di Redazione OAR
Il primo passo di un percorso condiviso di rilancio delle politiche ambientali che interessano i fiumi di Roma. È questo il senso del via libera alla fase operativa per i «contratti di fiume» riguardanti il Tevere e l’Aniene: il primo è stato firmato il 22 febbraio presso la Regione Lazio, mentre per il secondo la sigla è prevista il 25 febbraio. Si tratta di documenti varati attraverso un lavoro coordinato tra le istituzioni direttamente coinvolte – che, oltre all’amministrazione regionale, spaziano dal Campidoglio al Comune di Fiumicino, dall’Autorità di Bacino alla Capitaneria di Porto, fino ai municipi capitolini di riferimento – e una fitta rete di soggetti pubblici e privati interessati, tra cui l’Ordine degli Architetti di Roma e provincia. Obiettivo: valorizzare i corsi d’acqua della Capitale, risorse ad alto potenziale strategico – ma finora sottoutilizzate – per Roma e per tutti i territori che attraversano.
Il contratto di fiume, nello specifico, è lo strumento per il «governo multidisciplinare e partecipato di un determinato territorio, nei suoi valori condivisi e nelle sue criticità riconosciute, nelle sue risorse certe e potenziali, sotto il profilo urbano territoriale, paesistico, idrologico, ecologico, ed anche economico, sociale e culturale». Si tratta, dunque – nel concreto – di un documento propedeutico alla realizzazione di un programma di opere – in ottica ecosostenibile – e di politiche ambientali in grado di cambiare il volto delle aree fluviali, tramite azioni integrate «tanto di gestione e di salvaguardia attiva del patrimonio territoriale (previo riconoscimento e condivisione partecipata del patrimonio stesso) – si legge nel documento siglato -, quanto con azioni di promozione, informazione, formazione, programmazione, progettazione e di trasformazione gestionale».
Per quanto riguarda Il Tevere, in particolare, il contratto di fiume appena siglato (nella gallery alcune foto della firma) interesserà il tratto fluviale che si estende da Castel Giubileo fino alla foce del mare. Per l’Aniene, invece, Il territorio rientrante nell’accordo è quello della porzione di bacino idrografico ricadente nel territorio regionale del Lazio.
Qui l’atto di impegno siglato il 22 febbraio e riguardante il Tevere
Qui il documento che sarà firmato per l’Aniene
A riservare grande attenzione al processo di salvaguardia, valorizzazione e trasformazione del territorio legato ai due corsi d’acqua è l’Ordine degli Architetti di Roma, tra i soggetti coinvolti nel processo di definizione dei contratti di fiume. È stato un processo, spiega il presidente OAR, Alessandro Panci (che ha seguito l’iter del contratto relativo al fiume Aniene), «che ha visto coinvolte diverse istituzioni pubbliche, associazioni ed enti di settore per la valorizzazione e la protezione del caso dell’Aniene. Le vie d’acqua sono storicamente uno degli assi di sviluppo del territorio, ma – negli ultimi decenni – sono state abbandonate, sempre meno vissute e valorizzate». La firma del contratto di fiume, prosegue, «ci impegna a porre delle azioni concrete sul territorio condivise e ragionate. E con i fondi del Pnrr i ‘buoni propositi’ e le strategie poste nel contratto potranno essere il volano per la riqualificazione di interi ambiti e per la messa a rete di comuni più piccoli. Il fiume Aniene, in particolare, può essere elemento di unione e comunicazione che dai monti sembrini arriva fino all’abitato della città di Roma».
Sul Tevere, invece, interviene Francesco Aymonino, vicepresidente OAR, che ha seguito il capitolo che ha portato alla chiusura dell’accordo. La sottoscrizione del contratto, per il tratto fluviale che parte da Castel Giubileo, osserva, «è il risultato di un percorso di partecipazione straordinario che ha visto il coinvolgimento di ben 85 soggetti. Istituzioni, ordini, università e un gran numero di associazioni di cittadini. Un risultato ancor più straordinario perché attivato ‘dal basso’ proprio dalle associazioni, che dimostra come la formula della coprogrammazione e coprogettazione, coerente con la missione 5 del Pnrr, sia lo strumento più efficace per raggiungere risultati concreti, condivisi e partecipati capaci quindi di portare nei territori qualità e funzionalità, superando gli ostacoli delle competenze incrociate, degli interessi divergenti, del mancato raccordo tra istituzioni competenti». (FN)