Ordine degli Architetti di Roma in prima linea per collaborare all’attuazione del piano con Roma Capitale e Regione Lazio. Gli interventi degli assessori Veloccia, Zevi e Valeriani.
di Redazione OAR
Fornire ai professionisti, e agli iscritti all’Ordine degli Architetti di Roma in particolare, chiavi di lettura e strumenti pratici per cogliere le opportunità connesse all’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ma anche far comprendere la portata di una sfida, quella del Recovery Plan, che potrà cambiare nei prossimi anni il «volto» di parti rilevanti del tessuto urbano di Roma e allo stesso tempo, favorire – in forza dell’esigenza di rispettare tempistiche e obiettivi sfidanti – la semplificazione di una macchina amministrativa il cui funzionamento è oggi cronicamente farraginoso. Un passaggio, quest’ultimo, fondamentale per sbloccare il rilancio – economico, ma anche socio-culturale, della Capitale nei prossimi anni e al quale i professionisti – OAR in testa – possono dare un contributo improntate mettendo a disposizione le proprie competenze.
Sono questi i presupposti alla base della giornata organizzata il 17 dicembre dall’OAR – la prima di un ciclo su temi di stretta attualità e cruciali per lo sviluppo della città attraverso il coinvolgimento dei professionisti – con il convegno «Le linee guida del PNRR nell’ambito della professione di architetto», articolato in due sessioni nelle quali sono stati affrontati tutti gli aspetti connessi all’attuazione del piano varato dal Governo – dalla visione politica delle amminsitrazioni competenti alle questioni procedurali interessanti per i progettisti, fino alle questioni più legate alle peculiarità del territorio capitolino. Hanno partecipatore tra gli altri, esponenti della politica, rappresentanti delle istituzioni, docenti universitari, liberi professionisti con competenze specifiche.
«Il Pnrr è una grande occasione per lo sviluppo e la ripresa del Paese – ha affermato il presidente OAR, Alessandro Panci, nel suo intervento introduttivo – e ci saremmo aspettati fin dall’inizio un coinvolgimento maggiore come professionisti». Sull’attuazione, come dimostrano i nodi emersi con i bonus edilizi, ha proseguito «sussistono problematiche ampie: dall’aumento dei costi di materiali e servizi per i cantieri alla mancanza di manodopera. A Roma, in particolare, continuano le difficoltà di accesso agli atti in tempi rapidi mentre; a livello legislativo, ci sono norme e circolari che portano a risultati opposti rispetto a quelli programmati; come professionisti abbiamo difficoltà a rapportarci con la pubblica amministrazione». Sul Pnrr, aggiunge Panci, «la partita si gioca sulle sue effettive possibilità di attuazione: è necessario portare avanti una programmazione che si basi su norme e tempi certi. Oggi le incertezze sono troppe. Innanzitutto, in riferimento a Roma, ci chiediamo: le nostre strutture sono in grado di affrontare la mole di lavoro che sta per arrivare? La macchina amministrativa sarà in grado di funzionare? Gli uffici hanno carenza di personale, mancano gli strumenti per accelerare processi e i professionisti sono chiamati ad adempiere a passaggi intricati. La sfida che attende Roma non sarà solo quella del Pnrr: avremo gli Europei di nuoto, la Rider Cup, il Giubileo, senza pensare alla candidatura ad Expo 2030. La Capitale non può permettersi di non essere nelle condizioni di sfruttare appieno le risorse economiche a disposizione. L’OAR è disponibile a collaborare con le istituzioni per sciogliere i nodi e sostiene il confronto con le amministrazioni competenti affinché le criticità vengano affrontate subito, per snellire gli iter e realizzare le opere programmate. L’obiettivo non è solo rispettare le scadenze, ma definire tempistiche e modalità, verificando le condizioni e comprendendo le esigenze della città, affinché le opere messe in campo portino un ritorno economico e migliorino davvero la qualità della vita futura sul territorio capitolino», ha concluso Panci.
