oltre al completamento del MIAC -: due grandi teatri di posa all’avanguardia e uno studio green screen permanente; una piscina dedicata alle riprese subacquee, ma anche il progetto di creare la “Strada dei Mestieri, “per concentrare – lungo via di Torre Spaccata – le ‘botteghe’ dei professionisti dell’audiovisivo, scenografi, costumisti, studi professionali per la realtà virtuale e gli effetti digitali; il tutto di fronte alla più grande falegnameria cinematografica d’Europa”.
Entro il 2020 – aggiunge Karrer – “puntiamo a mettere la prima pietra del nuovo grande teatro, che da solo vale 10 milioni di euro: un passaggio fondamentale per attrarre a Cinecittà le grandi produzioni internazionali. Nel frattempo andiamo avanti sugli altri fronti: abbiamo presentato la bozza di progettazione per la piscina di 7 metri di profondità, ci sarà il rifacimento dei blocchi servizi dei teatri. Altri 4 milioni di euro serviranno per il miglioramento sismico; su questo fronte stiamo cercando di realizzare, in linea con i criteri antisismici, le parti più importanti delle scenografie. L’applicazione dei regolamenti edilizi in un ambito particolare come quello di uno stabilimento cinematografico è spesso problematica”.
Un obiettivo, infine, è quello di avere, all’interno degli stabilimenti, un ciclo produttivo chiuso. Dal girato al montaggio fino agli effetti speciali e alla post produzione: “Deve tornare ad essere come una volta, quando si entrava a Cinecittà e si usciva con in mano la pellicola realizzata”. (FN)
Redazione OAR