Dalla Casa dell’Architettura al MAXXI. Dall’Esquilino al Flaminio. Dalla Settimana del progetto di architettura nel mondo – il festival organizzato dall’Ordine degli Architetti di Roma dall’10 al 18 ottobre scorsi – ad un tempio della cultura contemporanea come il museo progettato da Zaha Hadid. Il Bauhaus Think-Tank, carrarmato-pensatoio (facendo riferimento al gioco di parole che ne forma il nome) – opera di Guido Iannuzzi (Alt-g), dedicata al centenario della Bauhaus e presentata nella giornata inaugurale di Spam – attraversa il tessuto urbano capitolino nel segno della riflessione sulla città, moderna e contemporanea.
Arriverà al Maxxi il 25 ottobre. Il museo accoglierà l’opera realizzata su iniziativa dell’Ordine degli architetti di Roma – non a caso – nel giorno in cui è in programma “La forma di un’idea: la città contemporanea”, seminario organizzato dall’OAR (ore 11) con l’obiettivo di dare la parola a studiosi, docenti, ed intellettuali per raccontare il tema dell’abitare, nel nostro presente storico, da un punto di vista sociale, politico, artistico, filosofico. Parteciperanno, tra gli altri, Massimo Cacciari, professore emerito e filosofo, Franco Purini, architetto e docente alla Sapienza, Luca Montuori, assessore all’Urbanistica di Roma Capitale.
Prosegue, dunque, la missione del carrarmato: accendere il dibattito, non solo sulla Bauhaus, ma su una serie di altri argomenti – a partire dalla riflessione sulle città – che incidono sulla vita sia materiale che spirituale. “L’evento è stato costruito – spiega Flavio Mangione, presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma – attraverso la rilettura di due figure chiave della creatività contemporanea. Mies Van der Rhoe e Fabio Mauri. Il primo ha diretto la Bauhaus dal ’30 fino alla sua chiusura, lasciando la Germania Nazista per Chicago. Il secondo, annientato nello spirito dagli orrori della guerra, risorge mettendo in scena una rappresentazione del destino ebraico, che coincide con quello di tutta l’umanità offesa. Una via estetica “autre” perfettamente e drammaticamente calzante per quell’indicibile strazio. Due “figure” che si allontanano dal reale per denunciarlo e per riscattarlo con la purezza e la generosità del loro genio”.
Il Think-Tank riprende, nella forma, il carro armato sovietico T34 – scelto come icona della Bauhaus – ed inquadra tematiche come il rapporto tra etica ed estetica, pensiero teorico e azione concreta, libertà e oppressione, guerra e pace, e altri, che hanno inciso nella vita della Bauhaus così come incidono nella vita di tutti noi. L’opera è divisa in due parti: una metà caratterizzata da una grafica che utilizza i tre colori (giallo, rosso e blu) e le tre forme geometriche (triangolo, quadrato e cerchio) della Bauhaus, diretta a rappresentare l’ingegno dell’uomo che attua principi e metodi finalizzati a realizzare il bene come quando, durante la Seconda guerra mondiale, il T34 è stato utilizzato per salvare e proteggere l’umanità e la sua libertà; l’altra metà, invece, è dipinta in nero e rappresenta l’impiego delle capacità dell’uomo per produrre il male, l’assenza di luce e di illuminazione spirituale. Per questa ragione sotto i cingoli del carro sono posti dei fiori in memoria di tutti gli eventi dove le capacità dell’uomo e gli strumenti da esso progettati sono stati utilizzati contro l’umanità e per annientarne la libertà.
L’autore del Bauhaus Think-Tank, Guido Iannuzzi, ne ha già realizzata una versione di 32 tonnellate. Info su http://www.alt-g.net/
(FN)
Redazione OAR