La disponibilità dell’Ordine è stata colta da Maurizio Veloccia, assessore all’Urbanistica di Roma Capitale, che ha annunciato un Protocollo d’intesa per «un lavoro comune con l’Ordine degli Architetti di Roma su vari fronti: dagli archivi alla digitalizzazione, fino all’individuazione di progettualità coerenti con il Pnrr. Obiettivi: semplificare le procedure, recepire normative (si pensi alla legge sulla rigenerazione urbana, con l’individuazione di ambiti di recupero), mettere a punto la «macchina» anche con nuove assunzioni, coinvolgere i professionisti – a partire dagli architetti – attraverso progetti di collaborazione».
L’assessore è poi passato ad illustrare la strategia del Campidoglio, per sfruttare le opportunità del Recovery Plan e per lo sviluppo del territorio. «Pnrr è un treno, con centinaia di milioni euro, che passa una sola volta e se Roma sarà in grado di prenderlo in corsa mostrerà la capacità di cogliere anche le altre occasioni in arrivo. Come il Giubileo, volano soprattutto sul fronte dei trasporti: per dotare la città di nuove direttrici di trasporto pubblico ferro, tema riqualificazione aree ferroviarie, chiusura dell’anello. Poi c’è l’orizzonte Expo 2030: stiamo lavorando a una struttura progettuale che renda sempre più forte la candidatura». E, ancora: «Roma si è fermata – ha detto Veloccia – e oggi ne paghiamo conseguenze, in una fase di improvvisa espansione di investimenti e spesa pubblica. Bisogna favorire ‘aggiornamento’ della città adattandosi a domanda e offerta: non liberalizzare, perché Roma ha la sua storia, ma fare i conti con esigenze che cambiano, con la possibilità di modificare tessuti insediativi di città, anche cambiando destinazioni d’uso. La rigenerazione urbana può rimettere in moto la città». L’idea, ha concluso, è «di ricucire la città e modernizzarla sia in termini di sostenibilità ambientale che di innovazione tecnologica. Dai piani urbani integrati nelle parti più sofferenti del tessuto cittadino, alla città pubblica dei complessi Erp, coniugando diritto alla casa con servizi; dal filone della città dismessa a quello della città incompiuta. Serve, infine, la capacità di relazionarsi con investitori privati: il partenariato pubblico privato è uno dei motori da utilizzare».
L’assessore regionale alle Politiche abitative e all’Urbanistica, Massimiliano Valeriani, ha invece annunciato una revisione della Legge sulla Rigenerazione Urbana: «Dopo il periodo festivo, alla ripresa dei lavori dell’Assemblea Regionale, porteremo una revisione della Legge sulla Rigenerazione urbana che è grande sfida contemporanea, campo di competizione tra città. In alcune parti il testo può essere migliorato, anche grazie al contributo dell’Ordine degli Architetti di Roma. Necessario, innanzitutto, recepire le grandi novità introdotte nell’ultimo biennio dall’emergenza Covid19. Tra le modifiche sostanziali che vorremmo apportare c’è la disponibilità a garantire premialità per interventi di riqualificazione che vadano a realizzare spazi comuni in cui poter studiare, lavorare, vivere. Bisogna favorire l’impiego degli spazi comuni inutilizzati per rispondere alle nuove esigenze, anche in termini di lavoro a distanza e trasferimento verso la periferia di funzioni economiche».
Tornando alla sfida del Pnrr sul territorio laziale, e a Roma in particolare, Valeriani ha sottolineato come la regione «sia coinvolta in tanti programmi di riqualificazione urbana. Dal Pnrr arriveranno 240 milioni per riqualificare patrimonio edilizio pubblico Erp, redistribuito a sistema comuni e alle Ater. Solo a Roma oltre 170 milioni di euro. È appena scaduto il bando a cui hanno partecipato i comuni, le Ater, per fornire un parco progetti su cui commissione regionale dovrà stilare graduatoria di progetti ammissibili entro il 31 dicembre. Obiettivo è arrivare al collaudo entro primo trimestre 2026, tempistiche alle quali non siamo abituati». Infine, all’assessore ha ricordato come la «Regione Lazio sia stata la prima ad accogliere strumento del Superbonus 110%: a Roma ci sarà il più grande cantiere di edilizia residenziale pubblica dentro complessi Ater con 330 milioni di euro da investire sugli appartamenti. Si parla di quartieri come Tor Bella Monaca, Corviale, Pietralata, San Basilio, in cui avviare una gigantesca operazione di riqualificazione sociale».
Sul tema patrimonio pubblico è intervento anche Tobia Zevi, assessore capitolino alle Politiche Abitative, indicando i «tre assi fondamentali del percorso» su cui si muoverà il Campidoglio, «per rivalutare – anche grazie alle ricorse del Pnrr, il patrimonio pubblico, spesso ‘sprecato’, di Roma Capitale: valorizzazione, rigenerazione, progettazione. Per quanto riguarda la parte indisponibile dei beni pubblici, l’obiettivo è valorizzare un patrimonio largo e diffuso rappresentato da realtà del terzo settore, finora troppo dimenticate. Per il patrimonio disponibile invece, bisogna scegliere la soluzione migliore per valorizzarlo dal punto di vista economico, ad esempio attraverso vendita, alienazione, locazione o passaggio a patrimonio indisponibile. In questo ambito si dovrà favorire la collaborazione tra pubblico e privato. Il paradigma da seguire è quello della sostenibilità e dell’efficientamento: in tale ottica sarà fondamentale l’apporto, non solo tecnico ma anche estetico, degli architetti».
L’assessore ha poi rimarcato alcune difficoltà da superare, a partire dalla carenza di personale. «L’intera direzione politiche abitative di Roma Capitale oggi ha 45 dipendenti (Ater ne ha 400) per occuparsi non solo di case popolari, con 15mila nuclei familiari in graduatoria, 30mila case Erp da mantenere, sfratti esecutivi, occupazioni abusive, carenze di manutenzione e gestione che durano da decenni. I fondi Pnrr servono anche a far ripartire macchina amministrativa, che va riempita di competenze, a partire da tecnici e giovani».
Uno spazio importante è stato dedicato, durante la sessione mattutina, alla illustrazione delle linee guida del Pnrr, con Paolo Rosa, architetto e componente del gruppo di lavoro del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici che ha messo a punto il documento sul progetto di fattibilità tecnica ed economica (Pfte), in particolare nell’ambito della alla procedura accelerata (come previsto dagli articoli 44 e 48 del Dl 77/2021, il cosiddetto decreto Semplificazioni). Il dirigente, dopo aver illustrato le procedure stilate, ha rivelato che sono «in preparazione da parte della struttura ulteriori linee guida sulla relazione di sostenibilità dell’opera».
A tirare le fila della prima parte del convegno è stato Francesco Aymonino, vicepresidente OAR, affermando: «Roma deve ripartire e gli architetti sono pronti a discutere del futuro prossimo e a collaborare con l’amministrazione per costruire la nuova città che deve superare l’impasse degli ultimi vent’anni. La Capitale ha straordinarie potenzialità tuttora inespresse. Soprattutto, a Roma, non si è mai fatto rete. In questo senso l’OAR vuole mettere a disposizione un Urban Center, luogo dove discutere della trasformazione della città, in cui possano incontrarsi professionisti, amministrazione, imprese, la cittadinanza attiva. La Casa dell’Architettura sarà un luogo aperto dove costruire visioni per il futuro della città». Aymonino a poi dato appuntamento al nuovo anno, «a gennaio – ha detto – ci sarà un altro convegno, ulteriore step rispetto a oggi, una giornata su rigenerazione urbana e coesione sociale, temi che – nei prossimi quattro anni, saranno al centro dell’azione della nuova consiliatura OAR».
La sessione pomeridiana del convegno, invece, è andata nel dettaglio ad affrontare le tematiche progettuali, procedurali e metodologiche che interessano i professionisti interessati a dare il proprio contributo e cogliere le opportunità offerte dal Pnrr: da valutazione economica dei progetti, approcci al ciclo di vita e tecniche multicriteri all’utilizzazione degli strumenti informatici, dal ruolo della metodologia Bim nell’attuazione del piano ai criteri minimi ambientali in chiave sostenibilità. Sono intervenuti esperti del settore e docenti universitari.
Il valore aggiunto di eventi come quello organizzato dall’OAR, in chiave formativa e di servizio – allo scopo di supportare il potenziamento delle competenze degli iscritti per lo svolgimento delle attività professionali – è stato chiarito da Roberta Bocca, consigliera OAR e coordinatrice del Ctf: «il convegno-webinar, il primo di una serie in programma, si è soffermato sugli aspetti valutativi del Pnrr, anche con il fine di ‘introdurre’ gli iscritti a questa importante e complessa tematica, che sarà il liet motif di gran parte delle attività economiche e lavorative dei prossimi anni. Tale iniziativa vuole avere una connotazione formativa, ma anche e soprattutto, istituzionale; è un punto di partenza di attività formative, di aggiornamento professionale e culturale e nel contempo vuole sensibilizzare gli iscritti e le istituzioni sull’importanza del ruolo che gli architetti possono e devono svolgere per la collettività, in un momento difficile e insieme ricco di opportunità di crescita, economica, sociale, culturale».
Enrico Fattinnanzi, coordinatore scientifico del convegno referente del percorso formativo dell’OAR, in Valutazione di processi e progetti, ha spiegato invece come «con il Pnrr traspaia una visione innovativa del concetto di progetto, che – in base alle linee guida – ha un riverbero sia nella fase ex ante, sia nella gestione e nelle fasi seguenti, dall’attuazione alla realizzazione delle opere. Centralità progetto chele emerge è un fatto importante. Si offrono strumenti di controllo delle decisioni, valutando le esigenze in base a cui si fanno gli investimenti. Per la prima volta le scelte vengono sottoposte a un sistema di verifiche che rendono il processo di produzione di progetto simile a quello che caratterizza la ricerca scientifica. È una rivoluzione copernicana nel mondo del progetto, almeno per il nostro Paese, che ci allinea al mondo contemporaneo».
Le opportunità che si aprono con il Pnrr portano con sé una sfida che può rivelarsi fondamentale per gli architetti italiani, allo scopo di superare limiti cronici della professione. «Il piani di ripresa e resilienza – ha spiegato Paolo Anzuini, consigliere OAR e delegato all’internazionalizzazione – chiama gli architetti italiani in due anni a compattarsi in gruppi – studi associati, società di architettura o ingegneria – e a guardare oltre i confini nazionali, alla scena europea. Solo così potranno competere. Il Pnrr, infatti, premierà, come requisito preferenziale, i progetti con il più alto livello di coinvolgimento europeo. Una sfida quanto mai importante per la realtà professionale italiana, caratterizzata dalla micro-dimensione e dalla scarsa propensione a fare rete».
A chiudere la giornata è stato Flavio Trinca, del Ctf OAR e referente del percorso formativo Paesaggio, rimarcando l’importanza per l’Ordine di avere avviato «prospettive concrete di collaborazione con le amministrazioni – da Roma Capitale alla Regione Lazio – che operano sul territorio. Una grande responsabilità per gli architetti, che avranno un ruolo cruciale per consentire di sfruttare appieno le opportunità connesse ai finanziamenti europei. Per riuscirci, però, dovranno imparare a fare squadra e adottare un nuovo approccio culturale alla professione, incentrato sulla multidisciplinarità». (FN)